Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito
alter
capitali
italie
globi

Tutte le ombre del voto europeo

10/06/2014

Lo spostamento a destra del Parlamento europeo ha di fatto annullato lo spazio politico per la candidatura di Tsipras a guidare la Commissione Ue. Mentre in Italia è fallito l'obiettivo della Lista Tsipras di utilizzare la campagna elettorale come un cantiere per tentare una riunificazione di tutti i frammenti delle sinistre radicali

Il mio giudizio negativo dell’esito delle elezioni europee ha suscitato una serie di cortesi contestazioni che mi obbligano a riflettere e precisare. Ingenerosa è apparsa soprattutto la mia critica alla gestione della Lista Tsipras, che ha mobilitato molte forze da tempo paralizzate o anche nuove, fino a superare lo sbarramento del 4 per cento, pur nel silenzio opposto da tutti i media.

Tuttavia mantengo un giudizio sfumato. Il primo obiettivo che la Lista si era posta era di svolgere un ruolo nell’elezione del presidente della Commissione europea; per questo occorreva un successo politico assai più ampio, raccolto in diversi paesi, lavoro che non è stato neanche cominciato. Fuori dalla Grecia e dall’Italia le forze delle sinistre radicali hanno continuato a presentarsi ognuno con la propria sigla, impegnando semplicemente i propri eletti a far votare Alexis Tsipras come presidente, quando sarà venuto il momento. Di più, la previsione di un testa a testa fra Juncker e Schulz è caduta per l’avanzata delle forze di centrodestra e di destra estrema nell’intero parlamento, e siamo già a una diversa interpretazione dei trattati perché il Parlamento europeo vuole essere non solo l’elettore (a maggioranza qualificata), ma l’organismo che propone gli eleggibili, mentre la Germania esige che questo sia il Consiglio degli stati europei.

E qui gioca la mia convinzione, sviluppata dopo le elezioni cui concorremmo come Manifesto nel 1972, senza ottenere nessun seggio e disperdendo circa seicentomila voti: è utile partecipare alle elezioni in un sistema rappresentativo solo dopo aver bene calcolato il rapporto fra le forze in campo. La sinistra partiva dalla premessa che il candidato del centrodestra, Juncker, sarebbe stato superato da quello socialista, ma Schultz è stato abbattuto dallo spostamento a destra del Parlamento europeo. Lo spazio politico per la candidatura di Tsipras a guidare la Commissione europea si è così annullato. Sul fronte italiano, il secondo obiettivo che si poneva la Lista Tsipras era di utilizzare la campagna elettorale come un cantiere per ricostruire attorno a una nostra Syriza una unificazione dei frammenti delle sinistre radicali. Questo secondo obiettivo avrebbe presupposto una discussione responsabile ma aperta dei maggiori punti di consenso e dissenso nell’arcipelago a sinistra del Pd, ma questo non è stato nemmeno tentato, ogni discussione essendo giudicata pericolosa ai fini della raccolta dei voti. Per cui a elezioni concluse il quadro italiano è rimasto quello di prima. Perdipiù ostacolato dal clima diffuso dai grillini, per cui la Lista Tsipras doveva essere indenne da qualsiasi residuo della vecchia politica, inclusi i moltissimi consiglieri comunali, anche dei comuni minuscoli. Con il risultato di aver disperso un grande serbatoio di esperienze, difficile da accusare di formare la famosa “classe politica privilegiata e separata dalla gente”. E lasciamo perdere l’orientamento dei dirigenti più noti di sottrarsi esplicitamente a un’elezione per cui chiedevano il voto, una scelta dovuta allo scrupolo di abbattere ogni sospetto di essersi dati da fare per sé – salvo poi cambiare idea a voto avvenuto – dando all’elettore l’ennesima prova di non contare nulla.

Alle “larghe intese” in arrivo al parlamento di Bruxelles si opporranno anche i Verdi europei, ma non si vedono ancora tentativi di convergenza tra loro e la sinistra.

Mantengo anche il rifiuto di considerare Matteo Renzi un candidato di sinistra. La sinistra non si misura se non nei contenuti e nel metodo. Non hanno nulla a che fare con la sinistra la propensione del giovane segretario del Pd di essere un uomo solo al comando assieme ai suoi fidi, né il merito delle sue proposte, sempre ultimative. Così è quella di avere rapidamente una legge elettorale, l’Italicum avendo difficoltà a passare, anche di fronte alle indicazioni della Corte costituzionale, così sono le riforme del mercato del lavoro delineate nel Jobs Act, che liquidano fin dall’inizio il contratto a tempo indeterminato in un mare di precariato, più volte ripetibile, così è l’intenzione di passare la formazione del Senato dalla elettività alla designazione da parte delle maggioranze regionali. “Tutto e subito”, dichiara Renzi, “ci metto la faccia”, ma non per caso quel che egli propone non si realizza nei tempi previsti, poiché implica di fatto delle modifiche nello spirito e nella lettera della Costituzione. La confusione non è poca e finirà col rafforzare la diffidenza verso la politica, non meno che del curioso argomento “non sono d’accordo con Renzi ma auguriamoci che non fallisca nei suoi intenti, perché non c’è alternativa”.

Così il “trionfo” sventolato in Italia dalle forze che si autodefiniscono di sinistra non ha avuto alcun effetto sugli equilibri europei, ha semmai rafforzato l’importanza tedesca e quella della Nato. Lasciando irrisolti tutti i problemi di quale Europa si sarebbe dovuta ottenere: oggi come oggi non si vede come invertire la scelta dell’austerità, che pure fa soffrire non solo i paesi dell’Europa del sud. Le sole voci che moderatamente gli si oppongono sono quelle, appunto, di una Syriza forte in Grecia ma isolata e quelle, non senza ambiguità, del governatore della Bce, Draghi.

E non parliamo delle irresponsabili nostalgie di guerra fredda, a direzione americana, tedesca e polacca, emerse dal nodo ucraino, proprio nei giorni in cui si celebra lo sbarco in Normandia.

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti

Lista

nono quando si va a chiedere il voto agli elettori gli elettori hanno tutto il diritto di dire che la cosa non è gradita, e chi chiede avrebbe tutto il dovere di tenerne conto, anziché fare il supponente.
Qui nessuno pretende le leccornie da gourmet. Ma una scelta senza ombre per una politica sociale decente (che non è il reddito di cittadinanza) e la pattumiera una votla per sempre dell'attuale calabraghismo davanti al principale distruttore del nostro welfare e della nostra Costituzione, il PD, quello sì sarebbe il minimo pane nero da proporre nel menu, altro che sofismi e cerchiobottismi per cui addirittura ci si presenta sotto il nome di un candidato alla Commissione e poi si fa cmapgan neppure tanto velatamente per un altro...

Articolo stravagante

Parte da una constatazione, cioè la vittoria dei movimenti di estrema destra, e svolge alcune considerazioni, ma non si pone la domanda che davvero conta: perché le destre hanno vinto?

Lista Tsipras

A tutti i critici ed ipercritici della Lista Tsipras come la Rossanda: Leggete questa riflessione che ci manda Massimo Torelli coordinatore nazionale e vi renderete conto di tutte le difficoltà, errori compresi,
che troviamo ad affrontare ma che cerchiamo di superare con il lavoro di tutti i giorni.

Altra cosa invece è la critica supponente da parte di chi dall'esterno e senza aver dato alcun contributo, ha la pretesa che tutto sia fatto alla perfezione.
Io non sono per niente certo che ce la faremo conoscendo la storia della sinistra costellata purtroppo di tante sconfitte e di infinite diatribe.
Altro però oggi non saprei che fare se non impegnarmi per evitare che si verifichino ancora una volta questi esiti infausti
e che le sconfitte passate servano almeno da monito per non ripercorrere le stesse strade.
La posizione della Rossanda purtroppo, intrisa di un preventivo disfattismo, mi sembra quella di un'aristocratica piuttosto che di una militante politica che pretende che qualcuno gli porti in tavola la
minestra scodellata e guai se il sapore non è perfetto.
Io fossi in lei, prima di giudicare, aspetterei di vedere come vanno le cose o meglio ancore impegnandomi in prima persona per farle andare nella giusta direzione.
Questo con tutto il rispetto per una grande compagna che ha segnato in modo assolutamente positivo la storia della sinistra dal dopoguerra ad oggi.

________________________________________________________________________


L'altra Europa con Tsipras ha preso il 4.03% dei voti alle europee ottenendo 3 parlamentari. Che bello, no anzi: che brutto... A vedere cosa è successo dal giorno dopo le elezioni e da cosa sta succedendo in questi giorni con il caso Spinelli viene da dire che brutto...
Dirò in modo semplice e chiaro come la penso per poi andare avanti. Penso che se la grande forza dei garanti e di chi ha messo in piedi il progetto della lista sia stato un accorto equilibrio tra lavorio dietro le quinte e dibattito pubblico (magistrale quel “SEL da sola sarebbe un forma di omicidio suicidio della sinistra” rivolto a Vendola), in questo caso l'errore sia stato quello di non far arrivare all'esterno le difficoltà e i problemi, nel non rendere pubblico un passaggio, ma di renderne note le conclusioni e di dover poi stare a spiegare l'accaduto. Se in base al risultato elettorale complessivo si riteneva che quell'impegno a non accettare il seggio dovesse essere da ripensare in base a considerazioni politiche (la Spinelli di certo non è una tronista) allora quel ripensamento doveva essere frutto, oltre che di una preventiva riflessione personale, di un dibattito pubblico, il ripensamento di un'intera comunità che avrebbe avuto in questo modo un ulteriore modo di crescere e formarsi come tale.

Per essere altrettanto chiaro: parlo di dibattito pubblico, di prese di posizioni e di confronto. Ho sentito in questi giorni alcuni deliri burocratizzanti sul come decidere: stupidaggini. Si fa per alzata di mano in un'assemblea nazionale? Chi ci va? Rappresentanza ponderata? Su quale “base di iscritti”? Domande analoghe su espressioni prive di senso tipo “decidano i territori!”... sì... ok... come? Non si tratta di prendere una decisione in sei mesi ma in 15 giorni (e già son troppi) quindi rimaniamo su cose reali.

La realtà è quindi che un progetto politico pensato da pochissimi e gestito da pochi con la partecipazione di moltissimi, organizzati e non, è riuscito a portare a casa il risultato: ci siamo presentati insieme alle elezioni europee ed abbiamo eletto dei nostri rappresentanti.
Al netto di qualche errore e delle molte difficoltà una volta tanto possiamo dirci: sono andato a votare, non ho buttato il mio voto nel cesso e ho fatto una campagna elettorale bella e che è servita veramente. Certo ho litigato con quello e a quell'altro gli puzza un po' il culo, però abbiamo vinto insieme.
Penso quindi che seppur siano giuste le discussioni e le critiche (il mio giudizio sulla vicenda non è certo positivo), ed è ovvio che il casino della vicenda non aiuta nessuno (nessuno), le tifoserie che si sono create in questi giorni sono una cosa indegna di noi tutti. L'esistenza delle tifoserie è anche conseguenza della mancanza di quel dibattito di cui dicevo prima: essendo una cosa importante e mancando altro da fare allora la gente si arrovella e si attorciglia sull'argomento. Abbiamo parlato per 3 mesi di Europa, di sinistra europea e di politica: quella vera, quella che discute e litiga sul come fare le cose ma che ragiona e si interroga su come cambiare assieme l'esistente. Per tre mesi abbiamo respirato un'aria più pulita, diciamocelo e ricordiamocelo. Adesso siamo ricaduti nel nostro piccolo provincialismo. È una responsabilità collettiva che gli errori fatti, da parte tutti i coinvolti, hanno contribuito a costruire.
E quindi tutti a casa? Nemmeno per sogno.

Nel bilancio provvisorio di questa esperienza dobbiamo metterci il bello ed il brutto per analizzarli ed andare oltre assieme, non per vedere qual'è il piatto più pesante e chi ci ha messo di più nell'uno o nell'altro: fra i tanti ipercritici della primissima e dell'ultimissima ora ci sono tanti che dicono “io avrei fatto così o cosà” … e però se questo progetto politico è il primo che dopo tanti anni di sconfitte e di parabole discendenti in termini di partecipazione e di gioia del partecipare, ha segnato un'inversione di tendenza vuol dire che chi sapeva cosa fare e come farlo non l'ha fatto, ergo non sapeva proprio fino in fondo come farlo, no?
Quindi, per favore, giuste, ed in parte condivisibili, le critiche ma fatte con l'umiltà e l'onestà intellettuale di chi negli ultimi dieci anni non ne ha azzeccata una, di chi, stando sempre a guardare le organizzazioni politiche da fuori, non è stato in grado di portare un mutamento come invece è accaduto con questa avventura. Critiche accompagnate da proposte, critiche non fatte con l'atteggiamento di chi è lì che aspetta un passo falso (e questa vicenda è stata un enorme passo falso) per pareggiare non si sa quale punteggio immaginario.

Con calma e gesso quindi ragioniamo di cosa abbiamo e di cosa vogliamo.
Abbiamo avuto sabato 7 un'assemblea in cui, nonostante tutti i problemi di cui sopra, c'è stato un clima positivo, civile.C'è stata tanta “autocoscienza” collettiva e tanti desiderata e “vorremmo”, “c'è bisogno”. Va bene: nelle prime fasi di un processo è naturale avere poche proposte concrete prendiamo quindi la spinta in positivo per andare oltre l'autocoscienza ed i desideri.
Abbiamo un gruppo parlamentare in Europa che nei prossimi giorni incomincerà a lavorare: il lavoro dei nostri parlamentari deve essere per noi essere oggetto di dibattito pubblico, di formazione per noi. Quanti sanno veramente come funziona, politicamente, il parlamento europeo? Quali le difficoltà, quali le battaglie al di là dei grandissimi temi? Ecco su queste cose dovremmo incominciare a costruire la nostra comunità politica: formandoci e utilizzando questo dibattito per tirare un po' fuori la testa da questioni politiciste e provinciali che inevitabilmente ci seguiranno a lungo. Non si tratta infatti di liquidare come inesistenti o poco importanti questi problemi, ma piuttosto di riuscire ad affrontarli avendo costruito nel frattempo un convivere comune che ci permetta di dire “ora entriamo in quella stanza da compagni, si litiga si urla e si strepita perché la politica è anche passione, ma quando ne usciremo saremo più compagni di prima”.

Allo stesso tempo dobbiamo un po' organizzarci. Questo organizzarci però non può e deve essere una mania gerarchizzante che sposti il dibattito locale da “facciamo una cena di autofinanziamento e dibattito” a “chi è il coordinatore e chi va Roma”, che sarebbe la nostra morte. Ci conosciamo, conosciamo i polli che siamo, quindi non cadiamo in questo errore. Sarebbe un errore anche perché nella retorica del “uniamoci” c'è sempre la sottintesa illusione che questo uccida le strutture organizzate preesistenti (e per chi ne fa parte diventa l'illusione di uccidere l'organizzazione di quell'altro prima della tua per poter dire io tot anni fa avevo ragione e te no, gnè gnè gnè) e che questo partiticidio sia una cosa possibile e senza conseguenze.
Ma i partiti cambiano, chiudono e nascono in base alla forza del loro progetto politico, non perché qualcuno li ammazza. Chi crede quindi che questo progetto debba avere forza, gli dia forza. Punto. In politica, come nella vita, l'astio non serve.
Dobbiamo quindi costruire una nuova cultura politica, rinnovarla generazionalmente e innovarla in modo rivoluzionario dal punto di vista di quale modello delle relazioni umane vogliamo che si basi la nostra comunità. Questo è un lavoro che è intellettuale prima ma che è poi personale (e quindi politicissimo) per ciascuno di noi. Abbiamo bisogno di una summer of love della sinistra italiana.


To: operativo-lista-tispras-

Per andare dove?

Ancora una volta -ma non è un caso!- ti condivido, Rossana. La gestione di tutta la vicenda "Tsipras" italiana è la dimostrazione di quanta scarsa capacità di analisi abbia ormai la "sinistra" (ed escludo da questa tutta quella roba che ruota dentro il PD) e di come sia improbabile che essa rappresenti una alternativa credibile allo sfascio che c'è nel nostro (e non solo) continente.
E poi, tanto per restare in argomento, mi piacerebbe sapere quale posizione ha la lista Tsipras in merito alle grandi questioni internazionali, dalle quali non è possibile non esserne contaminati.

Lista Tsipras

Sono daccordo con Paolo. La Rossanda il documento forse non lo ha neppure letto perchè
è incorsa in più di un infortunio.Anche quando dice che la Spinelli non doveva cambiare idea
sbaglia. A mio parere invece l'errore ( suo e di Ovadia ) è stato invece quello di presentarsi come candidata dicendo da subito che al parlamento europeo non ci sarebbe andata.
Avrebbe potuto, se non voleva andarci, rinunciare dopo adducendo un qualche motivo e la cosa sarebbe stata meno grave.
Speriamo comunque di non impiccarci di fronte a questo problema come tanta stampa renziana vorrebbe, superandolo senza
lacerazioni.
C'è ben altro da fare e soprattutto c'è tanto da lavorare per impostare un programma per una transizione verso un
diverso modello di sviluppo che veda il lavoro funzionale ai bisogni di tutti noi e non finalizzato al solo profitto.
A questo proposito una critica la voglio fare alle tesi di un'Altra Europa. Brevemente perchè il discorso sarebbe lungo.
Sull'economia vedo delle ricette intrise di un keynesismo acritico che credo essere oggi fuori dal mondo per due motivi.
Il primo perchè oggi non vi sono neppure lontanamente le condizioni che negli anni '30 permisero
i colossali investimenti (sia pure in deficit) necessari letteralmente a "costruire" gli Stati Uniti quali oggi ci appaiono.
Manhattan all'epoca era una penisola di pescatori con un paio di grattacieli.Senza contare poi gli altrettanto colossali
investimenti in armi per la 2a guerra mondiale che furono decisivi per il rilancio dell'economia.
Il secondo motivo (allora totalmente inesistente) è che il pianeta Terra si può distruggere una volta sola. Due no.
Tutto questo al netto del fatto che Keynes voleva (e ci riuscì) far uscire il mondo capitalistico dalla più grave crisi
registratasi fino ad allora. Non certo quella di portare (come si diceva allora) il proletariato al potere.
Spero che la sinistra italiana si renda conto che quelle ricette sono irripetibili e costruisca una concezione ed una pratica
politica diversa per tentare di uscire da questa crisi con un mondo totalmente diverso da quello lasciatoci dal buon Keynes.
Piero













gli obiettivi

Più che altro, ma sul serio Rossanda pensava che la candidatura di Tsipras fosse un realistico assalto alla Presidenza della Commissione? Ma, almeno dare una lettura veloce al documento congressuale della Sinistra Europea...

Un'idea per il presente e l'avvenire delle workings classes.

E' possibile ricominciare ... da tre e guardare/pensare al futuro/domani, principalmente, delle variegate moltitudini del lavoro subordinato ?
Si può. Un argomento.
=================================================================================================================
G i u g n o 2 0 1 4 L e t t e r a a p e r t a, p e t i z i o n e
Ottenere una legge della Repubblica Italiana ( ...... e poi una Direttiva dell’ Unione Europea ) che stabilisca la settimana lavorativa legale, di trenta ore settimanali, senza diminuzione della retribuzione, ai valori correnti........ e relativo adeguamento nel tempo.
Lavorare meno lavorare tutt*.... per lavorare meno e..... lavorare tutt*.
Nella situazione storica presente ( Acciaierie di Terni; Fiat di Pomigliano e Termini Imerese ... ma ci sono decine di aziende in Lombardia, Italia, Repubblica Ellenica, Spagna, Francia ed altri luoghi dell’Unione Europea e non solo in condizioni simili ) molte direzioni aziendali hanno annunciato, o annunceranno licenziamenti; inoltre con tutte le varietà di contratti a tempo determinato, partite IVA coatte, migliaia di persone vivono e vivranno sempre di più in una precarietà più estesa.
Che fare ? Un’antica strada ma sempre buona, dei movimenti organizzati del lavoro dipendente, aveva nei suoi cartelli alle prime evidenze la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro; dalla metà dell’ottocento la giornata lavorativa di otto ore fu la bandiera dell’emancipazione-liberazione e della dignità del lavoro subordinato. Sembrava un obiettivo “utopistico ed improponibile” perchè in molti settori si lavorava f i n o a q u i n d i c i o r e a l g i o r n o e p i ù.
Ed ora dopo più di un secolo? L’ultima volta che fu ridotto l’orario di lavoro nella Repubblica Italiana fu nel 1969, da 48 a 40 con il contratto dei metalmeccanici (...e £ 100.000 d’aumento).
E d o g g i , d o p o q u a s i m e z z o s e c o l o ?
Solo una grande unione di tutto il lavoro dipendente potrà ottenere la riduzione generalizzata della settimana lavorativa a t r e n t a o r e s e t t i m a n a l i senza diminuzione della retribuzione (inoltre,... così si introdurrebbe, [ nei settori che operano sulle 24 ore - 365 giorni l’anno] , al posto dei turni di otto ore per 3 = 24h, turni di sei ore e quindi 6 x 4 = 24h ):
piccola-media-grande azienda; azienda pubblica-azienda privata; dal manovale all’ingegnere; lavoratori-lavoratrici; dipendenti a tempo indeterminato e a tempo determinato; dipendenti stanziali, dipendenti migranti; Solo una grande unione potrà realizzare in un futuro questo obiettivo (.....dipenderà da noi quanto .... a breve, media o lunga scadenza), sapendo che il futuro degli esseri umani per molti aspetti è nelle loro stesse mani e che polli fritti (... e/o altre cose ...) non cadranno dal cielo direttamente in bocca.
Va da se che, tra gli altri, obiettivi connessi sono:
Leggi della Repubblica iTALIANA ( e poi direttive dell’Unione Europea):
C I N Q U E settimane di ferie (7x5) annue per t u t t i i s e t t o r i;
C O M I C (contratto unico m i n i m o intercategoriale per quanto riguardi i d i r i t t i.....).
S M I C ( salario minimo intercategoriale nella Repubblica italiana; [nella Repubblica Francese c’è già]; non solo nel settore pubblico; € 8,50 l’ora netti; la retribuzione mensile da aggiornare ai valori attuali: € 1.400 il minimo, € 14.000 mensili la retribuzione massima sia per l’attività lavorativa sia per la retribuzione differita cioè la pensione, ovvero il Presidente della Repubblica Italiana il massimo, tutti gli altri in modo decrescente) e poi direttiva dell’Unione Europea con criteri analoghi; non aumento dell’età per ottenere la retribuzione d i f f e r i t a, cioè la pensione (quarant’anni di lavoro sono pochi ?????).
La presente lettera aperta appello e le relative firme verranno inviate di volta in volta a qualsiasi organizzazione, politica, sociale, sindacale che abbia interesse alle sorti delle moltitudini del lavoro subordinato in Italia e non solocon l’invito che scrivano nero su bianco e questo vi rimanga a tempo indeterminato nei loro programmi, la riduzione generalizzata della settimana lavorativa legale a t r e n t a o r e s e t t i m a n a l i ed anche la promozione di una legge d’iniziativa popolare e le azioni ai vari livelli che suggerirà l'intelligenza e il contesto.
Per aderire sito:trentaore.tk (ed anche a ernesto.sattaneo@alice.it con le generalità, lavoro e residenza)

Gramsci l'aveva detto.....

Grazie Rossana per le chiarificazioni puntuali: il tuo modo di analizzare gli eventi, i dati di fatto e di prevederne gli andamenti attraverso gli 'attori' che se ne assumono la parte sulla scena, salvo poi andare a modificare atteggiamenti e comportamenti per opportunismo, deve insegnare che fare politica è una cosa molto seria, che riguarda il destino dei cittadini, le vite umane. Su Renzi pienamente in sintonia: ricordare con una corona sulla tomba di Ho Chi Minh il suo corregionale La Pira o dare carta bianca al Presidente di Cina sulle nostre imprese, per via del mercato, cancellando, alla cinese appunto, ogni diritto del lavoratore, mostra una incredibile fretta a non essere contestato travolgendo gli altri in un delirio che nulla ha a che vedere con il 'nuovo', solidamente fondato e con radici. Gramsci puntava sul ruolo degli intellettuali in politica e sulla funzione del linguaggio, che a questi livelli deve contenere aspetti stessi della verità. Bene hai fatto ad usare il termine 'arcipelago', alla Nono, appunto, così bisogna arrivare a fare nella comunicazione, come nel suo PROMETEO!
I duri colpi al personale di Alitalia che il nuovo proprietario arabo sta infliggendo è ripresa netta dei moduli alla Fiat-Marchionne via, con rispetto zero per lavoratori e loro famiglie. Grazie. Ilia

commento alla Rossanda

Condivido la sostanza di quanto dice la Rossanda. La lista Tsipras è stata improvvisata e senza autentico respiro politico. L'ineffabile Gennaro Migliore lo ha detto chiaramente: è stata una "lista di scopo", tanto per tornare a mettere piede a Bruxelles. Inutile dire che a sinistra di Renzi ci sono "praterie", se poi da anni non riusciamo a riempirle. Proponendo solo cose raccogliticce come Sinistra arcobaleno, Lista Ingroia, appunto Tsipras, ma si pensi anche a Alba o simili. La verità è che dopo il 2007, cioè dopo la nascita del PD, non c'abbiamo capito niente. La vicenda di SEL è emblematica; è il vero grande assente della politica italiana. Senza progetto, senza un'idea della sinistra e dell'Italia, senza scopo. Quando Andrea Colombo (de "Gli Altri") dice che SEL è solo un "comitato elettorale" per piazzare il ceto politico di SEL (si pensi al caso increscioso della candidatura di uno come Furfaro), ha detto tutto.

Lista Tsipras

E' da diverso tempo che non mi trovo daccordo con la Rossanda.
La lista Tsipras ha fatto un miracolo partendo da zero e avendo tutti contro compreso il silenzio
di tutti i media.Ritengo anche che la sinistra è molto ma molto più ampia del 4%.
E' solo un buon inizio basta però non affondare nelle diatribe come quella sulla Spinelli ed
andare avanti con un buon programma e con un lavoro di tutti i giorni sapendo che la strada
è lunga e non ci sono scorciatoie. Con l'ambizione non di fare un ennesimo partitino ma una
forza importante e decisiva come dovrebbe essere la sinistra in Italia.
La Rossanda invece è delusa perchè pensava invece che già dovessimo arrivare.
Scusa Rossana. Non ce l'abbiamo fatta.

Elezioni 1972

Nel 1972 il manifesto disperse circa 220.000 voti.

eZ Publish™ copyright © 1999-2015 eZ Systems AS