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Una Scia di cemento sull'Italia

08/09/2010

Basta una segnalazione, si può costruire. Il governo cambia le procedure per avviare i cantieri, con grave rischio di abusi, sprawl urbano e scarsa qualità edilizia

Via la Dia, arriva la Scia. Non è un gioco di parole ma un’altra norma approvata nella manovra Tremontii a fine luglio che permette ai costruttori di avviare cantieri, senza autorizzazione, senza dichiarazione ma con una semplice Segnalazione certificata di inizio attività (S.C.I.A) E solo dopo, nei sessanta giorni successivi le amministrazioni pubbliche potranno intervenire a fermare i cantieri, se riscontrano difformità con le norme, con l’antisismica, con i piani regolatori, con i regolamenti edilizi, quando ormai il danno è già costruito e lo scempio già in piedi. La Scia è stata alla fine esclusa per le aree vincolate ma solo a seguito della campagna delle associazioni ambientaliste e delle proteste di autorevoli intellettuali.

Ma resta la gravità di una norma che aumenterà abusi, sprawl urbano, periferie informi e scarsa qualità edilizia: un altro tassello dell’aggressione sistematica al territorio, alle città, al suolo agricolo ed al paesaggio.

La Dia consentiva di presentare i progetti e di attendere un tempo (diverso tra le diverse regioni) entro il quale se l’amministrazione non interveniva, scattava il silenzio assenso ed i cantieri potevano essere avviati. Con la Scia invece i cantieri partono nello stesso momento della segnalazione e l’intervento dell’amministrazione pubblica è a cantiere aperto, molto più difficile da attuare, stante anche i tagli che gli enti locali hanno subito nella stessa manovra Tremonti, con l’impossibilità di potenziare uffici e personale per la vigilanza ed i controlli. Senza dimenticare che solo pochi mesi fa era stata abolita la Dia per tutte le opere interne, anche quelle rilevanti, come se non fosse indispensabile un minimo di controllo almeno per la parte che riguarda la sicurezza, le norme antisismiche ed il patrimonio tutelato.

Resta da capire come la norma impatterà con le regioni e la loro autonomia in materia urbanistica, se vi saranno ricorsi o adeguamenti normativi regionali. Anche la positiva esclusione delle aree vincolate che comprende il 47% del territorio italiano, non fa i conti con la mancanza di piani paesistici in attuazione della legge Galasso da parte di diverse regioni che rende inapplicabili le tutele. E con il fatto che la stessa manovra Tremonti riduce del 50% le risorse per i parchi italiani (nel 2009 erano già scarse pari a 54 milioni di euro), che sono circa il 10% del territorio italiano, dandogli un colpo mortale e mettendoli nella impossibilità di vigilare sul proprio patrimonio naturale ed ambientale.

Nella stessa legge si semplificano ulteriormente le procedure per la Conferenza dei servizi, come ha denunciato il Wwfii, indebolendo le amministrazioni preposte alla tutela per l’ambiente e la salute, incluse le Soprintendenze già alle prese con tagli del personale e l’introduzione dell’autorizzazione paesaggistica semplificata prevista per interventi di lieve entità, che rischia di allentare tutti i controlli. E’ la controriforma che cerca di mettere in un angolo uno degli ultimi baluardi preposti alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico, che dal 1 gennaio 2010 aveva visto aumentare i poteri delle Soprintendenze con la nuova disciplina di rilascio dell’autorizzazione paesaggistica.

Ed è sempre la stessa norma Tremonti approvata a luglio che consente l’accatastamento di case “fantasma” che secondo l’ultimo censimento dell’Agenzia del territorio sono 2.868.000 unità immobiliari: facile immaginare non si sia trattato solo di evasione delle tasse ma anche di abusivismo edilizio.

Già il provvedimento sul federalismo demaniale, voluto dalla Lega, approvato da governo e parlamento, con il voto favorevole dell’Idv, consentirà vendita e valorizzazione di un patrimonio comune in modo diseguale tra le diverse regioni, e visti i problemi di cassa delle istituzioni locali, aumenteranno cubature e speculazioni, come già è successo con gli oneri concessori destinati alla spesa corrente e non più solo a opere di urbanizzazione nelle periferie e nelle nuove aree di intervento edilizio. Non solo, come ha sottolineato Sauro Turroni, ex senatore verdeiii, vengono anche ignorati gli effetti sul demanio fluviale, dove di fatto si smembrano le autorità di bacino, assegnando i fiumi “affluenti” e di modeste dimensioni agli enti locali, che potranno autorizzare escavazioni di sabbia e ghiaia (materia prima per il cemento!). In questo modo si distrugge anche il principio della gestione unitaria dei fiumi e delle acque, ottenuto con tante battaglie nel 1989, con la Legge 183 per la difesa del suolo.

Norme che aggraveranno una situazione già degenerata, aumentando il consumo di suolo, le periferie degradate senza identità e servizi, la perdita di bellezza e di storia millenaria del nostro straordinario patrimonio italiano.

Utile e ben documentato è il dossier recentemente presentato da Legambiente “Un’altra casa? Il diluvio del cemento ed i problemi delle città italiane” iv, che fa non solo fa il punto sul consumo di suolo degli ultimi 15 anni, ma sottolinea anche i problemi di accesso alla casa che vivono molto cittadini, la crisi in atto nell’edilizia con 15.000 imprese che hanno chiuso i battenti, la pessima qualità del costruito, avanzando proposte concrete per un cambiamento positivo degli anni a venire. Si propongono regole per fermare il consumo di suolo, costruire edilizia di qualità e sociale, riqualificare quella esistente, demolire e ricostruire quella fatiscente, realizzare servizi ed infrastrutture per la riqualificazione urbana. Secondo Legambiente sono 4 milioni le abitazioni costruite tra il 1995 ed il 2009 per oltre 3 miliardi di metri cubi, che si può stimare oggi abbia superato in Italia i 21.000 chilometri quadrati (il 7%), con un incremento annuo di circa 500 km quadrati, più o meno come tre volte la superficie del comune di Milano. Un milione di case sono vuote, risultato di una speculazione edilizia che non soddisfa la domande di case per giovani, anziani ed immigrati, in un paese che ha il primato europeo dell’abusivismo edilizio e dove la deregulation totale del settore è l’unica risposta del governo Berlusconi, mentre nel resto dell’Europa si va nella direzione opposta.

Vorrei sottolineare il punto di vista di Legambiente, che ritiene che il tema “casa” e più in generale le questioni edilizie ed urbanistiche, non possano essere risolte a livello locale e comunale, ma che servano livelli superiori come le regioni, per vigilare, operare e dare slancio alle nuove idee di riqualificazione. Lo sottolineo perché mi pare una novità per Legambiente, che aveva storicamente visto nel decentramento un elemento positivo di responsabilità. Che purtroppo spesso non funziona e che è diventato un “padroni a casa nostra” per aumentare la scia del cemento e dell’asfalto, l’altra faccia della Legge obiettivo che esclude gli enti locali dalle decisioni.

Il Dossier Legambiente raccoglie anche molti dati disaggregati per regione su consumo di suolo, patrimonio edilizio e disagio abitativo, ed anche molte storie di ordinaria speculazione edilizia e consumo di suolo sparsi ad ogni latitudine dell’Italia.

Tempi duri dunque per ambiente territorio e paesaggio, ma si moltiplicano anche reazioni civili ed iniziative locali, oltre al lavoro di associazioni ambientaliste, per la tutela della bellezza e del paesaggio. E’ una positiva novità, anche se per ora non c’è ascolto dalla politica e nelle istituzioni, ostaggio della cultura della cementificazione. Basta leggere il libro appena pubblicato “La Colata. Il partito del cemento che sta cancellando l’Italia ed il suo futuro” curato da Ferruccio Sansa e scritto da diversi autoriv che raccoglie dal nord al sud, da destra a sinistra, la febbre del mattone, del cemento e dell’asfalto, ma anche le indignate reazioni di cittadini, associazioni e comitati, per contrastare il degrado, il consumo di suolo, la perdita di bellezza ed identità, per avere una visione chiara di quanto sta accadendo.

O seguire da vicino il prezioso lavoro di Edoardo Salzano, con il sito Eddyburgvi, che raccoglie quotidianamente articoli, recensioni, iniziative, proposte su urbanistica, società e politica (urbs, civica, polis) con molte antenne sul territorio, i progetti devastanti, le regole deformate, impegnato a contrastare il degrado e l’esclusione, promuovendo la cultura dell’abitare e del governare il territorio.

C’è indignazione e partecipazione nel Paese reale contro questi scempi e questa cultura del cemento e si moltiplicano documentarivii , dossier, gruppi su Facebook, seminari, scuole estive, rete di cittadini. Da oltre un anno è stato lanciato il manifesto nazionale del movimento Stop al consumo di territorio, partito dalla preziosa esperienza di Domenico Finiguerra, sindaco del Comune di Cassinetta di Lugagnano, che ha adottato un Piano Regolatore/Territoriale a “crescita zero”. Un movimento in reteviii che raccoglie esperienze ed iniziative reali di impegno contro il consumo di suolo ed il degrado del territorio e che si ritroverà a Sarzana il 18 e 19 settembre, per mettere a fuoco le future iniziative comuni.

 

i Decreto Legge 78/2010 convertito nella Legge n.122 del 30 luglio 2010, pubblicata sulla G.U. n.176 del 30 luglio 2010.

iiWWF Italia, la manovra correttiva mettere a rischio l’ambiente. Documento, luglio 2010. www.wwf.it

iiiSauro Turroni. Federalismo demaniale? Piuttosto smembramento dell’Italia a vantaggio di alcune Regioni e gravi conseguenze per la sicurezza idraulica del territorio. Pubblicato sul quotidiano Terra, 27 maggio 2010

ivLegambiente. Un’altra casa? Il diluvio del cemento ed i problemi delle città italiane. Dossier, 15 luglio 2010, pubblicato sul sito www.legambiente.it

vGaribaldi, Massari, Preve, Salvaggiuolo, Sansa. La Colata, il partito del cemento che sta cancellando l’Italia ed il suo futuro. Edizioni Chiarelettere, giugno 2010

viVedi www.eddyburg.it

viiNicola Dall’Olio. Il suolo minacciato. La distruzione del suolo agricolo nella Food Walley parmense e la ricerca di modelli alternativi di sviluppo. Produzione WWF Parma. Visibile su www.viaemiliadocfest.tv

viii www.stopalcomsumoditerritorio.it

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