Ha ricoperto incarichi di direzione nel sindacato dei lavoratori metalmeccanici aderente alla CGIL (FIOM), tra cui quello di segretario generale della FIOM della Regione Emilia-Romagna. Ex direttore dell’IRES nazionale, istituto di ricerca della CGIL. È stato membro del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel) nel 1995-2000. Nel 1998-2008 è stato direttore dell’IpL Fondazione Istituto per il Lavoro, creata dalla Regione Emilia-Romagna, a Bologna. Presidente della rete RLDWL Regional and Local Development for Work and Labour. Membro della commissione nazionale d’indagine sul lavoro costituita presso il CNEL tra il 2007 e il 2009. Ha insegnato alla Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt.
Senza volere negare l’esigenza di stabilizzare un settore dell’economia ad alta innovazione, anche tecnologica, il problema è quello di qualificare i consumi interni
Gli attuali gruppi dirigenti, compresi i governi Monti e Letta, trattano la liquidazione sociale di un’intera generazione come un problema d’incentivi alle imprese per convincerle ad assumerne. Un modo per nascondere il fatto cruciale di questa disoccupazione, il suo carattere strutturale e intrinseco al modello neoliberista
La rotta d'Italia. Ogni manovra finanziaria ed economica va subordinata all'obiettivo dell'occupazione. Per farlo, non bastano le (pur necessarie) politiche espansive, e un mercato che selezioni le imprese. Occorre salvare e recuperare il grosso delle forze manifatturiere
Le vicende e il contratto di Pomigliano: una rilettura dei fatti e degli atti, per capire cosa e come è cambiato nello stato delle relazioni industriali e del movimento sindacale
Dopo il fallimento dell’Europa neoliberista, la via d’uscita dalla crisi richiede cambiamenti profondi. Serve una politica fiscale, industriale e del lavoro comune, che metta al centro la priorità dell’occupazione. Ma la può imporre soltanto un nuovo blocco sociale, con interessi opposti alle élite, e con la forza politica di sostituire le classi dirigenti