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Batosta francese

25/03/2014

Il Fronte nazionale di Le Pen non solo è diventato dove presente il primo partito ma ha respinto il Partito socialista, in testa alle presidenziali due anni fa, al terzo posto. Rifletteranno le teste della Ue all'evidenza che l'Europa monetaria e rigorista riporta in vita l'estrema destra per la prima volta nel secondo dopoguerra?

Speriamo che la solenne botta presa dai socialisti alle elezioni municipali in Francia cancelli gli insulsi sorrisi dai faccioni di Renzi e di Barroso, finora non sfiorati dal dubbio che la politica di austerità seguita dalla commissione avvantaggi le destre. E non le destre, per intenderci, alla Monti, ma quelle estreme e fascistizzanti. Inutile riconoscere che tale è, e senza infingimenti, l'ungherese Viktor Orban, cui è andata per sei mesi la presidenza europea, e lo sono anche le forze che dovunque sfondano i residui bipolarismi tra una destra e una sinistra "democratiche". Ultima, clamorosa, la Francia, dove domenica si è votato nei 36.000 comuni e il Fronte nazionale di Le Pen, antisemita, xenofobo e antieuropeo, non solo è diventato là dove era presente il primo partito ma ha respinto il Partito socialista, in testa alle presidenziali due anni fa, non al secondo ma al terzo posto, mentre il Partito comunista e il fronte delle sinistre sono sovente scivolate al quarto.

Era da prevedersi, quando la disoccupazione e il precariato toccano quattro milioni di francesi, non molto diversamente dall'Italia. Da un paio di anni a questa parte quasi ogni giorno – una grande o media azienda francese delocalizza o chiude, e il governo Hollande, che aveva vinto impegnandosi a lottare contro la finanza, non è stato in grado difendere l’occupazione, né in genere l’azienda, neanche quando chiudeva o delocalizzava pur dichiarando lauti guadagni; le maestranze uscivano dai reparti decise a lottare, trovavano la solidarietà del sindaco se, come sovente, l’azienda colpita era anche la più importante dei molti borghi di media urbanizzazione. Il risultato abituale era che in capo a tre settimane ci si doveva contentare di negoziare i cosiddetti “piani sociali”, altri e perlopiù lontani impieghi o indennizzi, con le condoglianze delle centrali sindacali e dei ministeri interessati. A tre giorni dalle elezioni municipali, la settimana scorsa ha chiuso la Redoute, la più antica e nota impresa di confezioni che da sola copriva una vasta percentuale dei consumi del ceto medio, trascinando in rovina intere città industriali, erodendo le possibilità di acquisto della massa operaia e piccolo borghese.

Tutto visibile e prevedibile? Sì, salvo che per un governo socialista, simile al nostro Pd, cui i trattati impongono di non intervenire per non turbare la libera concorrenza e che sperava di cavarsela in imprese militari costose e difficili nell'ex impero coloniale francese, nel Mali e poi nel Centro Africa. Mentre il presidente e il ministro degli esteri Fabius strepitavano per ricorrere alla mano dura contro Putin in Crimea; come se il noto nazionalismo dell’esagono potesse far dimenticare le condizioni di impoverimento crescente.

Ieri sera davanti ai risultati tutto lo staff socialista cadeva dalle nuvole mentre Marine Le Pen sguazzava nel trionfo dell’ondata blu che portava il suo nome. Soddisfatta anche l’Ump di Sarkozy, sicura che il governo avrebbe chiamato all'unità nazionale antifascista, legittimando il voto alla destra repubblicana, come già al tempo della caduta di Jospin nelle presidenziali degli anni Novanta. Rifletterà la Commissione europea? Rifletteranno le teste della Ue all'evidenza che l'Europa monetaria e rigorista riporta in vita l'estrema destra per la prima volta nel secondo dopoguerra? E che il Fronte nazionale diventa il primo partito popolare in Francia? Rifletteranno i molti che in Italia osservano benevolmente Renzi e il gioco delle tre carte che consiste nel mettere (forse) in busta paga di una fascia di bassi redditi quel che gli toglie in servizi pubblici e in tasse locali?

Il Pd infatti segue la stessa strada di Hollande, e la sua flebile sinistra interna non appare in grado di fargli cambiare rotta. E che dire della Cgil di Susanna Camusso che strepita dopo aver poco prima votato con la Confindustria un accordo sulle relazioni industriali eccessivo anche per il nostro malridotto vicino? E della Fiom di Landini che, isolata, spera anch'essa nel Matteo nazionale?

Insomma, non resta che augurarci che la dura botta francese, difficilmente recuperabile al secondo turno, funzioni da severa lezione contro gli eccessi di stoltezza degli ultimi vent'anni d'Europa.

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Commenti

Batosta francese

E se in fondo questo non fosse considerato per niente un incidente dall’establishment economico-finanziario? E non piuttosto un’opportunità, un gradino ulteriore nella realizzazione di quel programma hayekiano di cui parla Wolfgang Streeck nel suo libro “Tempo guadagnato”? Perché mai bisogna pensare che il capitalismo abbia bisogno della democrazia per prosperare (e men che meno di uno stato sociale)? In fondo i suoi ideologi si trovavano benissimo nel Cile di Pinochet...

Batosta francese riflesso del paternalismo estremo

Nella sua splendida esposizione dimentica che la batosta ad Hollande, deriva da scelte impopolari e dal vecchio vizio della sinistra ad ergersi a filosofi illuminati per guidare il popolo privo di discernimento; il padre 90enne frastornato, per non dire altro, che indica ed obbliga il figlio giovane adulto cosa fare! Per par condicio il vecchio vizio della destra far passare il liberalismo, con faccio quello che mi pare e me ne infischio delle regole ( avrei voluto essere più volgare, ma non posso farla inorridire). In attesa e nella speranza che l'Europa dei popoli e delle nazioni si dimostri veramente utile e non un disastro di cui ci vergogniamo ad ammettere il plateale fallimento, sostieni anche tu il nuovo povero italiano, Kijiji

Europa, elezioni europee

Non abbiamo altra possibilità, a sinistra, che votare la lista Tsipras. Quelli che abbandonano il campo, con motivazioni ridicole come quella di non volere condividere nulla con qualcuno, di SEL o di Rifondazione Comunista, o di altra appartenenza di partito sono degli ( e delle) irresponsabili. Neanche a me è piaciuto il modo in cui alcuni dei promotori della lista hanno sgomitato per esercitare la dittatura e mettere in lista chi vogliono loro, dopo aver procurato posti "privilegiati" per se stessi. Ma dò la mia fiducia al progetto, ed alla iniziale promotrice, Barbara Spinelli. Possibile che ci siano tanti che non capiscono che bisogna fare l'Europa, con una sola politica economica, un solo regime fiscale, dalla Finlandia a Cipro, e una sola politica estera. Per essere di sinistra non servono gli slogan dei nostri nonni ( o bisnonni, per alcuni): non si può esser di sinistra se non pensando, ed agendo di conseguenza, che il lavoro non è un fattore come gli altri che concorre alla produzione di beni e servizi: è la vita, oltreche il tempo di vita, degli esseri umani. La politica economica di tutta l'Europa deve tendere a questo

Lista Spinelli

Una buona occasione per la sinistra sarebbe quella di esprimere idee, strategie e programmi, smettendola di cercare solo contenitori vuoti, se non ambigui come nel caso della lista Tsipras, che è in realtà è la lista Spinelli. La pneumatica mancanza di pensieri non puramente generici riguardo agli assetti europei, all'euro, all'Ucraina, ne denuncia il carattere di operazione di vertice, mentre gli illustri candidati scelti, ad eccezione del solo Ovadia, fanno capire che si tratta di portare all'ovile del liberismo anche il voto di sinistra. .

Ma, il Front de Gauche?

L'ascesa del Front National è pericolosa. Ma non è una novità. Signori, Le Pen padre andò al ballottaggio, Le Pen figlia l'anno scorso ha fatto il record di voti popolari, è soltanto a causa della legge elettorale che di fronte al 13% dei voti hanno lo 0,3% dei seggi. Insomma, c'è poco da cadere dalle nuvole.

Ma mi stupisco che come al solito non si parli del Front de Gauche. E, signori, diciamolo chiaramente, parlare solo dei socialisti e della Le Pen ma non del FdG è esattamente lo stesso atteggiamento che hanno i media mainstream che fuori dal bipolarismo PS/UMP da spazio solo ai fascisti. Nonostante questo, il FdG ha preso circa il 10% dei voti (contro il 6% del Front National), certo pesa la divisione tra PCF e PG a Parigi, ma almeno un accenno al fatto che a Lione il FdG va al ballottaggio come prima forza politica?

Batosta Francese

Cara Rossana, non mi pare che le batoste elettorali fanno mettere "la testa a posta", la macchina mi pare lanciata contro il disastro. Ne è un esempio la lista per Tsipras in Italia, poteva essere una buona occasione, ma mi pare sia sprecata, la casa brucia ma invece di mettersi insieme in una nuova identità non omogenea ciascuno cerca di salvare chi il ritratto di nonna, chi il libro di preghiere, chi il pitale, ecc. Una speranza di un buon risultato si vanifica nonostante l'impegno di alcuni dei promotori.
Può il risultato francese, ma c'era bisogno, far rinsavire. Ci spero poco, ma ci spero.

Rossanda insegna...

Si, Rossanda insegna, con il suo ultraventennale esilio a Parigi, che la Sinistra Italiana ha indescrivibili crampi di pensieri e di azioni. La delega alla gestione finanziaria dell'Europa è stata pagata da ogni Italiano, senza poter discutere alcunché, predeterminata dall'alto, con alla guida Prodi. Ma si può ancora scrivere con la 'I' maiuscola il termine 'Italiani', termine che dovrebbe fare riferimento ad un popolo, e ad un popolo presente in uno Stato Sovrano? Io lo faccio, anche perché ci si ricordi che Rossanda è Italiana, lo è sempre stata e lo è tuttora, anche dall'esilio! Anche il compositore Luigi Nono è Italiano, e Fortini, Gobetti, Giangiacomo Feltrinelli, Altiero Spinelli e tanti, tanti altri....Italoeuropei allora? Se si, quando? Per ora, da Italiana, voglio che si rivedano, in Italia e nell'Europa tutta, i Trattati Versailles-Nato, il secondo lo specchio allargato e furiosa maschera del primo, così inflessibili, così inadeguati, fin dal loro atto di nascita, al coerente sviluppo storico della Costituzione Federalista Europea, che hanno escluso dalla piena articolazione ed attuazione. Da Italoeuropea, allora, voglio un'Europa da Lisbona a Vladivostok. E' ora di farla finita con i bombardamenti, fatti seguire dalle ricostruzioni, procedura già molto nota, dopo guerre programmate a tavollino. Grazie, Rossanda. Ilia Pedrina

Batosta francese

..grazie a Rossanda per la lucida -spietata -analisi...ma quale indicazione allora dare agli elettori/militanti ('?) di sinistra italiani che non si riconoscono nel PD di Renzi? Tsipras..va bene..ma come ricompattare un "fronte" di sinistra in Italia senza passare per la Grecia?

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