La legge delega sulla riforma delle forze armate ci costerà fino a 230 miliardi di euro nei prossimi 10 anni, un regalo alla casta dei militari. I caccia F35 sono il regalo più costoso e inutile
L'11 dicembre la Camera dei Deputati dovrebbe approvare in via definitiva il disegno di legge delega sulla riforma della difesa e delle forze armate, provvedimento fortissimamente voluto dai militari e dall'ammiraglio-ministro Di Paola che ci costera fino a 230 miliardi di euro nei prossimi 10 anni.
Si tratta – insieme all'approvazione della legge di stabilità – di un regalo di Natale che il governo ci lascia prima di dimettersi: un regalo fatto alla casta dei militari, alla lobby degli armieri e al ministro-ammiraglio. Tutta questa fretta è urgente e sospetta.
Visto che già la spending review di Monti sforbicia un po' le spese e costringe a tagliare in piccola parte il personale. Per fortuna sembra ci sia una sorta di gentleman agreement – ci sono dichiarazioni ufficiali di Di Paola – che consegna al governo della prossima legislatura la responsabilità di fare i decreti attuativi previsti dalla legge, sperando che Di Paola mantenga la parola e che nel prossimo governo il ministro non sia di nuovo un militare.
Il disegno di legge delega prevede una rioriganizzazione delle Forze Armate con un taglio di 43mila addetti (tra personale militare e civile) nei prossimi dieci anni: in sostanza si tratta della fuoriuscita naturale e graduale di chi è prossimo alla pensione (con il blocco del turn over) o di qualche trasferimento ad altri settori della pubblica amministrazione e poi prevede di «rimodulare» (non tagliare) la spesa militare a favore degli investimenti sui sistemi d'arma. Cioè, spenderemo di meno per il personale e di più per portaerei, carriarmati e naturalmente per i cacciabombardieri F35, la cui spesa (oltre 13 miliardi di euro) non sarà «rimodulata», ma semplicemente confermata.
Tutti i risparmi che faranno le Forze Armate – o anche le vendite delle caserme e dei poligoni militari – non serviranno a ridurre il debito pubblico o – ancora meglio – a finanziare le misure economiche e sociali contro la crisi, bensì a rimpolpare i finanziamenti per i sistemi d'arma. Soldi arriveranno anche dalle sciagure su cui le Forze Armate pensano di lucrare un po': infatti è previsto dalla legge delega che gli enti locali debbano rimborsare il Ministero della Difesa per tutti gli interventi di soccorso e prima emergenza per terremoti, alluvioni e altre catastrofi naturali.
Tutto questo avviene mentre la crisi economica lascia senza lavoro centinaia di migliaia di persone e non ci sono soldi per gli ammortizzatori sociali, il welfare, la sanità e la scuola. Solo con i soldi dei cacciabombardieri F35 potremmo garantire i fondi che mancano per gli esodati, per garantire l'indennità di disoccupazione ai precari, per dare le borse di studio agli studenti. Si tratta di una ingiustizia insopportabile: gettare tanti soldi dalla finestra a favore di una casta inefficiente e prepotente (e di una lobby industriale abituata a distribuire tangenti), mentre avremmo bisogno di destinarli a tanta povera gente che non ce la fa più.
È per questo che l'11 dicembre la campagna Sbilanciamoci, la Tavola per la Pace e la Rete Disarmo si sono ritrovate in un presidio a Piazza Montecitorio per chiedere ai deputati di votare no alla legge delega e di rimandare al mittente questo ultimo regalo di Natale del governo Monti di cui non abbiamo proprio bisogno. È una mobilitazione che non si ferma qui e che – proprio nell'imminenza delle elezioni politiche – continua nelle prossime settimane chiedendo a chi si candida a governare nella prossima legislatura di adottare, tra gli altri, due semplici provvedimenti nei primi 100 giorni di governo: ridurre la spesa militare del 20% e cancellare il programma di acquisizione e costruzione dei cacciabombardieri F35.
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