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Le alternative per l’Italia

17/09/2015

Nella inso­ste­ni­bi­lità della costru­zione euro­pea ci sono dina­mi­che e con­trad­di­zioni in cui inse­rirsi per porre il pro­blema della modi­fica dei trat­tati e del fiscal com­pact

A pochis­simi giorni dalle ele­zioni poli­ti­che anti­ci­pate in Gre­cia, quello che suc­cede in quel paese è para­dig­ma­tico del futuro dell’Europa (e delle sue con­trad­di­zioni a par­tire dall’ospitalità ai migranti) e rimane tutto squa­der­nato davanti a noi.

L’accordo di luglio è stato un ricatto impo­sto al governo di Tsi­pras, ma nello stesso tempo ha lasciato aperta la strada del cam­bia­mento delle poli­ti­che di auste­rità e del con­flitto con­tro l’Europa dei mer­cati. La bat­ta­glia non è stata ancora chiusa. L’insostenibilità della gover­nance, delle poli­ti­che e del sistema mone­ta­rio in Europa è ormai fatto incon­tro­ver­ti­bile ed è sotto gli occhi di tutti.

Que­sta inso­ste­ni­bi­lità pro­voca rea­zioni in Europa (in Gre­cia, in Spa­gna, ma anche in Fran­cia) e mette in moto la nascita e la cre­scita di nuove sog­get­ti­vità poli­ti­che, ma deter­mina anche una situa­zione di impasse negli ingra­naggi del fun­zio­na­mento della costru­zione europea.

In que­sta ogget­tiva inso­ste­ni­bi­lità della costru­zione euro­pea ci sono dina­mi­che e con­trad­di­zioni in cui inse­rirsi per porre il pro­blema della modi­fica dei trat­tati e del fiscal com­pact. La cre­scita è al lumi­cino, la disoc­cu­pa­zione è alle stelle, le dise­gua­glianze (anche tra le diverse aree dell’Europa) sono cre­sciute, il debito pub­blico aumenta. Men­tre sono cre­sciute la pre­ca­riz­za­zione e la sva­lu­ta­zione del lavoro, le pri­va­tiz­za­zioni, la demo­li­zione dell’intervento pub­blico. C’è una inso­ste­ni­bi­lità di que­sta Europa che pro­voca rea­zioni e ali­menta nuovi sog­getti, a destra (con i nazio­na­li­sti ed i popu­li­sti) come a sini­stra (Syriza, Pode­mos e la vit­to­ria di Cor­byn nelle pri­ma­rie dei Labour in GranBretagna).

In que­ste con­trad­di­zioni dob­biamo inse­rirci per fare in modo che la cri­tica all’Europa non pro­duca tor­sioni nazio­na­li­ste, ma la costru­zione di un’Europa demo­cra­tica e del lavoro. Memo­ran­dum o Gre­xit non sono i nostri ter­mini della discus­sione e della stra­te­gia poli­tica: dob­biamo uscire da que­sta gab­bia che è quella dei pro­feti del auste­rità come Schau­ble. Rite­niamo per­ciò ci siano ancora i mar­gini per una bat­ta­glia poli­tica in Europa con­tro le poli­ti­che di auste­rità, per spo­stare gli equi­li­bri poli­tici ed eco­no­mici, per ribal­tare il para­digma di una visione fal­li­men­tare di un pro­cesso euro­peo neo­li­be­ri­sta, anti­de­mo­cra­tico e tec­no­cra­tico nello stesso tempo.

Dalla Gre­cia e dall’esperienza di Syriza biso­gna ripar­tire. È il tema dell’incontro alla Camera dei Depu­tati che si si è tenuto mercoledì 16 settembre alle 14 dal titolo: «La Gre­cia, l’euro, le alter­na­tive per l’Italia» con Marica Fran­ga­kis (eco­no­mi­sta greca, vicino a Syriza e del gruppo Euro­me­mo­ran­dum degli eco­no­mi­sti alter­na­tivi euro­pei) e con la par­te­ci­pa­zione di tanti eco­no­mi­sti (Pianta, Dosi, Bran­cac­cio, Nuti, Corsi, Delio­la­nes, Gne­sutta, Fran­zini, Simo­nazzi) ed espo­nenti poli­tici (oltre ai sot­to­scritti, gli ex Pd Fas­sina e Civati, i M5S Cariello e Pisano, gli espo­nenti di Sel, Fra­to­ianni e Scotto, i PD Cuperlo e Guerrieri).

È una discus­sione aperta, come quella che sta cre­scendo in que­sti giorni a sini­stra sul cosid­detto piano B (la pro­po­sta di Fas­sina, Varou­fa­kis, Lafon­taine e Melan­chone) per la messa in discus­sione dell’euro e del sistema mone­ta­rio che ha un suo fon­da­mento e non va elusa.

Nella con­sa­pe­vo­lezza che oggi biso­gna evi­tare scor­cia­toie e impe­gnarsi tutti quanti per­ché il piano A (la bat­ta­glia in Europa per la scon­fitta delle poli­ti­che di auste­rità e la modi­fica dei trat­tati, per la tra­sfor­ma­zione demo­cra­tica della gover­nance) pro­duca una mobi­li­ta­zione e un’alleanza di tutte le forze demo­cra­ti­che, del lavoro, del cam­bia­mento delle poli­ti­che di auste­rità. Aprendo una discus­sione sulle stra­te­gie poli­ti­che pos­si­bili, non rin­cor­rendo gli eventi, ma pra­ti­cando un unità per un’altra europa (anti­li­be­ri­sta, e anti­au­ste­rità), al di là di valu­ta­zioni diverse sulle scelte spe­ci­fi­che e met­tendo in campo una mobi­li­ta­zione attiva per la demo­cra­zia, per i diritti e il lavoro, per una con­fe­renza sul debito. Serve più pro­te­sta oggi per met­tere in agenda le pro­po­ste che a Bru­xel­les non vogliono ascoltare.

Va accu­mu­lata forza e rap­pre­sen­tanza per esplo­rare tutti i mar­gini esi­stenti in Europa per una bat­ta­glia poli­tica che deve essere por­tata fino in fondo. A par­tire dal soste­gno – a pochi giorni dalle ele­zioni – a Tsi­pras e a Syriza. La loro sfida è anche la nostra.

Articolo pubblicato su www.ilmanifesto.it

 

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Commenti

Sapere per chi NON votare

Non ne avevo certo bisogno, ma questo intervento tanto penoso da rasentare il ridicolo di Airaudo e Marcon è ulteriore segno di per chi NON votare.
"Spazi per una politica alternativa" è frase da politicante da quattro soldi, da dilettante allo sbaraglio, da fallito incollato alla poltroncina dalla quale non si schioderebbe per nessuna ragione al mondo, da (finto) accecato da infimo furore ideologico (finto perchè funzionale alla conservazione della poltroncina...).
Siatene consapevoli: esser troppo penosi fa diventar ridicoli

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