La rotta d'Italia. L'effetto delle manovre Tremonti-Monti peserà più sul Sud. Il dualismo del sistema territoriale Italia persiste, anzi si aggrava. Come si concilia tutto questo con i disegni di crescita?
Il dibattito sulla politica economica del governo Monti sembra incentrato principalmente sull’attuale sfiducia nei confronti del nostro debito sovrano e sulle misure necessarie per riconquistare credibilità nei mercati finanziari.
Ne risultano ignorate fino ad oggi due questioni fondamentali per il Mezzogiorno, una di medio-lungo periodo, l’altra di breve periodo. Come si intende cioè affrontare la questione del dualismo tra Nord e Sud d’Italia. Ed ancora se questo dualismo sia o meno aggravato da quelle misure cui abbiamo prima fatto cenno. Concentriamoci sulla seconda questione analizzando i dati contenuti nel recente rapporto di previsione territoriale presentato dalla Svimew e dall’Irpet (1).
Come è noto, è stata impostato per il biennio 2012/2013 con riferimento ai conti pubblici – l’obiettivo è quello di raggiungere parametri definiti e concordati in sede europea – un complesso di manovre correttive pari a 85 miliardi di euro. Di questo ammontare solo un terzo deriva da un taglio di spese della pubblica amministrazione e due terzi da un incremento di entrate.
Il Rapporto che abbiamo citato permette di formulare alcune stime sulla ripartizione degli effetti ufficiali che derivano dal complesso delle manovre correttive tra quelli “a carico” del Centro-Nord e del Mezzogiorno.
Rinviamo al Rapporto per un’analisi più completa e limitiamoci a segnalare alcune previsioni. Le maggiori entrate, assicurate al bilancio pubblico sono, come è ovvio, in maggiore a carico del Centro-Nord: circa il 76% nel biennio considerato. Ma il fatto che dipendano in gran parte da imposte indirette fa sì che il peso della manovra correttiva risulti maggiore nel Sud (3,7% l’effetto cumulato nel 2013) rispetto al Centro-Nord (3,4%). Quanto alla ripartizione dei tagli alla spesa, questa nei tre anni considerati, è a carico del Centro-Nord per il 63,5%.
In termini di incidenza sul Pil territoriale l’effetto cumulato al 2013 di questa parte della manovra complessiva si commisura infatti in due punti percentuali del Pil nel Centro-Nord ed un valore di entità doppia nel Sud.
Dunque, l’intera manovra Tremonti-Monti (2010-2011) peserebbe nel 2013 per circa 7,6 punti del Pil nelle regioni meridionali e per il 5,3% nel resto del Paese. Il dualismo del sistema territoriale Italia persiste, anzi si aggrava. Come si concilia tutto questo con i disegni di crescita ipotizzati?
Gli effetti territoriali della spending review ed un aumento della spesa per investimenti, sempre secondo le stime del Rapporto citato, potrebbero solo attenuare l’aumento del differenziale nel Pil tra Centro-Nord e Sud ma non ne avvierebbero la diminuzione. La crisi, insomma, la politica economica del Governo Monti, una comunicazione mediatica tesa a convincere che il Sud oggi rappresenta la “frontiera di inefficienza” più avanzata del Paese, sembrano cancellare, forse definitivamente, la “questione meridionale”.
(1) SVIMEZ-IRPET, Rapporto di previsione territoriale, 01 – 2012 http://web.mclink.it/MN8456/iniziative/2012_06_08_previsioni/2012_06_08_previsioni_studio.pdf
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