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Controcernobbio, quattro buoni motivi

30/08/2013

È il momento che i movimenti e la società civile riprendano la parola per riprendere in mano l’agenda di cambiamento del paese e tornare a mobilitarsi. Obiettivo: ridare fiducia a noi stessi e a una società messa in ginocchio dalla crisi

Un regalo ai ricchi e ai costruttori: questo e non altro è l’abrogazione dell’Imu sulla prima casa varata dal governo Letta, la cui copertura fiscale è per altro ancora incompleta. Una scelta iniqua e di destra che non discrimina tra ricchi e poveri: l’Imu sulla prima casa è abolita per tutti cancellando l’unica imposta esistente sui patrimoni immobiliari, comprese le case costruite e rimaste invendute. E non importa se la nostra Costituzione prevede il principio di progressività fiscale. Non solo. Con l’introduzione della Service Tax prevista per il 2014 si sceglie di spostare su tutti coloro che abitano in una casa (proprietari e inquilini) ciò che prima veniva pagato solo dai proprietari. Non c’è dubbio: nel nostro paese rendite e patrimoni godono da sempre di un’attenzione molto particolare.

La scelta sull’Imu esemplifica per altro molto bene il cedimento della sinistra al governo ai ricatti di Berlusconi nel contesto di una crisi politica e istituzionale gravissima. Stretto tra la crisi economica, il ricatto della finanza sul debito pubblico, la minaccia di una crisi di governo nel caso il Parlamento confermi l’incandidabilità del leader del Pdl, il caos sulla legge elettorale e la riforma della Costituzione, il principale partito della sinistra cede su tutto alla logica delle larghe intese. In più, il quadro internazionale si aggrava con i preparativi per un inaccettabile intervento militare occidentale in Siria.

In questo contesto si svolgerà a Roma l’undicesimo forum di Sbilanciamoci!

Ci sono quattro buoni motivi per riprendere una discussione collettiva.

È il momento che i movimenti e la società civile riprendano la parola, non lasciando che quelle della politica delle larghe intese e dei grandi poteri economici siano le uniche voci in campo. Le 50 associazioni di Sbilanciamoci!, i movimenti impegnati sui temi della pace, dei diritti, della tutela del territorio, della lotta al razzismo e su molte altre questioni, hanno aperto spazi di democrazia e pratiche di partecipazione, mostrando la capacità di affrontare i veri problemi del paese. Sono i lavoratori precari e quelli che rischiano la disoccupazione, gli immigrati che sono scampati ai Cie, gli studenti il cui diritto allo studio è sempre più compromesso, gli operatori sociali che lottano contro i tagli del welfare, cittadini di un’Europa sempre più divisa e disorientata che saranno al forum di Roma: quella parte di società frammentata ma non ancora rassegnata alle manovre di palazzo.

L’emergenza economica e sociale chiede risposte. Venerdì 6 sera, presso OfficineZero, si incontreranno alcune delle realtà colpite dalla crisi occupazionale del paese. Una presa diretta delle voci dei protagonisti delle lotte più difficili per difendere il lavoro, la dignità, i diritti. Sbilanciamoci! ha elaborato alcune proposte - maturate in un dibattito di molti mesi - su come garantire i redditi di chi è senza lavoro, creare nuova occupazione, rilanciare la politica industriale e rovesciare il grave aumento delle disuguaglianze che segna l’Italia più di ogni altro paese europeo.

Poi ci sono i molti volti delle campagne e dei movimenti presenti nel paese. Il diritto allo studio, il reddito di cittadinanza, la costruzione di esperienze di economia ecologica e solidale, i diritti dei migranti e il no alle politiche del rifiuto, la difesa del territorio e il no alle grandi opere, la produzione di un’informazione economica libera e indipendente saranno al centro dei gruppi di lavoro che s’incontreranno sabato mattina al Teatro Valle Occupato per discutere insieme come rendere l’Italia un paese meno ingiusto e disuguale, più sostenibile.

Infine c’è l’urgenza di agire. Le associazioni e i movimenti sono stati disorientati dai risultati delle elezioni del febbraio scorso e dal governo delle larghe intese. È utile riprendere in mano l’agenda di cambiamento del paese e muoversi nella società, far cambiare idea a chi è rimasto prigioniero della retorica dell’individualismo berlusconiano così come della retorica della “casta” grillina. Serve tornare a mobilitarsi: per ridare fiducia a noi stessi e a una società messa in ginocchio dalla crisi.

scarica il programma completo:

programma_controcernobbio2013.pdf 1,25 MB

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Commenti

Trenta ore settimanali senza diminuzione della retribuzione.

« Quanto più cresce la forza produttiva del lavoro, tanto più può essere abbreviata la giornata lavorativa e quanto più può essere abbreviata la giornata lavorativa tanto più potrà crescere l’intensità del lavoro. Da un punto di vista sociale la produttività del lavoro cresce anche con la sua economia. Quest’ultima comprende non soltanto il risparmio nei mezzi di produzione, ma l’esclusione di ogni lavoro senza utilità. Mentre il modo di produzione capitalistico impone risparmio in ogni azienda individuale, il suo anarchico sistema della concorrenza determina lo sperpero più smisurato dei mezzi di produzione sociali e delle forze-1avoro sociali oltre a un numero stragrande di funzioni attualmente indispensabili, ma in sè e per sè superflue. Date l’intensità e la forza produttiva del lavoro, la parte della giornata lavorativa sociale necessaria per la produzione materiale sarà tanto più breve, e la parte di tempo conquistata per la libera attività mentale e sociale degli individui sarà quindi tanto maggiore, quanto più il lavoro sarà distribuito proporzionalmente su tutti i membri della società capaci di lavorare, e quanto meno uno strato della società potrà allontanare da sè la necessità naturale del lavoro e addossarla ad un altro strato. Il limite assoluto dell’abbreviamento della giornata lavorativa è sotto questo aspetto l’obbligo generale del lavoro. Nella società capitalistica si produce tempo libero per una classe mediante la trasformazione in tempo di lavoro di tutto il tempo di vita delle masse. » (1867) Karl Marx - Das Kapital.(1° libro cap XV) Editori Riuniti, Roma, 1973, pp 244 – 245

Trenta ore settimanali senza diminuzione della retribuzione

“ Ma il 28 settembre 1864 proletari della maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale si unirono nell’Associazione Internazionale degli Operai di gloriosa memoria. L’Internazionale, è vero, non visse che nove anni. Ma la prova migliore che l’eterna unione da essa fondata fra i proletari di tutti i paesi è ancora viva e più forte che mai, è la giornata d’oggi. Oggi infatti, mentre scrivo queste righe, il proletariato europeo e americano passa in rassegna le sue forze, per la prima volta mobilitate con un solo esercito, sotto una sola bandiera e per un solo scopo immediato: l’introduzione per legge della giornata normale di lavoro di otto ore, già proclamata dal congresso di Ginevra dell’Internazionale nel 1866 e poi, per la seconda volta, dal congresso operaio di Parigi nel 1889. E lo spettacolo di questa giornata mostrerà chiaramente ai capitalisti e ai proprietari terrieri di tutti i paesi che oggi i proletari di tutti i paesi si sono di fatto uniti. Al meno fosse Marx accanto a me per vedere questo spet-ta colo con i propri occhi! “ Londra, 1° maggio 1890 Friedrich Engels - Marx – Engels, Opere complete vol VI, Editori Riuniti, Roma, 1973 p. 674

Trenta ore settimanali senza diminuzione della retribuzione.

“ Una buona operaia fa con il fuso non più di cinque maglie al minuto, certi telai circolari ne fanno trentamila nello stesso tempo. Ogni minuto della macchina equivale quindi a cento ore di lavoro dell’operaia; ovvero ogni minuto di lavoro della macchina lascia all’operaia dieci giorni di riposo. Ciò che vale per l’industria della maglieria vale più o meno per tutte le industrie rinnovate dalla meccanica moderna. Ma a che cosa assistiamo? Più la macchina si perfeziona e supera il lavoro dell’uomo con una sempre maggiore rapidità e perfezione, più l’operaio, invece di prolungare di altrettanto il riposo, raddoppia d’ardore, come se volesse competere con la macchina. O concorrenza assurda e micidiale. “(1880)
Paul Lafargue, Il diritto all’ozio, Feltrinelli, Milano, 1978, p. 126

Trenta ore settimanali senza riduzione della retribuzione, legali e generalizzati.

“Per molte generazioni ancora, il vecchio Adamo che è in noi sarà così forte che tutti noi avremo bisogno di fare un qualche lavoro per accontentarlo. Faremo per noi stessi più cose di quante non ne facciano di solito i ricchi per se stessi oggi, ben contenti di avere piccoli doveri, compiti e impegni abituali. Ma al di là do ciò, dovremo adoperarci a spartire accuratamente quel poco pane, per rendere tutto il lavoro che è rimasto da fare quanto più condiviso possibile. Turni di tre ore o settimane lavorative di quindici ore potrebbero consentirci di accantonare il problema per un po’. Perché tre ore al giorno sono più che sufficienti per far contento il vecchio Adamo che è nella maggior parte di noi. “ 13 dicembre 1931 - John Maynard Keynes, L’assurdità dei sacrifici, Manifestolibri, Roma, 1995, p 21

Trenta ore settimanali senza diminuzione della retribuzione

“Tra pochi anni la nostra ambizione di fare di questa industria italiana un tipo d’industria che si avvicini nelle dimensioni e nel rendimento ai grandi organismi d’Oltreoceano sarà compiuta e ne vedremo permanentemente le conseguenze sul piano sociale, verso un più alto livello di salari ed un orario di lavoro più ridotto” 23 aprile 1955 Discorso d’inaugurazione dello stabilimento di Pozzuoli (NA) i n Adriano Olivetti, Ai lavoratori, Comunità Editrice, Roma/Ivrea (TO), 2012, p.27

Riduzione legale generalizzata a trenta ore settimanali senza riduzione della retribuzione

Sbilanciamoci perchè non fa proprio l'obiettivo-proposta della riduzione generalizzata della settinana lavorativa a TRENTA ore SETTIMANALI SENZA RIDUZIONE della RETRIBUZIONE nella Repubblica Italiana e ... poi nell'Unione Europea..?????

#a sinistra

Il fatto sig. Alfano è che le politiche economiche di Cernobbio sono spostate indiscutibilmente a destra, cosicché le critiche a quel mondo possono far pensare che il forum di sbilanciamoci si sia "sbilanciato" a sinistra.
Personalmente comunque non credo che si debba discutere se il forum sia di sinistra o meno, ma se dice cose sensate e possibili!

ControCernobbio

Buongiorno, è con un po' di tristezza che ...
Purtroppo, dall'articolo che invita alla manifestazione che dovrebbe fare da controcanto a quella di Cernobbio, Sbilanciamoci.info si sbilancia assolutamente a sinistra!
Credo che la cultura, così come l'economia, per essere davvero "più credibile" debba evitare di essere associata senza possibilità di smentita all'una, all'altra od all'altra ancora fazione politica.
Malgrado alcune firme molto discutibili, ho apprezzato diversi articoli pubblicati, peccato!
Mi rendo conto che nella corsa possa accadere di dover dismettere la semplice pettoria col numero da amatore: ma solo per fermarsi. Mai per indossare una casacca da professionista, sarebbe completamente scorretto.
Sappiate che a destra come a sinistra non sono pochi coloro che non condividono la lettura che giorno per giorno viene data di alcuni fatti e di alcune circostanze soprattutto in maeria economica. Penso, ad aesempio, alla confusione dell'economia con la finanza!
Peccato che vogliate tingervi di rosso, presto sarete obbligati ad allinearvi a chi, solo per interessi di parte, non potrà e/o non vorrà dire le cose come stanno ...
Buona fortuna!

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