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la ricetta di Juncker

Spiacevoli conseguenze

12/12/2014

Le ultime dichiarazioni del presidente della Commissione Juncker non lasciano spazio a dubbi: l'Italia deve accelerare sulle riforme, altrimenti “le conseguenze potrebbero essere spiacevoli”. Parole a dir poco minacciose e la richiesta di un ulteriore giro di vite per inseguire una competitività assunta a fine in se stesso. Dobbiamo abbattere il costo (e i diritti) del lavoro, tagliare la spesa pubblica, ridurre la tassazione sulle imprese. L'obiettivo dello Stato deve essere uno solo: non tutelare i propri cittadini e ridurre le diseguaglianze, ma mettere le proprie imprese nella condizioni di partecipare a una competizione sempre più esasperata, su scala internazionale quanto europea. Essere più competitivi per esportare di più, tutto qui, nel trionfo dell'ideologia mercantilista.

In questi stessi giorni è stato pubblicato dall'Ocse un rapporto che ha sollevato molta meno attenzione delle parole di Junker. Il titolo è “le diseguaglianze danneggiano la crescita?”1. La risposta dell'Ocse è sin troppo chiara: in vent'anni, l'aumento delle diseguaglianze ha causato una perdita di crescita del Pil di 8,5 punti. Un'enormità. Da tempo viene ripetuto come la crisi abbia colpito in maniera sproporzionata le classi più deboli della società, come il 10% più ricco, e l'1% in particolare, veda il proprio reddito continuare a salire mentre non solo il 10% più povero, ma ormai anche buona parte della cosiddetta classe media scivola sempre più in basso. L'Ocse segnala che le conseguenze non sono “unicamente” sul piano sociale. Anche dal punto di vista macroeconomico, l'aumento delle diseguaglianze ha un impatto devastante.

Come scrive Roberta Carlini su Pagina992, in uno dei pochi articoli che hanno ripreso le conclusioni del rapporto dell'Ocse – non proprio un'organizzazione di estrema sinistra –, la strada da seguire è chiara: contrastare le diseguaglianze per rilanciare la crescita. Una lotta da farsi utilizzando diversi strumenti di politica economica: un diverso impianto fiscale che favorisca la redistribuzione, investimenti di lungo periodo nell'istruzione e nella formazione, un migliore sistema di welfare e via discorrendo. Sono alcune delle proposte contenute nel rapporto curato da Sbilanciamoci! sulla Legge di stabilità3 e che mostra come politiche economiche radicalmente differenti sarebbero possibili, se ci fosse la volontà politica di metterle in atto.

All'opposto, in una spirale perversa quanto paradossale, i burocrati della Troika periodicamente ripetono che proprio gli attuali pessimi risultati dell'economia mostrerebbero che non è stato fatto abbastanza sulla strada delle “riforme” per placare l'ira del dio della competitività. In prima fila, quello stesso Juncker che ha guidato prima da ministro delle Finanze e poi da primo ministro il Lussemburgo, oggi al centro dello scandalo delle centinaia di imprese – anche italiane – che eludevano il fisco grazie ad accordi “di favore”.

Miliardi sottratti alle casse pubbliche e in ultima analisi al welfare, all'istruzione e ai servizi pubblici. Ancora peggio, con le imprese che sfruttavano – e sfruttano – le scappatoie messe a disposizione dal Lussemburgo di Juncker e da altre giurisdizioni, il carico fiscale si sposta sul lavoro e sulle fasce più povere della popolazione. Un fenomeno che esaspera ulteriormente le diseguaglianze, con conseguenze devastanti tanto socialmente quanto – come testimonia la ricerca dell'Ocse – economicamente.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: una recessione perdurante, la minaccia di una deflazione nell'insieme dell'Europa, tensioni sociali che crescono, il rischio concreto di un'implosione della stessa Ue. La ricetta di Juncker? Lanciati verso un muro, dobbiamo accelerare. Davanti a un'ostinazione che rasenta il fanatismo, ha forse poco senso provare a esporre un ragionamento economico. Le “conseguenze spiacevoli” le stiamo già vivendo sulla nostra pelle, e temiamo che nulla cambierà finché saranno personaggi del genere a guidare quello che rimane dell'Unione Europa.

 

1http://www.oecd.org/els/soc/Focus-Inequality-and-Growth-2014.pdf

2http://www.pagina99.it/news/economia/7679/Ocse-crescita-diseguaglianze-crisi.html

3http://old.sbilanciamoci.org

 

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Il problema dell'Europa sta nell'incapacità della Bce di gestire la crisi


L'AMERICA CORRE E L'EUROPA DORME COSA FARE?

Oggi gli U.S.A. con la crescita del Pil srl 5% nell'ultimo trimestre e con la disoccupazione del 5,8%, percentuale più bassa dell'ultimo decennio, danno una lezione all'Europa; questo e' il successo della loro politica monetaria espansiva, hanno inondato di liquidità i mercati con il QE mensile di 80 miliardi mensili, ridotto del 50% nell'ultimo anno. Oltre 3000 miliardi di liquidità sono stati pompati dalla Fed nel mercato americano, la stessa mossa fu consigliata alla Bce, purtroppo tale banca è influenzata dalla politica imperialistica tedesca, che non ha nessun interesse ad una politica monetaria espansiva nella zona euro, con la scusa dell'azzardo morale e con la politica di bilancio dei compiti a casa propria, la Bce ha propagato la crisi finanziaria all'economia reale e quindi al tessuto sociale, rompendo l'equilibrio sociale raggiunto negli ultimi 30 anni nel nostro bel paese.
Finalmente i fatti parlano da soli gli Stati Uniti raccolgono oggi il successo della loro politica e i nostri "poveri" politici ( naturalmente, poveri solo di mente), cominciano a gridare, basta con l'austerita', non comprendono che devono solo chiedere alla Bce di fare quanto è stato già annunciato dalla stessa, si deve passare dalle parole ai fatti subito, lo strumento non convenzionale di politica monetaria espansiva utilizzato dagli Stati Uniti, deve essere utilizzato subito nella zona euro, non deve essere rinviato a gennaio 2015, oggi Draghi deve riunire urgentemente il consiglio della Bce, deve lanciare un QE mensile di 80 miliardi di euro, sul mercato secondario, di titoli statali, proquota i singoli paesi euro, deve partire dai più lunghi. È' una misura semplice, non occorrono studi particolari per capire che oggi i paesi meridionali stanno soffrendo per la mancanza di liquidità, la scusa delle riforme oramai non incanta più nessuno.
Naturale che oramai i danni di tale politica monetaria criminale della Bce si sono propagati nell'economia reale dei singoli paesi meridionali, qui dovranno intervenire i singoli governi con politiche di aiuto alle imprese, che alla fine sono il motore che potrà rilanciare lo sviluppo.
Renzi deve intervenire immediatamente con il fondo centrale di garanzia per circa 100 miliardi, al fine di garantire i prestiti che le banche faranno alle imprese, in questo modo si ristabilirà la fiducia delle banche alle imprese, in questo modo si aumenta la moneta bancaria in circolazione, riprendono i consumi, la produzione e aumenta subito l'occupazione.
L'intervento deve essere fatto con un decreto legge, senza rinviare a decreti ministeriali attuativi, basta fare come fece Monti nel decreto salva Italia del 2011, lo stato ha garantito con la legge tutto il collaterale che le banche hanno dato alla Bce per ottenere il prestito all'1%, fu un'intervento di garanzia di 250 miliardi a favore delle banche, oggi se vuole Renzi può fare lo stesso l'intervento di garanzia per 100 miliardi alle imprese.
La legge di stabilità approvata, e' solo una manovra di marketing, non avrà nessuna efficacia nell'economia reale, subito si deve fare subito una seconda legge di stabilità, una politica di riduzione della spesa del 10%, da attuare in due anni, si parla di un intervento di 70 miliardi nel biennio, che dovranno servire alla diminuzione delle tasse, si dovrà eliminare l'Irap (39 miliardi), la differenza di 31 miliardi esentare i redditi di lavoro più bassi, in tale modo si effettua una vera politica di redistribuzione fiscale dalla rendita al lavoro, necessaria anche per compensare le patrimoniali recentemente istituite (Imu/Tasi ecc).
Per il piano di investimenti europei di 300 miliardi, che si è scoperto privo di fondi, potrà essere finalmente attuato, attingendo le risorse al fondo salva stati che oggi con il QE non avrà più senso di esistere.
Renzi, quindi, deve ufficialmente chiedere alla Bce le misure monetarie prima citate, al Presidente della Commissione europea di cambiare la destinazione del fondo salva stati per attuare i 300 miliardi di investimento in Europa e fare subito una legge interna per raggiungere gli obbiettivi prima citati di riduzione della spesa e del carico fiscale si lavoratori e alle imprese.
Oggi i quotidiani riportano che Renzi si è riunito la notte con Taddei per studiare i provvedimenti da prendere, forse sarebbe preferibile che la notte si riposi e prenda le citate iniziative.
Queste sono le misure semplici ed efficaci da adottare, il resto e' noia, come diceva Franco Califano.
Fermo li 23/12/2014
Pierino Postacchini

Il pareggio di bilancio non può essere messo in discussione

IL PAREGGIO DEL BILANCIO E' UNA CONQUISTA DI CIVILTÀ

Oggi si stanno formando comitati, movimenti che favoriti dalla pesante crisi in atto considerano che la norma del pareggio del bilancio sia la norma che ha provocato la crisi, anzi sia la norma che obbligando l'austerita' faccia aggravare la crisi, la sua eliminazione risolverebbe tutti i problemi.
Dobbiamo concordare con tali movimenti che l'austerita' amplifica l'attuale crisi, ma non dobbiamo dimenticare le cause delle crisi e la situazione dell'Italia.
La crisi origina da una crisi finanziaria importata, che la Bce non ha voluto gestire come ha fatto la Fed, qui tutti sanno che la Bce risponde alla politica tedesca, e' contraria a qualsiasi politica monetaria espansiva che possa svalutare l'euro e quindi importare inflazione. Poi abbiamo una situazione italiana dove il debito pubblico e' il più alto dell'Europa; l'attuale debito non è altro che il risultato delle politiche "scellerate" dei governi della prima repubblica, naturale che se nella Costituzione italiana vi fosse stato fin dall'origine il principio del pareggio del bilancio, tali politiche non sarebbero state permesse e quindi non ci saremmo presentati all'inizio dell'Unione monetaria con un tale ammontare di debito.
Oggi dire che l'eliminazione del pareggio di bilancio sia la soluzione della crisi e' la più grande falsità che si possa affermare, il pareggio e' una conquista che non si può abbandonare, e' l'unica cosa che ha azzeccato il governo Monti.
Il vero problema è la gestione della politica monetaria, qui la responsabilità è tutta di Draghi che non è all'altezza di smarcarsi dall'influenza tedesca e fare ciò che va fatto, deve rispettare lo statuto della Bce ( art. 2 e 3 statuto Bce e art. 127 TFE), lui stesso ha ammesso che la Bce sta in una situazione di illegalità, perché non prende le misure che tutti riconoscono inevitabili (QE di oltre 1000 mld su titoli pubblici), questo è il vero problema, cosa fare quindi?
I movimenti di Grillo e Salvini hanno iniziato una campagna antieuro, forse e' la soluzione? Ritengo che la soluzione più facile e immediata sia una richiesta ufficiale di Renzi al Parlamento Europeo di istituire una commissione temporanea d'inchiesta sull'operato della Bce ( art. 226 TFE); la semplice richiesta provocherà una sommossa politica, non potrà passare inosservata, forse i tedeschi, vista l'indifendibilita dell'azione della Bce, lasceranno fare a Draghi il tanto atteso QE.
Ricordo ai movimenti che, eliminare il pareggio del bilancio in costituzione, vuole dire riportare indietro l'Italia di oltre trent'anni, oggi dobbiamo lavorare sulla politica monetaria, si deve creare l'inflazione, dobbiamo trasferire la ricchezza dalla rendita finanziaria al lavoro e all'impresa, si avrà una crescita del Pil sia reale che nominale, ciò farà assorbire il pesante debito pubblico italiano, (l'attuale debito non è possibile pagarlo solo con la moneta buona), naturale che dovranno essere compiute le tanto attese riforme; ricordo che la riforma più importante e' quella della pubblica amministrazione, oggi gli stati hanno bisogno per competere in un mondo così globalizzato, di una pubblica amministrazione più produttiva e più snella; tale riforma permetterà anche la riduzione delle imposte, ricordo che la pubblica amministrazione italiana costa oltre 700 mld annui, un risparmio del 10% permette sia l'eliminazione dell'Irap ( 39 mld di euro) e sgravi fiscali ai lavoratori ( 31 mld di euro).
Naturale che se tutto ciò non avverrà, vi sarà la rottura dell'area valutaria, si potranno creare due o tre aree valutarie in base all'omogeneità delle economie che le compongono, gli stati si riapproprieranno quindi della politica monetaria; certo che l'uscita della sola germania dall'euro potrebbe risolvere tutto in un attimo.
Fermo li 26 dicembre 2014
Pierino Postacchini

L’ex marxista Jean-Claude Juncker

Nulla di nuovo, il ‘la’ lo ha dato la cancelliera Merkel, figlia di pastore protestante e cane da guardia degli interessi egoistici dell’establishment teutonico, che lucra dall’attuale assetto monco UE/Euro/BCE e dagli inadempimenti statutari della BCE. Alle reazioni finalmente adeguate del governo italiano per voce dei Sottosegretari Delrio e Gozi, che hanno invitato la Merkel ad astenersi dal giudicare gli altri Paesi e a preoccuparsi dei compiti della Germania (surplus commerciale astronomico e sforamento del limite – già sovradimensionato nella sua fissazione regolamentare – del 6%), hanno subito fatto seguito alle parole della Merkel i suoi utili idioti, prima il presidente olandese dell’Eurogruppo Dijsselbloem e poi il presidente lussemburghese della Commissione Juncker.
Il problema è – come si usa dire - a monte e risiede nella débacle del PSE nella composizione della subentrante Commissione Europea nell’assegnazione degli incarichi (intelligenza col nemico?). Il PSE ha pochi parlamentari europei meno del PPE, ma i commissari socialisti sono solo 8 su 27; i popolari 13 oltre al presidente. Il governo danese (guidato dalla socialista Helle Thorning-Schmidt) ha proposto una liberale. Il socialista francese Moscovici ha avuto gli Affari Economici, ma la Merkel ha ottenuto da Juncker che la supervisione economica fosse affidata al suo fedelissimo falco finlandese Katainen, nominato vice presidente, che avrà diritto di veto. In sostanza, la Commissione Europea sarà controllata per i prossimi 5 anni dal PPE e dalla Germania. Per soprammercato, lo stesso PSE, paventando danni dal ritardo nel funzionamento della nuova Commissione (dichiarazione testuale del capogruppo PSE Pittella) ha accettato la composizione squilibrata a favore del PPE (e quindi della Germania e satelliti) e votato la fiducia a Juncker, accontentandosi della promessa dei “miracolosi” 300 mld in 3 anni per tutta l’Eurozona (importo già di per sé del tutto insufficiente) e l’ha confermata dopo lo scandalo Luxleaks. Le loro responsabilità sono evidenti, perché nessuno chiede conto a Schulz e Pittella e a chi ha avallato tutto questo? Vien da dire: "Quos vult Iupiter perdere, dementat prius" ("a quelli che vuole rovinare, Giove toglie prima la ragione" (Euripide).

PS: Così parlava Juncker pochi giorni prima di lasciare la carica di presidente dell’Eurogruppo a Jeroen Dijsselbloem:

Crisi: Juncker, non ricada solo sui piu' deboli. Anche ricchi paghino
10 Gennaio 2013 - 12:37
(ASCA) - Bruxelles, 10 gen - ''Non bisogna credere che sarebbe giusto avere politiche di austerita' che chiedono i piu' grandi sforzi ai piu' deboli. Vorrei che le conseguenze della crisi ricadessero sui piu' forti: questa e' solidarieta' sociale''. Lo afferma il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, in audizione in commissione Problemi economici del Parlamento europeo. ''Non dico che i miliardari debbano per forza pagare, dico che non mi va che i miliardari non paghino''.
http://www.asca.it/news-Crisi__Juncker__non_ricada_solo_sui_piu__deboli__Anche_ricchi_paghino-1236863-ECO.html

Crisi: Juncker, serve salario minimo in tutta Eurozona
10 Gennaio 2013 - 12:06
(ASCA) - Bruxelles, 10 gen - Vanno definiti salari minimi in tutti i paesi della zona euro, e provvedere a colmare ''l'elemento carente'' dell'unione economica e monetaria, ''vale a dire la dimensione sociale''. Lo afferma il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, in audizione in commissione Problemi economici del Parlamento europeo.
''Serve un impianto chiaro e ineludibile di diritti sociali per i lavoratori, una sorta di 'zoccolo duro' dei diritti dei lavoratori'', sostiene Juncker. Occorre, piu' precisamente, rispondere ''alle rivendicazioni essenziali di salario minimo legale in tutta l'area dell'eurozona''. Altrimenti, avverte Juncker, ''rischiamo di perdere la nostra credibilita' e, per dirla alla Marx, il sostegno della classe operaia''.
http://www.asca.it/news-Crisi__Juncker__serve_salario_minimo_in_tutta_l_Eurozona-1236944-ECO.html

Crisi: Vendola, anche Juncker e' un pericoloso estremista?
10 Gennaio 2013 - 15:16
(ASCA) - Roma, 10 gen - ''Non dire ai ''moderati nostrani'' che Juncker (Ppe) cita Marx e propone addirittura il salario minimo garantito in tutta Europa. Evidentemente e' un pericoloso estremista''. Cosi Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Liberta', commenta su twitter le parole del presidente dell'Eurogruppo ed esponente del Ppe al parlamento europeo. ''Chiediamo da tempo un reddito minimogarantito contro la solitudine di una generazione prigioniera dell'ergastolo della precarieta' e disoccupazione'', ribadisce Vendola.
http://www.asca.it/news-Crisi__Vendola__anche_Juncker_e__un_pericoloso_estremista_-1236957-POL.html

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