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L'Europa per sconfiggere la paura

19/12/2014

Fine semestre/ E la paura collettiva, di massa, quella che per Levi rappresenta il contrario della libertà, che «ha permesso la nascita del fascismo, del nazismo e di tutte le altre più o meno individuate tirannie»

«Per quanto riguarda le nostre vecchie terre di Europa è evidente che difficilmente la libertà potreb­be essere efficacemente difesa in una condizione di divisione, di polverizzazione di stati, e che es­sa abbisogna, per essere forte e per crescere, di una maggiore uni­tà, che non può trovarsi se non at­traverso una forma di federazio­ne europea» (Carlo Levi, La pau­ra è il contrario della libertà). In questo manoscritto inedito da­tato 18 marzo 1948, tirato fuori da un cassetto dal sindaco di Alia­no dove l'intellettuale antifasci­sta torinese fu mandato al confi­no e pubblicato a cura della Re­gione Basilicata, Carlo Levi aggiorna le sue teorie sul rapporto tra la paura e i totalitarismi alla luce della Resistenza. Un tema già affrontato nel saggio Paura della libertà, scritto in Francia alla vigilia dell'invasione tedesca, e di cui questo testo costituisce una sorta di appendice post-bellica. E la paura collettiva, di massa, quella che per Levi rappresenta il contrario della libertà, che «ha permesso la nascita del fascismo, del nazismo e di tutte le altre più o meno individuate tirannie». La Resistenza, invece, è stata «un'af­fermazione dei valori dell'autono­mia, la lotta contro il terrore». Ma per Levi è durata poco: la pa­ura, che sembrava scacciata dal­la lotta partigiana e vinta dalla li­bertà, già nel primo dopoguerra ritornava «nei titoli dei giornali»: "Paura dei colpi di stato", "Pericolo del comunismo", etc. Per questo la nascita di una fede­razione europea sembrò allo scrittore di Cristo si è fermato a Eboli «la via della libertà e della libera­zione dal terrore».

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