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La terza via di Sbilanciamoci!

06/09/2012

Il dibattito politico non affronta il merito dei problemi economici e sociali. La politica dimentica i soggetti sociali e il loro disagio. Per discutere dei contenuti e delle alternative concrete, la campagna Sbilanciamoci! riunisce associazioni, esperti e movimenti alla decima edizione della “Contro-Cernobbio”, a Capodarco di Fermo

Dalle discussioni estive sulle alleanze politiche in vista delle prossime elezioni e sulle prospettive di governo sta mancando completamento il merito: il programma e gli obiettivi che sarebbe necessario darsi per fronteggiare la crisi e avviare un modello di sviluppo radicalmente diverso da quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi. E scompaiono – dal dibattito politico – da una parte la società con le sue sofferenze e dall'altra i soggetti (il lavoro, i movimenti, la società civile) che dovrebbero essere il perno di un cambiamento radicale del paese.

Prevale, per parafrasare – modificandolo – il detto gramsciano, una logorante “guerra di posizionamento” in cui a farla da padrone sono le continue mosse e giravolte tattiche, le battute e la loro esegesi, il detto e il non detto, gli equilibrismi sul nulla, i minuetti che cambiano di tonalità ogni giorno, le foto più o meno sfocate: cioè il rito di una politica autoreferenziale a destra come – ahinoi – a sinistra. Nella migliore delle ipotesi con l'obiettivo di andare a governare (ma per fare cosa?), nella peggiore di prendere qualche voto in più e garantire posti, prebende, accontentare clientele e cordate.

Nel merito, tutto il dibattito (quando c'è) si sta riducendo ad essere a favore o contro il “montismo” (la scelta è scontata), come se si trattasse di una sorta di mantra che ci evita di affrontare le questioni concrete che abbiamo sul tappeto e che Sbilanciamoci ed altri hanno posto in questi mesi: il modello di sviluppo che vogliamo (i SUV a Mirafiori o i bus della Irisbus, il Ponte sullo stretto o le piccole opere, i treni per i pendolari o i trafori delle alpi, i pannelli solari o il carbone, i diritti del lavoro o la flessibilità?), la redistribuzione necessaria della ricchezza contro le rendite e la finanza (la patrimoniale, la tobin tax, ecc.), una politica economica espansiva e keynesiana invece di un'austerity tutta sulle spalle della povera gente.

Tra un inconcludente programma elettorale di 281 pagine (quello dell'Unione del 2006) e una generica “carta d'intenti” (quella del PD – e forse del centro sinistra – di un mese fa dove accanto a belle parole come uguaglianza, beni comuni e lavoro sono riproposte le vincolanti compatibilità europee dell'austerity) ci dovrà pur essere una “terza via”.

È quella che Sbilanciamoci prova ad avanzare (con proposte specifiche e concrete) nella tre giorni della sua “controcernobbio” a Capodarco di Fermo (per info: old.sbilanciamoci.org) mettendo al centro, da una parte la critica ed il superamento del paradigma neoliberista (quello che, dopo un po' di restyling verrà riproposto negli stessi giorni a Cernobbio) che ci ha portato alla crisi e che ancora ne sta dominando l'orizzonte e dall'altra la costruzione di un'economia diversa fondata sul lavoro, la qualità sociale ed i diritti, la sostenibilità ambientale, i saperi. Quello che interessa sono i contenuti e le scelte di merito, gli schieramenti vengono dopo. La stagione delle cooptazioni e dei collateralismi – per una gran parte dei movimenti – è finita per sempre. Non ci si può che associare alla Fiom quando dice che non vuole dar vita ad una forza politica, né tanto meno dare un endorsement a qualcuno dei soggetti in campo.

Magari facendo molta più attenzione a quello che succede in Europa e cominciando a dire che il problema non è se continuare o meno la politica di Monti, ma se fare o meno quella di Hollande e a capire che si sta propagando un diffuso rifiuto delle politiche di austerity, come ci daranno testimonianza (dopo la Grecia) le prossime elezioni nella ultraliberista Olanda. Ed è proprio per questo che l'agenda dei contenuti e delle proposte che Sbilanciamoci rilancerà a Capodarco per un “cambio di rotta” si ricollega ai due forum promossi in collaborazione con il manifesto il 28 giugno ed il 9 luglio scorsi per un'altra Europa. Si esce dalla crisi – in Italia ed in Europa – rimettendo al centro il lavoro ed i diritti, il welfare e la conoscenza, la sostenibilità e l'ambiente. Il neoliberismo e le politiche di austerity hanno fallito: si tratta di mettere in cantiere un progetto di radicale cambiamento dell'economia e di costruzione di una vera democrazia in Italia come in Europa. Sono queste le sfide – più che le schermaglie politiciste e i tatticismi sugli schieramenti – che ci piacerebbe affrontare nei prossimi mesi.

 

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Commenti

l'austerity non è la lotta alla corruzione

l'austerity "come la intendo"..

riflettiamo bene su questo concetto.

perché "come la intendiamo" può corrispondere a "come qualcuno vuole farci credere"

io sono convinto che l'idea che provano a "venderci" è quella di "severità" come lotta agli sprechi ed alla corruzione.

E se fosse così, se la classe politica dirigente avesse davvero deciso di combattere sprechi e corruzione.. penso che saremmo tutti d'accordo e tutti felici.

Ma, apriamo gli occhi: vedete voi lotta agli sprechi ed alla corruzione ?

O hanno trovato il modo per spremerci ancora di più, senza la benché minima intenzione di rinunciare ai privilegi che si sono ritagliati, ed agli "affari" nei quali hanno trasformato la gestione della cosa pubblica ?

E, a livello UE: hanno forse mosso un dito per evitare che il sistema bancario privato continui a produrre i danni enormi che produce con le sue speculazioni finanziarie ? Eppure ci chiedono di mettere mano al nostro portafoglio, per sanare quei danni.

No, questa austerity, così come è proposta e messa in pratica, è una idiozia e un'ingiustizia. Non ha nulla a che vedere con la giusta severità che i cittadini desiderano.

Terza via di Sbilanciamoci

L'austerity oggi di voga, personalmente l'intendo come "Severità" nella gestione della spesa pubblica, in questo senso mi trova pienamente d'accordo. Ricordo che l'Unione Europea oggi è guidata da forze di centro destra, occorre aspettare sino al 2014 per poterne cambiare indirizzo, se vinceranno le forze di sinistra.

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