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Microcredito alle donne, vantaggi e limiti

25/03/2009

"Donne e microfinanza": un libro frutto di una ricerca collettiva, che esplora gli effetti economici positivi e gli incerti esiti sociali della microfinanza per le donne

Sin dalla sua trasformazione da sistemi primitivi e tradizionali a sistemi strutturati e organizzati in modo moderno, il microcredito ha individuato nelle donne il soggetto privilegiato al quale riferirsi. I motivi sono tanti ed ormai già acquisiti perfino dalle organizzazioni nazionali e internazionali di cooperazione allo sviluppo e si possono riassumere con l'affermazione che per la lotta alla povertà e alla disgregazione sociale nei paesi sottosviluppati (ma probabilmente non soltanto) la crescita e l'allargamento della emancipazione economica e sociale delle donne è un percorso inevitabile.
Il microcredito alle donne è uno degli strumenti più utilizzati che, anche se relegato esclusivamente agli aspetti economici, può avere la capacità di investire anche il ruolo complessivo delle donne nella società e quindi avere un effetto moltiplicatore di incentivo a trasformazioni sociali e culturali.
Il volume curato da Marcella Corsi raccoglie una serie di contributi sul tema dell'esperienza di microcredito nei paesi del Mediterraneo, traendo spunto da una ricerca promossa dalla Fondazione Risorsa Donna in occasione dell'Anno Internazionale del Microcredito (2005).
L'interesse del volume sta nel fatto che vengono analizzate in modo approfondito e discusse esperienze di microcredito di un elevato numero di paesi mediterranei (Marocco, Tunisia, Egitto, Giordania Libano, Bosnia, Croazia, Kosovo, Albania, Francia, Spagna e Italia) attraverso la somministrazione di un questionario a più di 4000 donne che hanno usufruito di microcredito.
Il questionario, oltre a rilevare le caratteristiche socio-economiche delle intervistate, tenta di verificare l'efficacia dell'intervento di microcredito. Efficacia non solo rispetto agli obiettivi puramente economici, ma anche agli obiettivi "secondari" di empowerment del ruolo delle donne nella società.
Oltre una introduzione della curatrice Marcella Corsi, nella quale si sintetizzano gli obiettivi e i risultati della ricerca, il volume consta di capitoli dedicati a quattro macroaree geografiche- Europa (Andrea Nardone e Anna Villa), Paesi Arabi (Chiara Segrado), Egitto (Giulia Zacchia), Balcani (Fabrizio Botti) - e di un capitolo conclusivo nel quali si analizzano i risultati del questionario rispetto agli obiettivi di empowerment (Tommaso Rondinella).
A parte le ovvie differenze che si riscontrano nelle diverse aree e che dimostrano come non sia possibile una gestione anche di interventi teoricamente semplici come il microcredito senza adeguarne le regole e i meccanismi alle realtà locali, emerge un giudizio sostanzialmente positivo sia dai dati relativi ai risultati del microcredito, sia nei giudizi direttamente espressi dalle donne intervistate.
Un risultato diverso sembra emergere in relazione ai risultati relativi agli effetti sul empowerment degli interventi di microcredito. I risultati sono contraddittori e, in parte, deludenti rispetto alle aspettative del gruppo di ricerca, giacché in molti casi appaiono (specialmente in Europa) casi di empowerment negativo.
In realtà, come viene anche rilevato nel volume, la cosa non deve stupire: infatti è molto difficile isolare il ruolo del microcredito rispetto ai numerosi fattori che possono aver influenzato e reso in qualche modo inefficace il microcredito stesso. Dalla ricerca, ad esempio, sembra emergere come rilevante limite all'efficacia del microcredito la relazione tra lavoro domestico e lavoro esterno delle donne.
Un altro aspetto va però messo in luce e ricalca la relazione fra sviluppo economico e sviluppo sociale. "L'effetto traino" dello sviluppo economico rispetto allo sviluppo sociale, anche se ancora molto caro specialmente agli economisti, è da molte parti messo seriamente in discussione. Di conseguenza anche il microcredito, sebbene per sua natura sia accompagnato anche da meccanismi che investono la sfera sociale, ha indubbiamente un prevalente aspetto di intervento nel campo economico. Aspettarsi un semiautomatico feedback in campo sociale può risultare illusorio: ciò naturalmente non vuol dire che sia inefficace o addirittura inutile, vuol solamente dire che vi si debbono accompagnare e combinare interventi che investano direttamente gli aspetti sociali, normativi e culturali. Interventi in questi campi sono ovviamente più complicati o addirittura in alcuni casi possono essere pericolosi, specialmente quando si trattano problemi di genere.
Penso che dal contenuto del volume questa problematica emerga chiaramente e che quindi la lettura sia di forte stimolo, non solo per una migliore conoscenza del ruolo del microcredito per le donne, ma anche perché mette il lettore in grado di evidenziarne alcuni limiti e possibili interventi correttivi.

Donne e microfinanza, a cura di Marcella Corsi, Aracne 2008

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