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Promemoria

L’eterno ritorno di Berlusconi. E chi lo rende possibile

02/04/2013

L’attacco a Bersani perché non si presentasse alle Camere, il “piano B” con Berlusconi tornato protagonista, secondo il copione del Quirinale. Tra una sinistra subalterna e la storica mancanza, in Italia, di una destra almeno formalmente democratica, scivoliamo lungo una deriva mortale per la nostra fragile democrazia

Né Hollande né Bersani sono due rivoluzionari, ma non ricordo di aver assistito a una guerra più violenta di quella in atto contro di loro. Proprio guerra di classe, ha ragione Gallino: la destra proprietaria all’attacco contro chiunque non sia un liberista puro. In Francia, la sconfitta di Sarkozy è stata seguita da un’offensiva padronale durissima, chiusure, licenziamenti e delocalizzazioni che hanno aumentato di colpo la già forte disoccupazione dovuta alla crisi – oltre tre milioni di disoccupati, senza contare altri due milioni di persone che sono costrette a lavoretti senza continuità né diritti. La gente comune, il cui potere d’acquisto è decimato mese per mese, rimprovera sempre più aspramente al governo socialista di non aver mantenuto le promesse. Insomma è aperto il fuoco da destra e da sinistra.

In Italia, Pier Luigi Bersani è stato oggetto di una distruzione sistematica, dal Quirinale e dalla stampa, per aver osato proporre di far verificare alle camere una proposta di programma certo modesta ma nella non infondata speranza di ottenere qualche voto dall’esercito dei deputati grillini, che sono un’armata Brancaleone senza programma, nei quali si potevano trovare una dozzina di voti come sono stati trovati per la presidenza del Senato. Il Quirinale non glielo ha permesso, come se fossimo già una repubblica presidenziale. Bersani non ha accettato, ma neppure si è ribellato alla volontà del capo dello stato. Così sta avanzando il cosiddetto “piano B”, che punta alla reintroduzione al governo di un Berlusconi più sfacciato che mai: “voglio questo, voglio quello” inossidabile, persuaso di poter proporre per il governo una maggioranza di cui lui sarebbe parte fondamentale e al Quirinale un suo uomo (“Letta o, perché no, io stesso”).

Non saprei quanto sarebbe durato un governo come quello proposto da Bersani, anche se gli fosse stato permesso di strapparlo alle Camere, ma quel che è sicuro è che il senso del divieto presidenziale è riaprire la strada a una unità nazionale di cui Berlusconi deve essere una parte determinante. In qualche modo, il fatto che Napolitano l’abbia ricevuto al Quirinale dopo che il Cavaliere aveva vomitato le sue insolenze due giorni prima in Piazza del Popolo l’ha, politicamente parlando, legittimato. E in tutta l’Italia sembra aver tirato un respiro di sollievo, basta con le interdizioni, chi propone e decide è il voto popolare – tesi che nel Novecento ha dato il potere alle dittature fasciste. Perché l’Italia non ha voluto assolutamente Bersani? Non certo, ripeto, perché avesse un programma sovversivo né estremista, e neppure antieuropeo; ma assai vagamente riformista, perché aveva dei rapporti con Vendola e la Fiom, perché aveva permesso che nel suo partito si annidassero pericolosi soggetti come Orfini e Fassina. Questo andava impedito.

È venuto il momento di smettere di domandarsi com’è che Berlusconi rispunta sempre sulla scena politica. Bisogna riconoscere che quando sembra del tutto abbattuto, c’è sempre una mano di destra o di sinistra che lo risolleva dal pantano in cui si trova. Bisogna chiedersi invece perché per la quinta volta questo scenario si ripete e se non ci sia nel paese un guasto assai profondo che ne consente la disposizione. Pare evidente la responsabilità di una sinistra – specificamente il Pci, che era stato dopo la guerra il più rilevante e interessante di tutto l’occidente – nel non aver esaminato le ragioni del crollo dell’89, quando i figli di Berlinguer si sono convertiti di colpo a Fukuyama (“la storia è finita”) con la stessa impermeabilità che avevano opposto a chi, fino a un mese prima, aveva avanzato qualche critica al sistema sovietico.

Ma, una volta ammessa questa debolezza della sinistra e dei comunisti italiani in particolare, è impossibile non chiedersi perché l’Italia sembri incapace, ormai storicamente, di darsi una destra almeno formalmente democratica, non sull’orlo dell’incriminazione in nome del codice penale. È questa una maledizione che ci perseguita fin dall’unità del paese e non sembrano certo i dieci “saggi” proposti dal Colle in grado di affrontarne le ragioni e estirparne le radici. Destra e sinistra sembrano ammalate nel loro stesso fondamento culturale e morale; la ragione di fondo per cui ci troviamo nella bruttissima situazione odierna sta, evidentemente, qui, finché questa diagnosi non viene seriamente fatta, non ne usciremo, neppure quando non mancano, come oggi, ragionevoli proposte per bloccare una deriva che appare mortale per la nostra giovane e fragile democrazia.

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Commenti

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fred

Brancaleone e Partito Comunista Italiano (Napolitano, Violante, etc)

Chissà se Rossanda legge i commenti ai suoi articoli.
Comunque le ultime pieghe quirinalizie della nostra politica dovrebbero forse far riflettere su quelli che sono gli epigoni (Napolitano in primis) del PCI, definito da Rossanda come il partito che dopo la guerra ha dimostrato di essere "il più rilevante e interessante di tutto l’occidente".
Anzi, questo "ricordo" del PCI potrebbe forse essere messo accanto all'altra questione, quella della destra italiana, in relazione alla quale Rossanda si chiede perché "l’Italia sembri incapace, ormai storicamente, di darsi una destra almeno formalmente democratica". Non pensa Rossanda che è un po' difficile rispondere a questo interrogativo - ammesso che sia interessante- senza guardare meglio quello che è stato il PCI, che oltre ad averla buttata fuori non ha permesso di far crescere questo paese come hanno fatto le sinistre negli altri paesi europei (incluso in Spagna il tardivo Gonzales)?
Sull'armata Brancaleone costituita dai grillini, forse l'armata andrebbe guidata o comunque ci si può provare a fare un passo in questa direzione, mi sembra veramente povero liquidare così l'unico fenomeno di rilievo nello scenario politico italiano. Continuiamo a farci del male, tanto peggio non è facile andare.

Saluti

Bersani e il Quirinale

Credo che l'analisi sul conflitto(!) Quirinale - Bersani sia non corretta. Se Napolitano avesse dato un mandato pieno a Bersani e Bersani avese fallito, cosa quasi certa in quel momento, Napolitano avrebbe dovuto dimettersi e consentire ad un nuovo Presidente di scioglire le camere e indire subito nuove votazioni entro giugno ( ed i tempi ci sarebberoi stati). Così invece Bersani ( non sfiduciato) avrà titolo, come premier candidato della coalizione vincente, ad avere un nuovo mandato, a questo punto pieno, per tentare di fare un governo. Nel fattempo il "tempo" per andare al voto subito sarà sfumato e ..... l'abitudine a stare a Roma avrà probabilmente fatto meglio ragionare anche espèonenti dei 5stelle. Credo quindi che Napolitano abbia voluto evitare un doppio vuoto di presiodente e di capo del governo e abbia anche voluto non azzoppare le scelte del futuro presidente.

speranza di governo

Non riesco ad imputare nessuna colpa a Bersani, sia per la sua storia personale, sia per il disegno che ha imbastito in questa maledetta crisi determinata, non scordiamolo, dal voto degli italiani. Non voglio stigmatizzare le intenzioni di voto e la relativa libertà ad esprimerlo, ma se dobbiamo imputare qualcosa ai politici, prima prendiamocela con noi stessi.

Rossanda 2/4/2013

Analisi completamente condivisibile se non su un punto. La marmellata politica tossica prodotta dal governo Monti/Napolitano negli ultimi mesi ha visto il PD e Bersani in prima fila a votare leggi che una volta si definivano antioperaie ed antipopolari (vedi ad esempio le leggi vergogna della Fornero, compreso l'innalzamento dell'età pensionistica e la distruzione dei diritti sindacali costituzionalmente sanciti). I suoi effetti permangono e l'ostinazione con la quale Bersani ha puntato sull'incarico per un governo di minoranza appare tutta all'interno della logica politica del governo precedente anche senza Monti e Napolitano. Ciò che spaventa non sono i punti programmatici sui quali Bersani ha chiesto di andare in Parlamento ma la pratica quotidiana di quella che sarebbe l'azione di un eventuale futuro governo Bersani anche minoritario. Non ho molti dubbi che essa ruoterebbe ancora una volta attorno alle priorità dettate dai mercati, dall'Europa dei padroni, dal clero e da tutte le congreghe politico/sindacali e mafiose di questo paese come in precedenza con disastri sempre più irreparabili per quelli che sempre una volta venivano chiamati poveri o classi subalterne. Non sono grillino!

il ritorno del caimano (che non se ne è mai andato!)

Brava Rossana. Ciò che manca oggi è uno strumento di riflessione in grado di diventare luogo di confronto e ricostruzione di una visione alternativa a questo sistema marcio. Non penso ad un partito, penso più all'utilità di una rivista come lo furono le due edizioni della Rivista del Manifesto.
Quanto al o ai partiti credo che occorra un periodo di "riposo" (anche se sembra assurdo) perché l'idea di come costruire e per quali obiettivi far lavorare "il" partito (o il movimento) è qualcosa di estraneo al buon senso che occorre (ma che oggi non c'è).
Ma nel frattempo che fare? Appunto, che fare per non morire berlusconiani?

Cara Rossana

Cara Rossana, penso che il prossimo appuntamento a Firenze di ALBA ( 13 aprile ) sia una buona occasione per una "ragionevole proposta".
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. E, ti prego, scrivi più spesso perchè ogni giorno tento invano di rincorrere qualche tuo cenno. Ne abbiamo bisogno.
Sandro

The return

The return

Inviato da VGC il 04/04/2013 14:27

Articolo interamente condivisibile per la parte politica ......ma questo è ciò che oggi passa il convento.
Rimane però sempre carente e vivo l'aspetto di una nostra incapacità nel riconoscergli abnormi capacità di lettura del modus vivendi, della sua conoscenza sulla beata ignoranza e dello.... scarso altruismo di noi popolo italiano(non tutti ovviamente)....più destra di così!
Non credo che un liberale come Montanelli (o altri come lui e comunque quello che,inviato a Budapest 56, diceva ai suoi colleghi dell'Avanti e dell'Unità che i magiari in rivolta urlavano che volevano il vero socialismo, il sogno) debba per forza posizionarsi a destra perché non si riconosce nel socialismo ....di sinistra(frase sentita da altri e tutta da ridere!!!!!).
Oh signori del cielo, così ci sarebbe una destra dei pochi ma buoni, quando in realtà la destra oggi è Berlusconi o peggio ancora.
Il vero problema della crisi infinita della famiglia,dell'impresa e dei lavoratori ha origini poco lontane e nasce come colpo di grazia dal mancato controllo sull'euro e l'impatto sociale creato dalla moneta unica sui vari paesi. Chi lo avrebbe mai detto? Una moneta da £ 4000 e prezzi raddoppiati o aumentati senza pudore anche da parte istituzionale,per interesse, per un notevole eccesso di burocrazia e con stipendi inadeguati a fronteggiare la speculazione voluta e selvaggia oggi siamo nella M....altro che Europa dei popoli).
Un'Europa che ha distrutto le virtù economiche dei vari paesi in favore della finanza (vedi l' Italia, detentrice di un tessuto produttivo molto più adatto all' agricoltura per territorio e al turismo per storia e paesaggi che un paese industriale fine a se stesso o dedicato ad un tipo di produzione per noi impossibile da sostenere, per vari ed elementari motivi).
Domanda?
Chi governava in Italia nel 2002? Berlusconi!!!!!
Qui ci si chiede dei comunisti? Chi ??????? Forse, sei comunisti avessero letto il Capitale e fossero entrati nel merito delle delucidazioni di tale Carletto Marx sul fatto che un giorno avremmo dovuto fare i conti con il rapporto sociale del capitalismo di produzione, oggi, i comunisti sarebbero meno borghesi, più onesti o quello che volete voi e un tantino meno sprovveduti nei confronti dei Berlusconi di tutto il mondo.
Mentre loro, i capitalisti, embè loro si che l'hanno letto Marx e infatti...... "Proprietari di ogni genere e di tutto il mondo si sono uniti".
In un modo o nell'altro.
Valfredo

CONFLITTO

Conflitto di metodo. M5S esclude di fare partito politico ma contemporaneamente entra in parlamento in competizione con i partiti. Si sarà accorto che una somma ed una eguale sottrazione danno per risultato zero? Sembrerebbe di no perché con la precisazione che chi ha votato M5S credendo di votare un partito si è sbagliato, costringe ad una verifica del corpo elettorale: quanti hanno votato credendo di votare un partito? Verifica possibile solo con nuove elezioni. Vogliono davvero farla?
Dovrebbe nascere uno sciame. Quando nell'alveare nasce una nuova regina, questa se ne va con folto seguito di operaie. Sono i nuovi parlamentari in condizione di valutare con autonomia di pensiero la situazione in cui si trovano?

Articolo Rossanda

Tre sono gli articoli da me apprezzati negli ultimi tempi: 1) questo di Rossanda; 2 ) la risposta di Sergio Cesarotto al neo liberista Reichlin su Micromega e 3) Cordero su Repubblica per i DANNI di 20 anni di Berlusconi. Grazie a tutti cordialità Ivo Ghislandi

graziella perego

Purtroppo Bersani è stato attaccato anda da giornalisti e stampa di "sinistra" Molto spesso mettendo sullo stesso piano quanto fatto da Lega, PDL, Berlusconi e la sinistra.

sinistra?

Cosa è "di destra" e cosa "di sinistra"?
Secondo me il Tav è di destra, gli inceneritori pure, il consumo del territorio e l'acqua privata anche.
Se Bersni è "di sinistra", io sono perlomeno Dio...

;-)

Piccolo delirio post-elettorale

Piccolo delirio post-elettorale


Nessuna analisi del risultato elettorale può considerarsi tale, se non incomincia con il fatto che la legge sul conflitto d’interesse esiste: è la n.361 del 1957 [art.10 (T.U. 5 febbraio 1948, n. 26, art. 8)], che impedisce in sostanza a soggetti come il sig. Silvio Berlusconi o chi per lui e chi come lui, di concorrere in elezioni politiche e amministrative italiane.

Questa legge è contemplata con le altre dal codice penale vigente in Italia, la Magistratura ha il dovere di applicarla per farla rispettare, se non lo fa viene meno alla sua funzione istituzionale e deontologica, quanto meno, ma questo è un discorso a parte sul quale si ritornerà…

Detto questo, si può procedere a fare disamine post-elettorali più o meno giornalistiche con le quali cercare di capire quel che è successo, ma soprattutto quel che succederà: quel che è successo è che il solito disco rotto del paese spaccato a metà si è trasformato in quello del paese spaccato in tre, quello delle “3-B” (Bersani-Berlusconi-Beppe), distanti anni luce uno dall’altro, eppure in cerca di accordi inverosimili per governare un paese stremato e in cerca di una nuova identità da offrire al mondo nella speranza di non essere scaricato una volta per tutte e chi s’è visto s’è visto. L’identità è a portata di mano ma c’è un prezzo da pagare: bisogna seppellire definitivamente quella vecchia. Seppellire significa interrare un cadavere in maniera rituale (ognuno ha la sua) sì, ma soprattutto perché dopo qualche giorno puzza e può essere fonte di malattie epidemiche, detto fuori dai denti. Ma l’Italia non potrà mai farlo perché legata intimamente ai proverbi (sai la strada che lasci ma non sai quella che trovi, due palle così!), alle superstizioni e quindi alla religione, ai santi e alle madonne, all’eterosessualità e alla monogamia, alla famiglia e ai suoi valori costi quel che costi, e quindi è legata mani e piedi all’idea mafiosa dell’esistenza, cioè a quella della tribù con il suo Grande Capo (che oggi si dimette) a cui si perdona tutto, anche di aver protetto i suoi ministri accusati di reati gravissimi come la pedofilia e non solo. Ma continuerà a portare la croce. Ma di quale croce starà mai parlando, se il suo Regno vanta 2mila miliardi di euro in proprietà immobiliari esentasse? Che coincidenza! E’ il debito pubblico italiano! No? Quindi i soldi ci sono, lo sappiamo tutti. Bisogna andare a prenderli. Capito?

Quel che succederà: un Gran Walzer, ché lèvati “Il Ballo delle Debuttanti”, ogni riferimento è puramente casuale. Bersani apre a Beppe ma Beppe sbatte la porta; Berlusconi apre a Bersani ma Beppe sbatte la porta; Beppe apre a Bersani ma Berlusconi grida “Ecco comunisti!” in un turbinìo senza fine ci sembrerà a un certo punto, ma poi come ogni destino di ogni trottola, la trottola si sfianca da sola e si ferma e stramazza più o meno nel punto dove aveva incominciato a girare: nuove elezioni in autunno.

In autunno i numeri cambieranno perché la paura fa novanta: abbiamo rischiato di vedere di nuovo un uomo in un mare di guai giudiziari alla guida del Paese, quando codice penale alla mano, non si sarebbe potuto neanche presentare come candidato a pulire i cessi di Palazzo Chigi, altro che farci le riunioni con i suoi compari tipo Gianni Letta, Dell’Utri, Scajola, Confalonieri e compagnia cantante (e non è solo un modo di dire, ci canta davvero con questi delinquenti). Chi non ha votato PD perché non voleva turarsi il naso, questa volta lo farà e lo faranno anche quelli che hanno votato Berlusconi per avere il rimborso dell’IMU: prendetevela nel culo, cafoni!

Quindi il PD avrà una maggioranza solida sia alla Camera che al Senato e forse potrà pensare davvero di dare una nuova identità all’Italia, guardando da Sinistra a sinistra, fatta di modernità, laicità, progresso, bene comune con lungimiranza, perché navigare a vista si deve quando si è in tempesta, ma poi arriva la quiete e bisogna guardare lontano, il più lontano possibile…

Franco Pancotto

Mediazione con il M5S !

Mi convince molto il commento di Alberto Albertini.
Il PD deve stanare quella parte di parlamentari del M5S che provengono dalla Sinistra, al limite anche facendo indicare a loro il nome del presidente del consiglio. Se impossibile, meglio il voto.
Comunque mai alleanze con Berlusconi o suoi portavoce.
Meglio perdere eventualmente le nuove elezioni che perdere la faccia e distruggere il partito.

INSTABILITA'

Il cambiamento politico consiste anche nello spogliare i problemi dalle incrostazioni speculative. È entrato nel linguaggio e nel credere comune che queste elezioni sono all'insegna dell'instabilità, dell'ingovernabilità. È solo una questione di punto di osservazione. Qual'è quello corretto? La volontà degli elettori, questi per un terzo esprimono volontà di conservazione e per due terzi volontà di cambiamento. È vero che questi due terzi hanno una visione diversa del cambiamento al loro interno, circa metà e metà, uno predilige la moralizzazione della politica mentre l'altro guarda con preoccupazione all'urgenza della situazione sociale. Due posizioni compatibili e integrabili. Chiunque, eletto, ha l'impegno di portare avanti le istanze degli elettori le quali sono innanzitutto: lavoro, potere d'acquisto, distribuzione del reddito, non certo assistere a battaglie per l'egemonia personale o politica.
Occorre considerare che un'azione volta a tagliare i costi della politica è un dovere morale ma irrilevante relativamente al debito pubblico che nel frattempo aumenta, ogni giorno, ogni minuto.
Non esistono ragioni tecniche o ideologiche perché i due terzi degli eletti non possano lavorare subito per ciò che gli elettori hanno chiesto con urgenza. Compromessi con i conservatori non farebbero che ripetere gli errori già commessi, meglio il ritorno alle urne. Chi se ne prende la responsabilità di fronte ai propri elettori?
Più che stupire irrita la mancanza di logica. Berlusconi si dichiara disposto a tutto pur di salvarsi: perché non gli è stato chiesto se per salvare il paese è disposto a cancellare le leggi ad parsonam? Questo avrebbe chiarito subito la sua reale posizione. La rimozione della questione Berlusconi è essenziale per riportare la dialettica politica alla normalità.
Altra logica sarebbe stata quella di mettere alla prova M5S col voto di fiducia a Bersani. I voti li hanno avuti, occorre stanarli, costringerli ad assumersi le conseguenti responsabilità.

Rossanda

Rossanda, come sempre, ha ragione. Ma quanto incidono le poche voci pensanti (anche lontane) di questa Italia?

germanozanzi@libero.it

Vigilanza popolare:
L' essenza della democrazia.

2 aprile 2013

L'Italia vive una fase politica difficile. Può, a buona ragione, essere paragonata al periodo degli "anni di piombo"? Certo condizioni diverse, ma similmente preoccupanti per insicurezza democratica e per prospettiva.
Se si riflette bene, senza ricorrere a terminologie allarmistiche, inutili e dannose, c'è da essere sul punto di raggiungere una condizione di preallarme democratico. Ci sono tutte le ragioni (economico-sociali e politiche) per capire il posizionamento della condizione generale del Paese, in uno stato di galleggiamento senza timone ne timoniere. Senza una “carta nautica” ed in mare aperto e burrascoso. Sopratutto, senza punti di comando. I comandanti “sono tutti consegnati” e non ci sono ordini per l'equipaggio. Cominciano sempre così le prime avvisaglie di crisi della democrazia: crescita delle disuguaglianze sociali; fluidità e imprevedibilità della politica.
Quando alla gente comune si chiede di scegliere chi votare alle elezioni, per quale progetto o modello di società, la gente lo fa con la convinzione che così è giusto e quindi, è convinta di farlo bene. Chi deve aiutare a farlo, mettendosi in gioco con il proprio progetto e proposta, non sempre lo fa e non sempre è credibile per farlo.
Eppure la gente sceglie anche quando si astiene dal voto o vota “sconosciuti”. Quando sceglie il “non voto”, sceglie di non giocare perché non sa a cosa gioca. Oppure, quando sceglie di tornare al voto e, rivotando, sceglie gli “sconosciuti”, lo fa perché li ritiene non implicati nei torti che essa ha ricevuto. Almeno in questo, è certa della scelta azzeccata. Ci prova, poi si vedrà.
Per la prima volta (ma sarà anche l'ultima spero) non mi richiamerò ad una parte politica in causa: vecchia o nuova che essa sia. Tutte hanno delle responsabilità della situazione di caos. Chi più chi meno, perché non
sono tutte uguali e non sono tutte da rottamare. Non farò alcun ragionamento che possa, in qualche modo, foraggiare il qualunquismo o la tirata dei remi in barca. Anzi, farò il contrario.
Richiamo qui il “bene supremo” della vigilanza popolare. Insostituibile come garanzia di difesa del bene comune della democrazia e della libertà. Quella vigilanza popolare storicamente invincibile: quella che crea il comando della nave e lo fa perché, quella funzione se l'è conquistata con lotte, esperienza e sacrificio. Le buone esperienze si possono ripetere. Anzi talvolta è proprio necessario.
Siamo già a questo punto di necessità? Si, lo siamo!
Il quadro più realistico che abbiamo di fronte è questo. Ciò che si è fatto sinora per dare un “ponte di comando” al Paese e risposte ai suoi cittadini, (evito di far cronaca del periodo) a far fronte alle gravi emergenze, non più nascoste e sconosciute, si è dimostrato non idoneo a trovare una strada.
Senza entrare nel merito delle poste in gioco; delle maniere rituali e non; degli strumenti indicati a trovare le vie del miracolo, e senza giudicare i personaggi che muovono i fili, si può dire che nessuna (alcune anche prevedibilmente e visibilmente inconsistenti e inefficaci) ci da alcuna possibile soluzione praticabile, almeno, non rispetto la gravità della fase.
Fare un governo, non è come comporre un Puzzle, per il quale basta avere pazienza e tatto visivo. Poi, i pezzi, vanno al posto giusto. Fare un governo occorre quel minimo indispensabile di omogeneità negli obiettivi. Non è così semplice per il caso italiano dove, gli obiettivi dell'uno sono inconciliabili con quelli di altri.
Quando la sopportabilità popolare, con evidentissime ragioni obiettivamente giustificate (cittadini in mancanza assoluta di reddito o anche solo indecoroso; imprese che chiudono i battenti con tutto ciò conseguentemente segue e con un sistema politico-istituzionale che non trova le risposte, la democrazia è debole e impotente e lascia lo spazio a logiche autoritarie. Ci sono già i sintomi di reazioni di regime. C'è chi vuole cambiare la Costituzione, per introdurre norme di accentramento dei poteri; chi - invece – vuole il 100% del consenso popolare, che equivale ad un potere senza controllo democratico. Non sono forse questi i primi vagiti della sostituzione di un potere costituzionale e democratico, con altro autoritario di regime?
Ora siamo al che fare. Nasce da qui. Da questo quadro, il mio richiamo alla necessità di una visibile vigilanza democratica del popolo che ha coscienza dello stato delle cose e dei pericoli in esse insiti.
La vigilanza, per quanto sia evidente un pericolo, non nasce spontanea. Ha bisogno di promozione, di una direzionalità culturale e politica. La gente in piazza (tanto per indicare una forma democratica di vigilanza) ci va se qualcuno chiama e denuncia l'incombenza di un evento drammatico.
Anche l'Europa, fortezza e baluardo di democrazia, così come l'abbiamo desiderata, non è ancora quella garanzia che Spinelli e altri fautori avrebbero disegnato.
Non ha saputo praticare quel coordinamento politico sovranazionale, mirato a ridurre le tensioni sociali, e favorire l'interesse dei suoi popoli. Ha udito solo la chiama dei mercati, sorda ad ogni altra sofferenza. Ancor anche molto visibile; dichiarata e protestata.
Non c' è stata alcuna comprensione e solidarietà per il popolo Greco, Spagnolo, Cipriota e non c'è ne per gli italiani che si incamminano sulla stessa strada.
La vigilanza popolare non è l'ultima spiaggia che ci resta ma se c'è, aiuta molto anche il resto.
Germano Zanzi

destra e sinistra, e Berlusconi sempre in campo

mi piace l'analisi e le conclusioni sul perchè abbiamo questa destra
interrogativi dalle non facili risposte, che forse chiamano in causa la natura del nostro paese, di come è nato ed è cresciuto .... nel novecento

ma cio' che credo più rilevante oggi è perche' c'è questa sinistra che per l'ennesima volta non appare lei presentabile e pronta a governare, ed ancora sempre trova occasione per dividersi

la sconfitta di bersani non ha solo origini nel partito comunista e nella sua fine

se posso avanzare una provocazione mi chiedo, ... cosa motiva sempre pezzi della sinistra a farsi una strada propria se poi l'esito è solo la testimonianza ? e quale testimonianza quella del 2013 .. con ingroia (sic !)
mentre i flussi consistenti e giovani andavano liberi e felici verso m5s
perche' sempre questo spirito di distinguersi per separarsi piuttosto che distinguersi per unirsi ?

e dentro il sindacato vedo purtroppo una deriva analoga ... con le dovute distinzioni, ma anche li' il rischio è palpabile, credo

troviamo le risposte a questo, e forse troveremo le risposte anche ad altro, in un paese che moderato-conservatore lo è sempre stato


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