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Garanzia Giovani, tempo di bilanci

21/09/2015

Il programma per favorire l'occupabilità dei giovani per ora non ha visto il coinvolgimento dei diretti interessati. Ma porre al centro i giovani potrebbe costituire la natura realmente innovativa della politica pubblica

Può sembrare ancora prematuro tirare le somme sull'attuazione della Garanzia Giovani a livello nazionale e regionale in Italia. È però fin da ora possibile ricostruire la natura dei processi di formulazione di questa politica che sulla carta ha lo scopo di contrastare gli alti tassi di disoccupazione giovanile e coinvolgere nel mercato del lavoro persone svantaggiate fin qui escluse, anche a causa della crisi economica. Lo facciamo facendo riferimento alle valutazioni raccolte attraverso interviste con decisori politici (ministero del Lavoro), sindacalisti (Cgil, Cisl e Uil), associazioni di categoria (Confindustria) e servizi di supporto all'impiego (Italia Lavoro).

Obiettivi e critiche sull'efficacia di Garanzia Giovani a livello nazionale

Garanzia Giovani (2014-2020) ha lo scopo di avviare un piano di lungo periodo per affrontare la disoccupazione giovanile con lo scopo di favorire contratti a tempo indeterminato, l'auto-imprenditorialità e contrastare l'esclusione sociale nelle regioni del Sud Italia. Un sostegno consistente per coloro che non lavorano e non studiano (Neet) è previsto, soprattutto attraverso percorsi di formazione professionale.

Lo scopo è equilibrare i processi di accertamento delle competenze a livello nazionale, favorendo l'auto-impiego. Inoltre, con Garanzia Giovani dovrebbe essere consolidata una riforma dei servizi di supporto all'impiego (come i centri per l'impiego), rafforzando le capacità di attori pubblici e privati nel coordinare reti educative (sostegno individuale e orientamento al lavoro, incentivi, migliori servizi per start-up) e favorire la mobilità inter-europea.

Nella fase di attuazione iniziale, Garanzia Giovani ha ottenuto un finanziamento di 6 miliardi di euro a livello nazionale. I primi 794 milioni di euro (294 per le regioni del Nord e 500 per quelle del Sud) sono stati allocati a livello nazionale. La politica prevede anche finanziamenti diretti a imprese e individui. Lo scopo di breve periodo è garantire l'impiego ai più giovani (fino a 24 anni) e migliorare le loro possibilità educative e lavorative nei quattro mesi tra la fine degli studi e l'inizio della potenziale disoccupazione. Secondo il ministero del Lavoro, Garanzia Giovani ha il vantaggio di essere un provvedimento universalistico e di «mettere sotto stress» i servizi pubblici per velocizzare la transizione tra scuola e lavoro o tra due lavori.

Le risorse fin qui stanziate sono state distribuite tra le regioni con più alti livelli di disoccupazione. I servizi di supporto all'impiego hanno specificato che l'ammontare inizialmente disponibile è stato di 1,7 miliardi di euro. Per arrivare ai 6 miliardi stabiliti, ai fondi europei (FSE), si aggiungeranno risorse a livello nazionale e regionale. Secondo la Cgil, le risorse sin qui rese disponibili sono inadeguate – soprattutto a livello locale.

Secondo i responsabili nazionali dei servizi di sostegno all'impiego (Italia Lavoro), dei 6 miliardi previsti, due sono stati inizialmente stanziati per finanziare la formazione professionale all'interno del programma. Il ministero del Lavoro e Italia Lavoro hanno puntato in particolare su tre politiche: lavori opzionali e occasionali (Loa); apprendistato e artigianato (Anva); Lavoro e sviluppo. Lo scopo sarebbe di restringere il gap tra lavoratori e imprenditori creando nuove opportunità in aree svantaggiate.

L'attuazione di Garanzia Giovani e la partecipazione degli attori nel processo di definizione della policy

Il ministero del Lavoro ha provveduto alla definizione di un Piano nazionale Linee di attuazione del programma Garanzia Giovani che viene gestito, una volta avvenuta la registrazione dei giovani, dai centri per l’impiego o dalle agenzie per il lavoro accreditate.

Il piano definisce i servizi minimi che vengono poi erogati a livello di centro per l’impiego e/o agenzia accreditata e coordina un sistema di monitoraggio. A livello regionale sono coinvolte le agenzie regionali, le municipalità, le scuole, le università, i servizi di sostegno all'impiego pubblici e privati, scuole professionali qualificate e consulenti privati, e le amministrazioni regionali sono responsabili dell’erogazione delle politiche attive. Ciò pone problemi di governance multilivello e di un possibile coinvolgimento diseguale di soggetti pubblici e privati. Come era prevedibile, soprattutto la Cgil ha sottolineato i rischi del coinvolgimento nell'attuazione di Garanzia Giovani di servizi privati all'impiego. Altrettanto prevedibile, Confindustria ha considerato positiva la possibilità prevista da Garanzia Giovani di una collaborazione rafforzata tra servizi all'impiego pubblici e privati. Rimane la difficoltà di gestire una politica multilivello integrata che per funzionare deve poggiare su un efficace coordinamento tra centro e periferia.

Le linee guida di Garanzia Giovani prevedono poi il coinvolgimento di rappresentanti dei giovani, sindacati e associazioni di categoria nella fase di definizione della policy. Il ministero del Lavoro ha confermato di aver ascoltato questi rappresentati nei tavoli di negoziazione iniziale. Aggiungendo però che i rappresentanti del target della Garanzia Giovani non hanno dato un «contributo rilevante» al processo di definizione della policy. D'altra parte, tutti i rappresentati sindacali da noi intervistati hanno sottolineato un basso coinvolgimento dei giovani svantaggiati nel processo di formazione di questa politica e più in generale nel contribuire alla definizione dei mezzi per contrastare povertà e disuguaglianza. Certo, il coinvolgimento dei giovani non è cosa semplice, ma di sicuro si potevano ipotizzare percorsi più inclusivi per rendere i giovani protagonisti di una politica potenzialmente innovativa.

Per ora, i giovani non hanno possibilità efficaci di partecipare e far contare le loro opinioni nei processi di formazione delle politiche. Di conseguenza, spesso altre persone definiscono i loro bisogni, agendo come loro sostituti, e decidendo il modo migliore per soddisfarli. I gruppi di rappresentanza giovanile sono sembrati frammentati e inefficaci. Spesso i rappresentanti dei principali sindacati nazionali hanno agito come loro sostituti. Tuttavia, anche una mancanza generale di coinvolgimento all'interno dei sindacati dei giovani svantaggiati è stata rilevata. E porre al centro i giovani, le loro aspettative e – perché no – il loro vissuto, potrebbe costituire la natura realmente innovativa della politica pubblica.

 

 

 

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Commenti

I veri scopi di Garanzia Giovani

Le vere finalità della c.d. Garanzia Giovani sono da tempo noti:
1) ripulire l'immagine dell'unione europea: in più occasioni "alti papaveri" sia del governo che delle regioni, sia pur sempre in riunioni a porte chiuse (a due di queste ho partecipato di persona), lo hanno candidamente ammesso;
2) introdurre i minijobs in Italia: l'esperienza raccontata dalla signora non è un'eccezione, ma la normalità che si intende diffondere ancor di più: non che ce ne fosse bisogno, ma esempi così estremi erano in genere confinati al lavoro nero. Con i tirocini (perchè di tirocini si tratta, non di lavoro dipendente) i giovani torneranno a confrontarsi con la "durezza del vivere" così tanto rimpianta dal figlio dell'amministratore delegato delle Generali, che fu ministro del governo Prodi e compagno di vita dell'europarlamentare "di sinistra" Barbara Spinelli

Garanzia Giovani

Vorrei mettere la mia testimonianza di mamma a disposizione di chi ha intenzione di affidare a Garanzia Giovani il futuro del proprio figlio per sottrarlo dalla strada e dalla disoccupazione.
Ho la percezione che qualcuno ha partorito questo geniale sistema di intascarsi i soldi europei dando ai giovani non solo poche briciole a babbomorto, ma l'assoluta consapevolezza che il mondo del lavoro è una giungla di umiliante sfruttamento senza regole.
Questo cappello, per introdurre il vacuum legis (nel più classico stile italico) o l'assenza di politiche attuative che accompagna Garanzia Giovani; infatti nel contratto si enumera una serie di regole, senza prevedere chi deve farle rispettare. Col risultato che l'unica garanzia la hanno quelli che si spartiscono i 6 miliardi di euro, mentre i nostri ragazzi vengono sfruttati dai privati a costo 0, per oltre 10 ore al giorno, in orari fuori contratto, senza riconoscimento di straordinari, pagati dalla regione un prezzo che definirlo sfruttamento è un eufemismo, 3,57 € l'ora!
Non solo! I ragazzi sono ricattati, da una parte, dal datore (i padroni del bar-tavola calda dove lavorava mia figlia le urlavano che lei doveva lavorare quando e come dicevano loro senza lamentarsi e senza rispondere, cosa che lei non faceva essendosi letta, a differenza loro, i termini del contratto), che si fa le regole a suo uso e consumo, dall'altra dalla Regione, che fissa dei vincoli di ore massime, orari limiti, tariffe da fame senza controlli.
In più, se il ragazzo effettua più ore delle 140 massime ammesse mensilmente, l'agenzia intermediaria (SAIP) tra Regione e Giovani fa compilare ai ragazzi moduli aggiustando l'orario per non far comparire il maggiore orario di lavoro svolto, poiché la regione non paga e non permette le eccedenze...E quindi?
E quindi le ore in più chiedile al datore, dicono al SAIP.
Con quale arma contrattuale?
Con quale garanzia che lo straordinario sia effettivamente riconosciuto e come tale pagato?
Con quale faccia devono rivolgersi all'onesto privato esigendo il dovuto?
Sono stati forse formati e informati, i nostri ragazzi, sui diritti dei lavoratori?
Hanno un minimo di capacità contrattuale?
L'unica arma che hanno i giovani è denunciare, ma a chi, se il preposto della Regione è il primo a non farsene carico?
A fronte delle ore reali firmate dal datore sul foglio presenze, il prezzo pagato per il lavoro extra e notturno a mia figlia è qualcosa di ignobile, aberrante: 2,88 €/ora. Senza contare che tutte le mance raccolte in due mesi (qualche centinaia di euro), un giorno che lei non doveva lavorare, sono sparite dal cassetto senza che le fosse detto e dato niente, se non 20 € dopo aver reclamato la sua parte.
Ma l'unica strada che mia figlia ha intrapreso, per rispetto della sua dignità ed onore, è stata la rinuncia a completare i 6 mesi di lavoro previsti. E ancora sta aspettando le briciole disposte dall'amministrazione regionale per i suoi unici due mesi di lavoro riconosciute (giugno e luglio, perchè ad agosto l'esercizio chiuso per 15 giorni non le ha consentito di raggiungere le 98 ore minime ritribuibili).
Parlando con l'assessore all'ambiente del comune di Aprilia di questa esperienza, la sola cosa che ci siamo sentiti rispondere è che <questi giovani devono fare la gavetta>!
Se questo è la garanzia per i giovani, se questo è l'esempio di cosa ti aspetta fuori dalla famiglia e dalla scuola, se questa è scuola di vita, di onestà, di rispetto...mi vergogno di essere un adulto italiano.
Ad ogni modo, noi ne siamo usciti vincitori da questa esperienza da incubo: mia figlia si è iscritta all'università, io avrò la soddisfazione di avere una figlia disoccupata con cognizione di cosa sia la nostra società.

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