Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito
alter
capitali
italie
globi

Stabilità: una legge da archiviare

27/12/2013

La riduzione del cuneo fiscale non avrà effetti significativi sulle tasche dei lavoratori e non darà ossigeno alle imprese. La riforma della tassazione della casa aggraverà la situazione degli inquilini. La finanziaria del governo destina poco e niente alle emergenze sociali del paese

La legge di stabilità approvata definitivamente dal Parlamento è lo specchio di una politica economica, quella del governo Letta, inadeguata e sbagliata di fronte alle gravissime emergenze sociali del paese. Una manovra finanziaria contraddittoria e confusa, che non affronta i nodi drammatici della crisi: il lavoro, le diseguaglianze, il declino del sistema produttivo, la crescente e diffusa povertà nel paese.

I due provvedimenti principali della legge di stabilità – la riduzione del cuneo fiscale e la riforma della tassazione sulla casa- sono misure propagandistiche e sostanzialmente inutili. La riduzione del cuneo fiscale (11 miliardi in tre anni) non ha effetti significativi sulle tasche dei lavoratori (una ventina di euro al mese, al massimo) e non darà ossigeno alle imprese. La riforma della tassazione della casa ha introdotto nuove sigle, ma poco cambierà per le famiglie, che si troveranno a pagare più o meno le stesso importo delle vecchie imposte. Anzi, per gli inquilini sarà un po' peggio. E anche per i comuni, che - con le nuove tasse a regime - si troveranno ad avere meno risorse.

Per il lavoro, la misura più concreta contenuta nella legge è la copertura di altri 17mila esodati, ma non c'è la soluzione strutturale del problema creato dalla legge Fornero e soprattutto non ci sono misure significative per dare e creare lavoro. Ci si continua ad interrogare nel dibattito di questi giorni su quali altri sgravi ed incentivi servano per assumere, quando il problema non è l'art. 18 o un nuovo 47° contratto di lavoro atipico, ma sono le politiche per creare lavoro per chi non ce l'ha e per chi rischia di perderlo. Per il sociale nella manovra finanziaria ci sono poco più che un modesto allargamento dell'applicazione della Social Card e la reiterazione del fallimentare “credito per i nuovi nati”, mentre tutti i fondi sociali nazionali (per l'infanzia, la famiglia, la non autosufficienza, ecc.) sono ridotti al lumicino o in alcuni casi azzerrati. L'ambiente non sembra trovare cittadinanza nella legge: risorse falcidiate per la difesa del suolo e per i parchi e troviamo nel provvedimento persino un mini condono per i concessionari delle spiagge che in questi anni non hanno pagato i canoni demaniali.

E poi la legge di porta altre notizie cattive: mentre si tagliano (nel 2015-6) 1 miliardo e 150 milioni al Servizio sanitario nazionale, si stanziano più di 2miliardi di euro per le navi da guerra Freem. All'ultimo momento il governo - per fare un favore alle banche e ai mercati finanziari - ha messo lo stop anche all'approvazione di un'imposta sulle transazioni finanziarie (la tobin tax) che avrebbe portato 1 miliardo e 400 milioni nella casse dello Stato.

Grazie al lavoro (e agli emendamenti) dell'opposizione, ed in particolare di Sel, durante la discussione della legge di stabilità in commissione bilancio sono stati ottenuti alcuni risultati: tra gli altri, 50 milioni in più per il diritto allo studio e per gli interventi contro il dissesto idrogeologico, 10 milioni (comunque una miseria) per la cooperazione internazionale, 50 milioni per i contratti di solidarietà e 9 milioni per l'istituzione dei corpi civili di pace.

Ma nonostante questi piccoli e limitati miglioramenti, questa legge di stabilità è pessima: è tutta dentro la cornice delle politiche restrittive e di austerità delle istituzioni finanziarie europee, alimenta la depressione economica e non intacca il dramma della disoccupazione, delle diseguaglianze e delle povertà. Di altro ci sarebbe stato bisogno: di un vero e proprio “piano del lavoro”, di ridurre la spesa militare, di recuperare le risorse colpendo le rendite/transazioni finanziarie e i grandi patrimoni, di investire nella scuola e nel welfare.

Tra l'altro l'ottimismo che il governo continua a diffondere è assolutamente privo di fondamento: Saccomanni (l'ha scritto nella nota ggiuntiva del Def di settembre) pensa irrealisticamente di portare in due anni lo spread a 100 punti base e di avere un Pil in crescita sulla media europea. A parte che, da settembre ad oggi, la previsione di crescita del Pil nel 2014 si è già dimezzata, ma soprattutto negli ultimi 10 anni il Pil italiano è andato sempre peggio della media degli altri paesi europei. In questo contesto, il peggioramento dei conti pubblici è assicurato.

Una legge di stabilità, dunque, da archiviare e a cui contrapporre una politica economica radicalmente diversa da quella liberista e imperniata sull'austerità, ben conosciuta negli ultimi anni: una politica economica che rimetta al centro il lavoro ed i diritti, la lotta ai privilegi (dei grandi patrimoni e delle ricchezze, dei mercati finanziari) e alle diseguaglianze, la costruzione di un modello di sviluppo sostenibile e fondato sulla giustizia economica e sociale.

 

 

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti

eZ Publish™ copyright © 1999-2015 eZ Systems AS