Le recessioni e il debito pubblico sono stati strumentalizzati per giustificare operazioni di politica economica finalizzate allo smantellamento del settore pubblico e dei beni e dei servizi pubblici.
Riforme, privatizzazioni, mercato, liberalizzazioni, cambiamento strutturale, pressione fiscale, spesa pubblica, servizio del debito, flessibilità e crescita: l’elenco delle parole chiave che permeano il dibattito politico è lungo, ma vanno tutte a inserirsi in un solo modello di politica economica che poggia sull’azione del mercato, unico motore possibile per la crescita e il benessere. Nel corso degli anni, il pensiero unico del neoliberismo ha eliminato dall’agenda politica tutte le possibili alternative al mercato e all’impresa, idolatrati in ogni programma di governo. Invece il settore pubblico è diventato la zavorra fatta di spese sterili che crea debito e succhia risorse alla parte produttiva del paese. Questo processo di ritirata del pubblico a favore di una società interamente dominata dal mercato è iniziato in Italia nel 1992 con i governi Amato e Ciampi; dopo la crisi dei subprime del 2008, ha preso ancor più velocità.
Le recessioni e il debito pubblico sono stati strumentalizzati per giustificare operazioni di politica economica finalizzate allo smantellamento del settore pubblico e dei beni e dei servizi pubblici.
La stessa Unione Europea (agonizzante dopo le sconfitte referendarie dei primi anni Duemila), tradizionalmente orientata ad una visione inclusiva della società, aperta sia allo Stato che al mercato; tradizionalmente timida nell’imporre le scelte di politica economica, attenta a non violare le sovranità nazionali – l’Unione Europea si è tramutata in uno sponsor del neoliberismo, richiedendo ai paesi membri di effettuare liberalizzazioni e privatizzazioni in ambiti fino a pochi anni fa chiusi all’ingerenza comunitaria. Il cambiamento dell’Unione Europea ha usato come cavallo di troia l’euro e la sua gestione in chiave restrittiva da parte della Bce. I paesi in difficoltà come la Grecia, la Spagna e anche l’Italia sono stati invitati o anche obbligati alle scelte di politica economica richieste dalla Commissione Europea e della Bce, forti della capacità di tenere i cordoni della borsa.
Le classi sociali meno abbienti e i lavoratori sono messi sempre più in soggezione di fronte alle classi dominanti dei ceti benestanti e dell’imprenditoria.
Le scelte di politica economica dei governi succeduti al go- verno Ciampi nel 1994 sono andate, con qualche breve momento di ripensamento, sempre nella stessa direzione: combattere la pressione fiscale, ridurre la spesa pubblica, flessibilizzare il lavoro e ricorrere al privato per l’erogazione dei servizi pubblici. Nel contempo sono aumentate le diseguaglianze, la povertà, e la crescita blanda degli anni ’90 e Duemila ha cambiato segno per sprofondare in una recessione che dura ancora oggi.
Le ricette neoliberiste, ove applicate, hanno consentito la crescita e l’aumento della produttività solo nei modelli previsionali dei governi; mai riscontrati nella realtà, stanno spingendo il paese al declino.
La cura neoliberista ha trovato ad oggi poche resistenze, eccezion fatta per il referendum sull’acqua, che inaspettatamente ha scongiurato la privatizzazione di un bene comune e di primaria necessità come l’acqua potabile.
Eppure esistono delle alternative alla visione neoliberista, ma restano fuori dall’agenda politica e ai margini dell’opinione pubblica. Il gruppo di sbilanciamoci.info è stato molto attivo negli anni, raccogliendo e illustrando le voci critiche del sistema, mostrando delle alternative concrete al modello dominante. La controfinanziaria, ormai alla quattordicesima edizione, è il luogo in cui il gruppo di sbilanciamoci.info propone una manovra di bilancio alternativa che non tenga in conto solo il mercato, ma anche lo stato e il benessere dei cittadini – pur rispettando gli stessi saldi di bilancio della manovra ufficiale.
La comprensione dei meccanismi con cui il pubblico si finanzia e di quelli con cui interviene per erogare servizi è un passo fondamentale per un’analisi critica dei provvedimenti degli ultimi anni.
Il settore pubblico presenta molti difetti e contraddizioni, ed oggi è più distante che in passato da un modello di Stato che agisce in maniera razionale e unitaria. La moltitudine di istituzioni che si trovano al suo interno, la ragnatela di relazioni regolate da norme farraginose, rende spesso l’azione del settore pubblico inefficace. Gli stessi provvedimenti promulgati dal 2010 ad oggi non sono riusciti ad essere operativi proprio per le more dei numerosi regolamenti attuativi e che la ragnatela burocratica non ha reso operativi. In alcuni casi il comportamento di alcune istituzioni e uffici è completamente indipendente dalle finalità generali, tanto da far pensare a tanti feudi e mini settori pubblici in conflitto e concorrenza fra loro. Per questo motivo le riforme del pubblico dovrebbero riguardare non tanto l’efficienza e la valutazione dei dipendenti, che oggi arriva tutt’al più a determinare gli obiettivi degli uscieri, ma la nazionalizzazione dello Stato, togliendolo così dall’anarchia in cui versa e obbligando tutte le amministrazioni e istituzioni a tendere agli obiettivi generali e a disporre procedure standardizzate per le proprie attività: una nazionalizzazione degli uffici pubblici sarebbe probabilmente una rivoluzione per l’efficienza del nostro Stato.
Il primo obiettivo di questo libro è spiegare a una platea molto ampia cosa è il settore pubblico, il suo funzionamento e come sia cambiato in pochi anni, offrendo una valutazione dei risultati effettivamente raggiunti dalle politiche avviate dagli ultimi governi.
Con il ricorso ai documenti ufficiali e con un linguaggio che renda semplice la comprensione dei meccanismi finanziari e contabili del settore pubblico, il libro cerca di effettuare una valutazione delle potenzialità che il nostro Stato possiede ancora oggi.
Un altro obiettivo del libro consiste nel presentare soluzioni che consentano un miglioramento dell’economia all’interno di una società non più schiacciata dall’ideologia neoliberista, ma indirizzata al miglioramento della qualità della vita per l’intera collettività.
Con l’ausilio di molti dati di origine ufficiale, il libro, nella prima parte, fornisce una descrizione del settore pubblico, dei suoi meccanismi finanziari e una guida alla lettura dei principali atti contabili pubblici. La seconda parte offre un ventaglio di proposte alternative e un’analisi approfondita sulla finanza pubblica presentano modelli di sviluppo alternativi.
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