I dati indicano che il peggio probabilmente è passato. Ma anche che il meglio che ci possiamo aspettare è una mini-ripresa "da prefisso telefonico" trainata solo dall'export
Nell’ultimo mese il premier Enrico Letta e il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni hanno sostenuto in più occasioni che l’economia italiana è uscita dalla recessione e la ripresa è già iniziata, facendo riferimento a dati congiunturali positivi [1]. Analizziamo gli ultimi dati congiunturali sull’economia italiana, per cercare di capire se ci sono effettivamente dei segnali di ripresa o se il governo sta cercando di stimolare l’economia tramite l’ottimismo (una strategia di dubbia efficacia, tuttavia è stata spesso perseguita da governi di diversa ispirazione in tutto il mondo).
Le previsioni Ocse sul Pil
Secondo le previsioni diffuse dall’Ocse a settembre il Pil italiano continuerà a contrarsi per tutto il 2013, anche se più lievemente rispetto alla prima parte dell’anno, con un -0,4% nel terzo trimestre e un -0,3% nel quarto (tassi annualizzati). Secondo l’Ocse, dunque, la ripresa annunciata per la seconda parte dell’anno non si è materializzata nè lo farà, la recessione durerà per tutto il 2013 e finirà, casomai, nel 2014.
La produzione industriale
Gli ultimi dati sulla produzione industriale, relativi ai primi sette mesi dell’anno, evidenziano un trend negativo che per ora non si è fermato. Il dato più recente, relativo a luglio, è ancora negativo (-1,1% destagionalizzato). Tuttavia gli ordinativi, indicatore tradizionalmente considerato anticipatore della dinamica economica, sono aumentati per tre mesi di fila negli ultimi dati disponibili (cioè tra marzo e maggio 2013). Questo aumento è dovuto all’incremento degli ordini dall’estero, mentre gli ordini interni sembrano non aver interrotto la loro discesa (Figura 1). Probabilmente l’aumento degli ordinativi esteri è stato causato dall’accelerazione della ripresa in Usa e Giappone e dall’uscita dalla recessione della Germania (dato che i paesi emergenti sono per ora in fase di rallentamento).
Figura 1 – Italia, produzione industriale e ordinativi (valori costanti destagionalizzati, 2010 = 100)
Fonte: Elaborazione propria su dati Istat
Per capire meglio cosa sta succedendo può essere utile guardare ai dati sulla Lombardia, il “motore industriale” italiano e regione leader per le esportazioni industriali. Gli ultimi dati (diffusi da Unioncamere Lombardia) indicano che in effetti la produzione industriale lombarda è tornata a crescere nel secondo trimestre 2013. I dati positivi hanno riguardato fatturato e ordini dall’estero, mentre gli ordini interni sono ancora in calo.
Figura 2. - Produzione industriale in Lombardia – variazioni trimestrali (asse sinistro) e indice (asse destro)
Fonte: Elaborazione propria su dati Unioncamere Lombardia
Fiducia e aspettative
Oltre che negli ordini industriali dall’estero, segnali positivi possono essere riscontrati anche nei sondaggi Istat sulla fiducia e le aspettative delle famiglie. Dopo un lungo periodo di calo, in primavera è stato riscontrato un forte miglioramento dei giudizi soggettivi delle famiglie intervistate. Si può ipotizzare che la formazione del nuovo governo e la promessa di politiche per la crescita abbiano giocato un ruolo. In effetti il cambiamento non sembra essere stato graduale ma brusco, come se fosse stato causato da un evento in particolare.
Figura 3 – Risultati dei sondaggi presso le famiglie (2005 = 100)
Sta davvero arrivando la ripresa?
Gli annunci di Letta e Saccomanni non sono completamente infondati. Ci sono in effetti dei dati che sembrano indicare che la forte recessione iniziata nel secondo semestre 2011 potrebbe finire nei prossimi mesi. Tuttavia parlare di ripresa non sembra appropriato. I segnali positivi infatti, al di la delle aspettative soggettive, vengono soltanto dalle esportazioni e probabilmente sono stati causati dall’accelerazione della crescita in Usa, Giappone e Germania. La domanda interna continua a calare, e difficilmente riprenderà a crescere, considerando le politiche fiscali restrittive ancora in atto. Queste potranno forse essere alleggerite, ma difficilmente verranno sostituite dalle politiche espansive che sarebbero necessarie ad avviare una vera ripresa, dato l’orientamento di politica economica vigente e i vincoli che l’Europa si è auto-imposta.
Il miglioramento del saldo commerciale esterno non sembra al momento in grado di controbilanciare pienamente la discesa della domanda interna, perchè il suo peso sul Pil è nettamente inferiore. Nel 2012 l’Italia è tornata ad esportare più di quello che importa, e nei primi sei mesi del 2013 l’avanzo si è ampliato. Le esportazioni sono arrivate ad un valore pari al 30% del Pil. Tuttavia il saldo netto con l’estero ammonta a circa l’1% del prodotto, e di conseguenza il valore complessivo della domanda interna è pari al 99% del Pil, di cui l’81% è riconducibile ai consumi (pubblici e privati). È vero che già nei primi tre trimestri del 2011 le esportazioni sono state in grado di generare una (debole) ripresa, ma in quel frangente consumi interni e investimenti si erano temporaneamente stabilizzati, non erano ancora in contrazione. Nel contesto attuale per trainare da solo la ripresa, senza un miglioramento (perlomeno una stabilizzazione) sul fronte dei consumi interni, l’export dovrebbe crescere a ritmi notevolmente elevati, uno scenario poco plausibile dato l’attuale contesto europeo e mondiale. In realtà l’outlook economico globale è molto incerto, quindi non è neanche detto che le esportazioni continueranno a crescere ai ritmi di questi mesi.
Lo scenario più ottimistico che si può disegnare per il prossimo futuro, quindi, è di uscita dalla recessione nei primi mesi del 2014 con una ripresa debole, “da prefisso telefonico” o poco più, determinata da una stabilizzazione della domanda interna e da una sostenuta crescita dell’export (la cui probabilità dipende ovviamente dall’evoluzione del contesto internazionale).
[1] Secondo Saccomanni “siamo tecnicamente in quello che si chiama punto di svolta del ciclo” e “il processo di ripresa è in corso”. Letta conferma che “ci sono tutti i segnali”. Le dichiarazioni sono tratte da questi articoli:
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