Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito
alter
capitali
italie
globi

Perchè serve un registro pubblico delle imprese

27/06/2014

Il mesto semestre/L'11 marzo il Parlamento Ue ha votato l'introduzione di un registro pubblico delle imprese. Perchè l'Italia può e deve avere un ruolo centrale

La lotta contro l'evasione fiscale, l'economia sommersa, la corruzione è – almeno a parole – la priorità di qualsiasi governo si sia succeduto in Italia negli ultimi anni se non decenni, e a maggior ragione in questo periodo di estrema difficoltà per i conti pubblici. Uno dei problemi di fondo è la segretezza dietro cui riescono a nascondersi tali operazioni, il fatto che i capitali possono muoversi liberamente e la difficoltà per le autorità di un Paese di seguirne le tracce.

Di fatto gli stessi meccanismi e intermediari sono sfruttati senza soluzione di continuità dai peggiori traffici della criminalità organizzata fino all'imprenditore «vessato dal fisco». Meccanismi che sfruttano compagnie anonime, trust e società di comodo per nascondere le proprie ricchezze e spostarle verso paradisi fiscali. Per questo un passo in avanti fondamentale sarebbe la creazione di un registro pubblico delle imprese in cui risultino i reali proprietari - beneficial ownership - di ogni impresa. È una proposta avanzata da tempo da reti della società civile internazionale e finalmente parte dell'agenda politica. Lo scorso 11 marzo il Parlamento europeo ha votato a schiacciante maggioranza per l'introduzione di un registro pubblico che permetta di mostrare quali siano i reali proprietari di ogni impresa, inclusi trust, fondazioni e altri strumenti giuridici spesso utilizzati proprio per nasconderne l'identità. Alcuni Paesi, tra cui Francia e Gran Bretagna, chiedono questo registro pubblico, altri frenano e cercano di diluire il processo. L'Italia può e deve avere un ruolo centrale, per diversi motivi.

Siamo uno dei pochi Paesi ad avere già una sorta di registro, per quanto al momento incompleto e soprattutto poco efficace finché limitato all'ambito nazionale, a fronte di capitali liberi di muoversi su scala europea e internazionale. Corruzione, evasione e criminalità sono un peso che schiaccia la nostra economia. Dall'altra parte, schierandosi per il registro pubblico l'Italia potrebbe spostare gli equilibri europei; soprattutto, avendo il semestre di presidenza, può indirizzare le priorità dell'agenda e spingere per accelerare il processo. Proprio negli scorsi giorni il Consiglio ha ripreso la questione del public registry. Entro l'autunno dal confronto tra Consiglio, Commissione e Parlamento potrebbe arrivare la definizione di una proposta operativa. In questo percorso è centrale il ruolo del Presidente di turno dell'Ue, ovvero dell'Italia. Per il nostro governo è un'occasione storica. Occorre dimostrare di avere l'ambizione e il coraggio di raccogliere tale sfida e trasformare le continue dichiarazioni sull'impegno contro l'illegalità in un sostanziale, concreto passo per bloccare uno dei principali meccanismi che alimentano mafie, corruzione, evasione fiscale, riciclaggio, economia sommersa. Lo strumento tecnico è noto, il Parlamento europeo si è schierato, i cittadini europei non potrebbero essere più favorevoli. L'Italia e l'Europa non possono permettersi di perdere questa occasione.

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti

Registro delle Imprese

L'Italia ha uno straordinario strumento, il Registro delle Imprese, previsto dal Codice Civile sin dal 1942, tenuto dalle Camere di commercio. E' un esempio di una buona pratica apprezzata (e studiata) a livello europeo, essendo ormai un registro completamente telematico che ha permesso, fra le altre cose, di poter avviare un'impresa in un giorno.
E cosa fa il nostro Matteo Silvio Benito Renzi? Dimezza l'imposta dovuta alle Camere di commercio per la tenuta del Registro! Perchè? Dice: per ridurre gli oneri a carico delle imprese. Bene, una ditta individuale risparmierà la straordinaria somma di ... 44 euro!
Le ragioni vere della scelta di somministrare lento veleno alle Camere di commercio? A parte questioni di ripicca personale di quando era prima presidente della provincia e poi sindaco di Firenze con la locale Camera, non vorrei che ad alcuni dei suoi "amici" non piaccia il fatto che un registro pubblico delle imprese (e così avanzato come quello italiano!) permetta di conoscere tutto quel che riguarda la vita di un'impresa (tipo, la cessione delle quote in un'azienda di famiglia per diventarne dirigente qualche giorno prima della candidatura ad un'importante carica politica - della quale è certa l'elezione - per farsi pagare dall'ente i contributi previdenziali...)
E oggi vengono a parlare di registro pubblico delle imprese?! ma in questo paese siamo alle comiche finali!

eZ Publish™ copyright © 1999-2015 eZ Systems AS