Nell'ottava edizione del Rapporto Quars, la classifica del benessere sostenibile. In testa il Trentino Alto Adige, scendono Lazio e Lombardia, restano i problemi del Sud. Il Rapporto sarà presentato il 16 dicembre a Roma alla Conferenza nazionale di Statistica
Sono passati vent’anni dalla prima edizione dell’Indice di Sviluppo Umano e otto dal primo rapporto Quars, anni in cui il paradigma della crescita è stato messo fortemente in discussione. Una diretta conseguenza della crisi del modello di sviluppo basato sulla crescita economica è stato l’insorgere di nuove questioni su parametri, modelli e indicatori per misurare il benessere, che ha dato vita negli anni a un dibattito molto vivace e a molti studi e ricerche, e si è assistito a un proliferare di indicatori alternativi al Prodotto interno lordo, sia nella forma di indicatori sintetici che in quella di vere estensioni del Pil. Il filo rosso che lega questi indicatori è quello di offrire una misura quantitativa che, al di là della crescita economica in senso stretto, tenga in considerazione gli aspetti sociali, ambientali e distributivi che rappresentano l’essenza del concetto della qualità dello sviluppo. Il Pil misura la ricchezza delle nazioni, è vero, ma non dà nessuna informazione sulla qualità sociale di un territorio, sulla sostenibilità ambientale, né sulla dimensione di equità e di ridistribuzione delle risorse. In questo contesto si inserisce il lavoro della campagna Sbilanciamoci! e la decisione di realizzare il Quars, un indicatore di benessere sostenibile. A differenza del Pil, il Quars tenta di coniugare diversi aspetti dello sviluppo al fine di ottenere una classifica delle regioni italiane che premi quelle in cui lo sviluppo economico è accompagnato a un elevato benessere, inteso come qualità ambientale e sociale.
Ambiente, Economia e Lavoro, Istruzione e Cultura, Diritti e Cittadinanza, Pari opportunità, Salute, Partecipazione: sono queste le dimensioni che definiscono il benessere sostenibile e misurano lo sviluppo di qualità secondo il Quars. Ed è dalla media semplice di questi sette macro indicatori che si ottiene la classifica finale delle regioni italiane, classifica che non favorisce una dimensione a scapito delle altre, ma attribuisce a tutte lo stesso valore e peso. È chiaro che questa scelta esplicita, ancora una volta, il modello che si vuole rappresentare, e attraverso di esso la traiettoria di sviluppo su cui i territori possono incamminarsi per incrementare il benessere in modo sostenibile.
Obiettivo del Quars, infatti, è non soltanto quello di offrire una fotografia del benessere che superi l’equazione ricchezza = benessere, ma anche monitorare e indirizzare lo sviluppo di un territorio in un quadro di sostenibilità del benessere, che includa aspetti di redistribuzione ed equità.
Le variabili che compongono il QUARS sono in tutto 41, raggruppate nelle 7 dimensioni
Partecipazione: partecipazione politica e sociale dei cittadini.
Nella classifica del Quars si distinguono nelle prime posizioni le regioni del Centro e del Nord (dove alcune regioni come il Veneto e la Lombardia evidenziano comunque difficoltà e lacune), mentre nella parte bassa seguono le regioni del Centro e del Mezzogiorno. Anche quest’anno la soglia dei valori positivi del Quars è al livello dell’undicesima posizione occupata dalla Liguria. Al di sotto di questa posizione si susseguono le regioni che ottengono risultati inferiori alla media. Questa soglia, ancora una volta, torna a marcare l’evidente divario tra le regioni settentrionali e quelle meridionali. Tuttavia si riscontra un ri-posizionamento delle regioni centrali: se Lazio e Abruzzo continuano nel loro ruolo di cuscinetto fra le due Italie, è evidente che l’Umbria, con un guadagno di ben 4 posizioni, ha compiuto un notevole progresso verso la qualità del benessere, avvicinandosi alle prime posizioni della classifica e attestandosi su un livello pari a quello di Marche e Veneto. Le piccole regioni, quindi, sembrano essere quelle in cui le diverse dimensioni del benessere stanno andando in una direzione di sostenibilità.
Anche quest’anno il Trentino Alto Adige si conferma alla prima posizione dell’indice grazie ai risultati eccellenti ottenuti in Ambiente, Economia e Lavoro, e Partecipazione, ed alle buone prestazioni nelle sezioni sui Diritti e Cittadinanza e sulle Pari Opportunità. Al secondo posto si posiziona l’Emilia Romagna, con risultati ben al di sopra della media per tutti i macro-indicatori, eccezion fatta per quello relativo all’Ambiente che si colloca leggermente al di sotto di essa. Recupera due posizioni rispetto allo scorso anno e si piazza al terzo posto la Toscana: una regione che eccelle nelle pari opportunità (sempre relativamente al contesto regionale), nella dimensione economica e nel livello d’istruzione, e raggiunge buoni risultati in termini di partecipazione e qualità ambientale. La Valle d’Aosta si colloca al quarto posto, perdendo di una posizione rispetto al 2009. Questa regione riconferma valori fra i più alti della penisola in Pari opportunità e Ambiente, e continua un percorso di miglioramento nei diversi macro-indicatori, avanzando soprattutto nella dimensione dei Diritti; al contrario si riscontra un andamento negativo nell’indice relativo alla Salute e, anche quest’anno, il peggiore risultato in Istruzione e cultura. Il Friuli Venezia Giulia perde una posizione collocandosi al quinto posto; la regione conferma ottimi risultati in Salute, Diritti e cittadinanza e Economia e lavoro, a fronte però di valori leggermente al di sotto della media in Ambiente e Pari opportunità. Umbria, Marche e Veneto seguono con praticamente lo stesso risultato in termini aggregati in cui si distinguono però situazioni differenziate: per l’Umbria, che ricordiamo ha fatto un salto di ben 4 posizioni nella classifica, sono punti di forza Salute, Istruzione e Pari opportunità, mentre sono leggermente critici i dati sulla qualità ambientale e sulla Partecipazione. Le Marche ottengono risultati particolarmente buoni in Pari opportunità e Diritti, mentre il macro-indicatore Ambiente è di pochissimo al di sotto della media; infine il Veneto si colloca molto bene negli indicatori relativi a Economia, Salute e Partecipazione ma a un livello al di sotto della media in Istruzione e Cultura. La Lombardia perde un posto nella classifica del Quars: dalla nona posizione in poi inizia quella zona grigia della classifica dove a risultati buoni o molto buoni, si alternano performance poco o molto inferiori alla media. Il caso del Piemonte è abbastanza particolare: questa regione ha perso tre posizioni nella classifica del Quars di quest’anno, tuttavia i risultati ottenuti sono positivi in tutte le dimensioni, a testimonianza di come pur restando una regione piuttosto equilibrata, il Piemonte abbia perso leggermente terreno rispetto alle altre regioni italiane. La Liguria chiude la tornata di regioni che ottengono un Quars positivo: anche in questa regione le performance negative devono essere attribuite alla componente ambientale, mentre Diritti e Salute sono le dimensioni in cui ottiene i migliori piazzamenti.
Apre la parte negativa della classifica l’Abruzzo con un risultato praticamente in media, dal momento che quattro dimensioni su sette si collocano al di sopra della media e il valore del Quars è prossimo allo zero. Il Lazio quest’anno perde una posizione: anche se si colloca ancora una volta al primo posto in Istruzione e cultura, si evidenzia il trend negativo riguardo a Salute, Diritti e cittadinanza, Ambiente e Pari opportunità, anche se quest’ultimo macro-indicatore è molto prossimo alla media. Sardegna, Molise e Basilicata seguono con valori pressoché analoghi: la performance di queste regioni è simile, con risultati in prevalenza negativi ma con qualche dato sopra la media. Nel caso della Sardegna e della Basilicata il macroindicatore Ambiente si colloca sopra la media complessiva, mentre per il Molise i dati positivi sono quelli relativi a Diritti e Cittadinanza e Istruzione e Cultura.
Il cluster di regioni che segue e chiude la classifica del Quars mette in luce per l’ennesima volta quanto sia necessario intervenire nei territori del mezzogiorno per migliorare il livello di benessere e sostenibilità. Le restanti regioni, Puglia, Calabria, Sicilia e Campania, presentano valori al di sotto della media in tutte le dimensioni del Quars, risultato che ormai si conferma da tempo, andando così ad occupare, nell’ordine, le ultime quattro posizioni dell’indice. Su 41 indicatori utilizzati per la costruzione del Quars 2010 sono pochissimi i casi in cui queste regioni mostrano delle performance positive nel panorama italiano.
Regione
|
QUARS 2010
|
Trentino-Alto Adige
|
0,70
|
Emilia-Romagna
|
0,51
|
Toscana
|
0,47
|
Valle d'Aosta
|
0,46
|
Friuli-Venezia Giulia
|
0,43
|
Umbria
|
0,35
|
Marche
|
0,33
|
Veneto
|
0,33
|
Lombardia
|
0,29
|
Piemonte
|
0,25
|
Liguria
|
0,20
|
Abruzzo
|
-0,01
|
Lazio
|
-0,13
|
Sardegna
|
-0,24
|
Molise
|
-0,31
|
Basilicata
|
-0,33
|
Puglia
|
-0,68
|
Calabria
|
-0,73
|
Sicilia
|
-0,93
|
Campania
|
-0,94
|
Come già ribadito, il Quars è un indicatore finalizzato a mettere in evidenza l’insufficienza del livello di reddito (specialmente se misurato in termini di PIL pro capite) come unica misura del benessere e come base per descrivere il livello e la qualità di sviluppo di un territorio. Per Sbilanciamoci! la qualità dello sviluppo va oltre e considera altri indicatori: la ridistribuzione del reddito, la sostenibilità ambientale, i diritti del lavoro, la dimensione delle pari opportunità, i diritti di cittadinanza, la partecipazione… Mettendo a confronto il Quars con il PIL pro capite a livello regionale si evidenzia una differenza di performance particolarmente evidente per alcuni territori, in particolare Lazio e Lombardia registrano un calo rispettivamente di ben 8 posizioni e 6 posizioni, mentre guadagnano svariate posizioni in senso positivo le regioni del Centro, Umbria, Toscana e Marche, con una risalita rispettivamente di 6, 5 e 4 posizioni.
Alla luce di queste considerazioni, dunque, diventa importante sapere come la ricchezza economica viene utilizzata e indirizzata, quali politiche vengono sostenute dalla spesa pubblica e quale peso ed efficacia hanno una serie di interventi e di scelte che di per sé non possono essere misurate in termini puramente economici. Uscire dalla dittatura del Pil non è facile, eppure Sbilanciamoci! in questi anni ha elaborato uno strumento utile alla società civile, in quanto strumento di pressione politica, e ai policy maker, in quanto strumento di indirizzo e monitoraggio delle politiche. Ed è proprio sulle politiche che si giocherà la partita. Sapranno promuovere uno sviluppo capace di futuro?
L'ottavo Rapporto Quars verrà presentato il prossimo 16 dicembre alle ore 15.00 alla X Conferenza Nazionale di Statistica che si terrà a Roma presso Palazzo dei Congressi all'Eur (Piazza Kennedy 1, sala G - 1° piano). Parteciperanno alla presentazione del Quars-2010: Giulio Marcon, Portavoce di Sbilanciamoci!; Pasquale De Muro, Professore di "Economia dello sviluppo umano" all'Università degli Studi "Roma Tre". Saranno presenti i rappresentanti delle organizzazioni aderenti alla campagna Sbilanciamoci!.
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