Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito
alter
capitali
italie
globi

Democrazia, strappi consentiti

21/06/2015

Perdere in un anno due milioni di voti, come è successo al Pd, non è un incidente da poco. Si poteva pensare che il suo segretario, nonché premier, ne prendesse atto per correggere il tiro, mentre Renzi ha cercato soltanto di scrollarselo di dosso: “Non è una sconfitta mia, ma dell’opposizione”.

Non è neppure sfiorato dal sospetto che le minoranze non sono una disgrazia ma una condizione della democrazia; forse non ha mai saputo che della loro possibilità di muoversi in parlamento il garante è lui in quanto leader della maggioranza, convinto com’è che governare sia decidere da solo e per tutti. Due giorni dopo ha messo in atto le sue vendette rinviando una riforma della scuola e le attesissime centomila assunzioni di insegnanti che essa comportava dopo anni e anni di immobilità.

In verità gli attuali governi si prendono più di una libertà con i principi di quella democrazia rappresentativa che per loro sarebbe il santo dei santi, metro della misura della maturità e convenienza del sistema politico. Francia e Italia li stanno violando tutte e due sulla scuola, dove le politiche governative hanno incontrato resistenze inattese. In Italia, Renzi non è riuscito a far digerire agli insegnanti la sua “buona scuola”; quasi nelle stesse settimane in Francia la giovane ministra dell'istruzione Najat Vallaud-Belkacem (che ha sostituito il precedente ministro Benoît Hamon, messo da Hollande nella condizione di doversi dimettere perché troppo di sinistra) ha rapidamente deciso assieme al premier di ricorrere al fatale articolo 39-4, marchingegno infilato da De Gaulle nella costituzione del 1958, grazie al quale il governo ha diritto una volta per sessione parlamentare di bypassare il parlamento sulla misura che più gli preme; stavolta era la riforma del Collège, simile alla nostra media. Sembra che a suo tempo Michel Rocard vi sia ricorso una trentina di volte. Per chiudere il becco ai deputati il nostro governo ha finora usato il voto di fiducia, ma qualcuno deve aver suggerito a Renzi, Padoan, Poletti e compagnia di imitare i francesi introducendo il via libera anche da noi. Così ce lo troveremo nella prossima legge costituzionale nella distrazione (o accettazione) di tutto il Pd. Lo aveva già adocchiato nel 1935 Benito Mussolini. Ma soltanto i vecchi rottamandi e qualche gufo come me ne sono rimasti strabiliati, sia per l'Italia sia per la Francia, madre – a sentirla – di tutte le repubbliche.

Così non ci si deve più meravigliare se un centinaio di migranti abbia dormito alcune notti sugli scogli adiacenti al posto di frontiera vicino a Ventimiglia perché tirato giù a forza dalla polizia dai vagoni della linea che, percorsa la Costa azzurra, raggiunge Parigi e il sospirato nord e di là l'Olanda, magari l'Inghilterra, invece che la più ospitale ma linguisticamente incomprensibile Svezia. Quel gruppetto di disgraziati, avvolti dal freddo e dall'umidità oltre che indolenziti dalla dura roccia, è l'immagine parlante di un'Europa spietata, anzi della Commissione spietata che la governa perché gli abitanti francesi e italiani, al di qua e al di là del confine, lo varcano per dare loro una coperta calda.

La gente è meglio dei governi del nostro continente senza vergogna che, se potesse, metterebbe sugli scogli, e non gli mancano, l'intera Grecia, colpevole di avere speso senza pagare le tasse, peraltro non sotto l'egida dei detestati Tsipras e Varoufakis, ma dei precedenti Papandreu e Samaras. Nessuno quanto la Commissione era in grado di conoscere per filo e per segno l'allegra finanzia ellenica, ma a quei governi non aveva rimproverato né segnalato niente.

Della Commissione europea la perla è la libera stampa che si sveglia ogni tanto dal suo sonno scoprendo, a cose fatte, qualche orrore del Jobs Act tranquillamente digerito a suo tempo come la libertà data all'impresa di spiare con ogni possibile mezzo i suoi dipendenti, vita privata e opinione politica. Anche i sindacati più benigni con il padronato stanno protestando indignati. E non si può neanche dire meglio tardi che mai, perché la delega imposta è passata a suo tempo senza che battessero ciglio e ora disfare il già legiferato non sarà facile. Renzi, Poletti e le loro ministre dalle chiome lunghe come l'abitudine di non aprire il becco sembrano aver approvato alcune misure del premier che sta confezionando un paese su misura della destra, tale che nemmeno Berlusconi se l’era sognato.

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti

eZ Publish™ copyright © 1999-2015 eZ Systems AS