Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito
alter
capitali
italie
globi

L’alternativa è locale. Le reti solidali nelle Marche

05/10/2012

La rete di economia solidale delle Marche: 280 soggetti che praticano la buona economia e propongono di cambiare rotta nell’uso del territorio e dell’ambiente, nelle relazioni sociali

A vent’anni dal Summit di Rio, il vertice 2012 delle Nazioni Unite sullo Sviluppo sostenibile, nelle sue pur lacunose conclusioni, ha lanciato una visione condivisibile: il “futuro che vogliamo”, come recita il titolo del documento finale, non può prescindere dalla necessità di integrare la dimensione economica, sociale e ambientale a partire del livello locale, per promuovere percorsi concreti e misurabili di sviluppo sostenibile e alimentando processi decisionali efficaci. Come soggetti delle economie solidali abbiamo partecipato alla Controcernobbio 2012 proponendo il workshop “The future we want: per una economia ecologica glocale, corresponsabile e relazionale”, per porre a tutta la società civile e al tessuto imprenditoriale e amministrativo, a partire dai livelli locali, alcuni interrogativi non più rimandabili per ri-orientare la nostra bussola e le poche energie residue verso un’economia reale, fatta di persone, storie, ma soprattutto di futuro. La Rete delle economie solidali Rees Marche, che raccoglie più di 280 soggetti territoriali, imprese, G.A.S., associazioni, cooperative e singoli cittadini, l’ong Fairwatch e il portale ecosolidale Comune-info.net hanno pensato un laboratorio a cui hanno partecipato Gruppi d’Acquisto Solidale, reti locali, Province e Comuni già attivi e vicini alle reti di economia solidale attive e desiderosi di confrontarsi su strategie e buone pratiche da condividere. Abbiamo voluto assumere questo punto di osservazione globale, pur fallimentare nella sostanza e plasmato su un paradigma economico che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza, per poi stringere il fuoco sulle politiche territoriali e vedere realmente dove e come le reti locali riescono a invertire la rotta, a produrre alternative efficaci al modello economico predominante, e come eventualmente intervenire per rafforzarle. Al laboratorio hanno partecipato, oltre ai gas e alle reti solidali delle Marche, due Province (Macerata e Pesaro-Urbino) e diversi comuni (Fermo, Santa Maria Nuova, Porto S. Elpidio, Arcevia, Serra de’ Conti etc.) già attivi e vicini alle reti di economia solidale attive e desiderosi di confrontarsi su strategie e buone pratiche da condividere.

La riflessione che si è voluta portare dentro il Forum di Sbilanciamoci è nata dai percorsi delle reti di economia solidale marchigiani che hanno trovato eco e condivisione all’interno della res nazionale in occasione dell’Assemblea Nazionale dei Gas e dei Des che si è tenuta alla Golena del Furlo dal 22 al 24 giugno 2012.

Le reti di economia solidale praticano da molti anni modelli di una economia territoriale improntata a principi di eticità, socialità condivisa, rispetto dell’ambiente e difesa dei beni comuni, ricostruzione delle filiere e degli spazi di aggregazione sociale. Già esistono e si possono analizzare le sperimentazioni di una economia territoriale differente, che decostruisce e ricostruisce i rapporti economici su scala locale per consentire la conservazione della coesione sociale (che noi preferiamo chiamare nuova socialità), la difesa dei beni comuni, la capacità di tornare a parlare al plurale e declinare in modo collettivo le rivendicazioni dei territori, presidiando i luoghi di partecipazione democratica e tornando protagonisti dei percorsi decisionali. Il coinvolgimento degli Enti locali è, a nostro avviso, fondamentale perché, quando essi sono attenti e aperti al dialogo multi-attore, sono interlocutori di co-progettazione essenziali per la costruzione dei distretti di economia solidale e per la codificazione di nuove regole e nuove prassi condivise.

I temi identificati e su cui ci riproponiamo di proseguire la riflessione in maniera partecipata sono:

CAMBIARE ROTTA SULLA TERRA/TERRITORIO, riaffermando il valore sociale e culturale della terra rafforzando l’ impegno concreto di tutti (reti solidali ed enti locali) per ricollocarla al centro di progetti comunitari di ben-vivere in cui essa è tutelata come bene comune principale.

CAMBIARE ROTTA SU LAVORO/PRODUZIONE/VALORE, ribadendo il valore sociale, oltre che economico, del lavoro ed il fatto che dentro le comunità è un bene che va tutelato come bene comune al pari delle risorse naturali.

CAMBIARE ROTTA SU UNA NUOVA SOCIALITA’, poiché Il lavoro non è più un aggregatore di benessere e ha perso il valore sociale che aveva, bisogna ricostruire gli spazi comunitari e urbani come spazi di socialità e relazione.

Il laboratorio avviato è permanente e aperto perché sempre di più accanto alla scelta individuale, base etica di ogni percorso condiviso, ora più che mai è necessario far crescere una risposta collettiva e relazionale. Ci auguriamo che diventi un modello replicabile di riappropriazione del potere analitico e decisionale dei cittadini sui territori, a partire dalla loro economia, che dal cuore di Sbilanciamoci proponiamo a tutta l’Italia per un cambiamento concreto delle politiche e delle pratiche di produzione e di consumo. C’è uno spazio pubblico da riconquistare al più presto affinché il cambio di rotta sia reale, collettivo e permanente.

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti

Replica ancora piu breve

Gentilissimo,
io vivo nelle marche da tredici anni, 365 giorni all'anno. Ho una azienda agricola biologica e due figli.
Detto questo, le sue valutazioni sul PD (partito per altro che non ho mai votato, personalmente) non credo abbiano nulla a che vedere con il registro di riflessioni che stavamo facendo. REES MARCHE non fa politica nè tantomeno politica partitica, cerca di dialogare con le buone amministrazioni locali mettendo al centro i temi della salvaguardia del territorio, del lavoro e del benessere delle comunità.
Un saluto e spero di incontrarla prima o poi di persona.
Valeria Bochi

Una Breve replica

Premesso che ringrazio per l'attenzione la invito a tener conto che nelle Marche niente si muove se il Partito Democratico non è daccordo. In certi ambienti e non solo politici ma proprio nell'ambito della galassia ecoambientale e cosidetta ecosostenibile sembra quasi che il PD non sia per niente un partito che fa parte della maggioranza che sostiene Monti in parlamento. E, sembra che l'ambiente sia un qualcosa di sospeso come come tra cielo e terra o più o meno. La vocazione del partito democratico è quella del cemento. Fare palazzi, Villette e l'ambiente è solo per loro.

Ma lei ha mai sentito parlare del gas in sotterraneo a San Benedetto del Tronto? E, le biomasse? La invito fare verifica corrente in quanto, e proprio in questa regione, stiamo attraversando una fase di dittatura mascherata. I Sindaci del Partito democratico hanno atteggiamenti da Podesta del passato regime. Forse Lei non vive tutto l'anno nelle Marche e viene nella nostra regione solo a fare l'estate? Oppure viene solo a svernare?

Nelle Marche chi non è nelle grazie del Partito Democratico non ha diritto di vivere, e s'intende parlo primariamente della vita politica dei cittadini. Simpatizzanti, Iscritti e Attivisti, e Dirigenti Vari, hanno un atteggiamento simile o presso circa a quello che le Notazioni della Storia ci hanno informato che avevano nel 1930 i vari Notabili del Partito Unico che governava l'Italia.

Lei ha fatto un bellissimo quadro e sia nell'articolo e sia nella risposta ma i signori dell'ecologia e dell'Asociazionismo e Varie Eco sono servi in ginocchio del Partito democratico. Mentre gli Ambientalisti oltre a stare in ginocchio come gli altri di diverso hanno la bocca chiusa e debbono respirare con il naso.

Risposta

Rispondo volentieri cercando di spiegare meglio il senso di questo articolo, che non aveva la pretesa di essere una analisi socio-economica della nostra regione ma una sintesi di un lavoro di rete che ha quasi dieci anni di storia nelle Marche e che noi proponiamo alla discussione (e anche alla critica, evidentemente) come ALTERNATIVA allo scenario di conflitto sociale e di crisi strutturale che lei descrive.
Premettendo che quanto da me descritto non viene da un ciclostile anni ’70 (periodo nel quale per altro avevo pochi anni..) ma da una fotografia di quello che noi vediamo e pratichiamo quotidianamente in tutte le provincie e in molti comuni delle Marche, non fatico a credere che il mio osservatorio sia diverso dal suo e che la fotografia che ne esce non corrisponda. Ma questo non è un problema.
C’è bisogno che si sappia che, a fronte dello scenario di crisi del modello di sviluppo che anche il nostro territorio ha ingerito come pillola per la felicità per tanti anni, le alternative ci sono e che le comunità hanno la possibilità di scegliere. Si può scegliere la Quadrilatero o si può scegliere una idea di trasporto sostenibile e rispettoso dell’ambiente e dei rapporti di prossimità; si può scegliere lo sviluppo dei grandi centri commerciali che cementificano suoli potenzialmente produttivi o si può scegliere di sostenere i circuiti di produzione-consumo basati sulla prossimità e sulla relazionalità (gas, negozi, empori, gallerie); si può scegliere una agricoltura pensata come sussidiaria e funzionale all’industria o si può scegliere una agricoltura che tutela la terra e chi ci abita producendo reddito e lavoro; si può scegliere di governare il territorio uccidendo le reti sociali oppure si può scegliere di sostenerle e di farne un volano di crescita in un momento di crisi.
Io ho raccontato quello che è un dato di fatto nella nostra regione e il fatto che lei non lo conosca non significa che non esista. I percorsi ECONOMICI e SOCIALI promossi dalle reti di economia solidale (imprese eticamente orientate che stanno sul mercato agendo in base a regole produttive e distributive diverse, gas, gallerie ed empori, famiglie che si auto-costruiscono la casa, quartieri che sperimentano nuove forme di solidarietà, banche del tempo, enti locali che investono nelle mense bio.. e gli esempi potrebbero continuare) non sono teoria ma pratiche economiche concrete, che vivono e crescono su paradigmi diversi.
La invito a conoscere le esperienze che insistono sul nostro territorio, a nord come a sud , sulla costa come nell’entroterra. Non sono maggioranza, certo, ma costituiscono una tendenza e soprattutto l’evidenza che è possibile produrre, consumare, amministrare, avere rapporti sociali in maniera differente.

Proprio questo era lo scopo dell’incontro a Capodarco, e del mio breve articolo. Far sapere che esistono strumenti ed esperienze positive che vanno sostenute e conosciute, soprattutto in questo momento.

La ringrazio per l'attenzione e se vorrà conoscere più da vicino i percorsi ecosol delle Marche la prego di contattarci a presidenza@reesmarche.org

Ma quale coesione sociale nelle Marche!

Faccio fatica e non ci riesco a relazionare gli orientamenti presentati in quest'articolo nelle Marche. L'articolo mi sembra un pezzo presentato in ciclostile degli anni settanta. Naturalmente se non fosse per i richiami dll'evento di Rio e per l'incontro citato nelle Marche potrebbe veramente scambiarsi per una copia.

Al di là comunque dei messaggi lanciati in finale che vanno raccoliti e con attenzione s'intende penso che ormai questo tipo di interpretazione socioeconomica delle Marche è roba che appartiente alla storia. Storia di decenni appena passati ma che sono stati veramente devastanti.

Ma la cosa che è veramente squallida è che ancora si parla di "coesione sociale" in una regione che presenta una borghesia d'ordine ben organizzata e in primis in Regione e poi nelle province e nei comuni. Ognuno pensa a quelli che sono gli affaracci propri e con una raffinata azione di snobbamento verso chi la pensa in maniera diversa sulle vicende del momento.

Cadute le ideologie siamo in un ambiente tipico di provincia dove sparlare e parlare non hanno confini. Io apprezzo lo sforzo dell'autrice che cerca di stendere quanto meno una maglia di orientamenti ma evidentemente non si rende conto in quale regione sta. Certo il confronto è utile ma con chi? E come?

Il centrosinistra che governa la regione, e province, e comuni è come se fosse la continuazione della Democrazia Cristiana. Gli atteggiamento sono gli stessi e in alcuni casi ancora più squallidi.

Un solo aspetto per dare il senso della negatività sociale e politica è proprio l'ambiente. Le Marche tra gas in sotterraneo e quant'altro, quanto prima potrebbero diventare una regione a rischio. Quando governa la destra la posizione del centrosinistra è quella di "Bastian Contrario" e la sequela dei no è infinita. Ma quando governa il centrosinistra si può fare tutto e senza colpo ferire. In questo quadro e certo in evoluzione, quale "coesione sociale" è possibile?

Spieghi l'Autrice quali potrebbero essere le relazioni tra il nord e il sud delle Marche e tra zone interne e costiere. Una cosa è lo svolgersi delle relazioni correnti in un paese di 2 o 3 mila abitanti e altro è oltre 15 mila, o trenta mila. L'odio di classe nelle Marche si taglia con il coltello.

Comunque sono gli operatori turistici che comandano e fanno quello che vogliono. Per loro la crisi economica che stiamo attraversando non esiste. Naturalmente aumentano le famiglia che non possono fare la spesa alimentare. Ma questo all'Autrice non interessa in quanto ci si relaziona con Rio.

eZ Publish™ copyright © 1999-2015 eZ Systems AS