Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento è possibile mettere in campo le possibilità di un cambio di rotta? Proviamo a farlo nel forum “Un'altra strada per l'Europa” organizzato il 19 marzo a Bruxelles da Euro-pen, la rete europea degli economisti progressisti
È un’Europa messa in ginocchio dall’austerità quella che è chiamata a votare alle elezioni europee di maggio. Il dibattito pubblico, però, continua a essere schiacciato tra un europeismo “senza se e senza ma” – secondo cui non esiste alternativa alle attuali politiche neoliberiste e di austerità all’interno del sistema dell’eurozona e dell’Ue –, e un populismo nazionalista e anti-europeo che vorrebbe rinazionalizzare le politiche continentali, facendoci tornare indietro di mezzo secolo. È possibile riorientare il dibattito sulle possibilità concrete di un cambiamento di rotta? Prova a farlo “Un’altra strada per l’Europa”, il forum organizzato oggi al Parlamento europeo dalla Rete europea degli economisti progressisti (Euro-pen), di cui fanno parte Sbilanciamoci!, EuroMemorandum, Economistes Atterrés francesi, Transnational Institute e molti altri. Movimenti e sindacati presenteranno alle forze politiche europee e nazionali le alternative per uscire dalla crisi. Le proposte chiave includono:
Superamento dell’austerità
Le politiche di austerità stanno generando povertà, disoccupazione e disuguaglianza, e stanno dissestando le economie e le finanze pubbliche dei paesi più colpiti dalla crisi (che registrano livelli di debito sempre più alti). È necessario un cambio di paradigma, a partire dall’abbandono del Fiscal Compact, a favore di un rilancio della spesa pubblica, delle politiche industriali e dell’occupazione, e di un di ambizioso piano di investimenti europei per realizzare un green new deal. Ne parleranno Luciana Castellina, Andrea Baranese, Ronald Janssen della Confederazione europea dei sindacati (Etuc) e Stefano Maruca (Fiom Cgil).
Responsabilità comune, eurobond e un nuovo ruolo della Bce.
A causa della dipendenza dai mercati finanziari che impone l’architettura vigente della moneta unica, gli alti livelli di debito pubblico dei paesi della periferia (133% del Pil in Italia) gravano fortemente sull’economia. Pesano soprattutto gli enormi interessi passivi che questi continuano a pagare sul debito pregresso (in Italia 80 miliardi di euro l’anno, circa il 5% del Pil). Allo stesso tempo la Germania è favorita da tassi d’interesse negativi. La soluzione a questi squilibri richiede una responsabilità comune sul debito, un nuovo ruolo della Bce e l’introduzione di eurobond. Ne parleranno John Grahl di EuroMemorandum, Jordi Angusto di EconoNuestra e Sigfrido Ramírez Pérez di Transform!.
Modificare il ruolo della Bce: più politica, sotto il controllo del Parlamento
La disoccupazione nell’eurozona ha raggiunti livelli record ma la Bce continua a nascondersi dietro al suo mandato, con l’obiettivo chiave del controllo dell’inflazione. Sono in molti a chiedere un ruolo diverso della Bce, da avvicinare al modello della Fed. Primo, gli obiettivi della Bce dovrebbero includere crescita e occupazione, e le politiche monetarie seguire le scelte macroeconomiche concordate dall’Unione. Secondo, la Bce, come tutte le altre banche centrali, dovrebbe diventare prestatrice di ultima istanza sul debito degli stati, in particolare sugli eurobond emessi collettivamente dall’eurozona. Economisti come Charles Wyplosz hanno chiesto alla Bce di finanziare direttamente la spesa dei governi degli stati in difficoltà. Terzo, la Bce dovrebbe essere riformata in senso democratico e il suo operato essere sottoposto al controllo del Parlamento Europeo. Ne parleranno Henri Sterdyniak e Benjamin Coriat degli Economistes Atterrés ed Erik Wesselius di Corporate Europe Observatory.
Rimettere sotto controllo la finanza
La liberalizzazione dei movimenti di capitale avviata negli anni novanta, in cui l’Ue ha giocato un ruolo d’avanguardia, ha conferito alla finanza un potere senza precedenti. Con i mercati che spostano continuamente enormi quantità di capitali da un paese all’altro, tutti i paesi – anche quelli che conservano la sovranità monetaria – sono esposti al rischio di bolle speculative. Serve dunque una riforma del sistema finanziario internazionale, che introduca forme di controllo dei capitali in entrata e in uscita, limitando i flussi speculativi. Questo dovrebbe andare di pari passo con una tassa sulle transazioni finanziarie e con un radicale ridimensionamento del peso della finanza, a partire dalla separazione tra banche d’affari e banche commerciali.
Tra i politici saranno presenti all’incontro, tra gli altri, Gianni Pittella, vice-presidente del Parlamento europeo; i socialisti francesi Liêm Hoang Ngoc e Cecilia Gondard, oltre al Pd Stefano Fassina; Giulio Marcon e Giorgio Airaudo di Sel; Monica Frassoni dei Verdi e Jurgen Klute del Gue.
Per informazioni www.euro-pen.org
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