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Dal Pil al benessere. Cambiare bussola

15/04/2010

Prendere le misure giuste per avviare politiche nuove. Sbilanciamoci! riunisce i maggiori esperti italiani, università, politici e società civile

Un grande tavolo di esperti per discutere di misure di progresso, benessere e sostenibilità. Più di quattro ore di discussione fitta, per favorire il passaggio da teoria e tecniche ad azioni politiche concrete. E' successo la settimana scorsa a Roma, nella sala Di Liegro della provincia, dove la campagna Sbilanciamoci! ha riunito oltre sessanta esperti italiani che da anni si occupano di promuovere nuove misure di progresso e benessere. Tra di loro il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, rappresentanti di oltre 25 università e istituti di ricerca, esponenti di oltre 30 organizzazioni della società civile, rappresentanti degli enti locali, dell'Ocse e dei ministeri dell'economia e finanze, del lavoro, dell'ambiente e dello sviluppo Economico

L’idea che ha mosso la campagna è molto semplice. Negli ultimi tempi il dibattito su questi temi si è garantito una fino a poco tempo fa inaspettata forza politica grazie ad iniziative prestigiose come il Global Project Measuring the Progress of Societies” dell’Ocse, la conferenza Beyond GDP tenutasi nel 2007 al Parlamento europeo, la commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi “Measurement of Economic Performance and Social Progress” in cui oltre ai due premi Nobel hanno lavorato numerosi altri accademici di fama internazionale e la comunicazione dell’agosto 2009 in cui la Commissione europea ha illustrato cinque interventi chiave per integrare gli indicatori di progresso nei sistemi ufficiali di statistiche usati dalla politica.

Alla luce di questi eventi, Sbilanciamoci! ha ritenuto che questo fosse un momento propizio per fare “massa critica” e cercare di ottenere un maggiore impegno da parte delle istituzioni affinché le politiche, guidate da indicatori diversi, si prefiggano obiettivi diversi. Esiste, infatti, una consapevolezza che accomuna tutti quelli che a vario titolo si occupano di misure di benessere e sostenibilità: anche se gli esperti dovessero mai accordarsi su una misura condivisa all’unanimità questo non sarebbe garanzia di un passaggio a nuove politiche e a nuovi obiettivi. Non è quindi solo una questione di metodo ma anche e soprattutto una questione culturale e politica. Per favorire il passaggio da una discussione prettamente tecnica ad un’azione di natura politico-culturale, la campagna ha preparato una prima bozza di documento di proposte/richieste che è stato usato dal Tavolo come canovaccio per la discussione con l’idea di pervenire, dando seguito alle questioni emerse durante il dibattito e a quelle che seguiranno nelle prossime settimane, ad un documento condiviso che potrà essere presentato a breve a politici e istituzioni competenti.

É difficile sintetizzare un incontro così complesso e lungo i(i materiali saranno a breve caricati nella sezione Benessere e Sostenibilità del sito www.sbilanciamoci.org). Ad ogni modo i temi toccati dal tavolo del 7 aprile si possono ricondurre a tre grandi sfere: quella teorica/metodologica (cosa dobbiamo misurare e come?); quella dell’attuazione (come si può finalmente ottenere che i responsabili delle politiche cambino “bussola”?) e, infine, quella dell’informazione (come informare meglio i cittadini affinché influenzino le istituzioni riguardo le scelte politiche?).

Il versante teorico è certamente quello più controverso. Rimane sempre aperto il dibattito sulla necessità o meno di cercare una misura sintetica di benessere che privilegi la semplicità alla complessità e che faciliti il compito di comunicare ed informare. Misura sintetica che d’altro canto difficilmente riuscirebbe a superare i limiti connessi alla propria natura in particolare la possibile, più o meno perfetta, sostituibilità tra le sue componenti (in particolare tra quella sociale e quella ambientale). Ma a monte di questo dibattito molti hanno sottolineato come sia necessario individuare un modello di riferimento che in sostanza diventi un’alternativa al modello che associa l’idea di benessere a quello di ricchezza e lo sviluppo alla crescita economica e che vede di conseguenza nel Pil la sua bussola naturale. Solo definendo con chiarezza un modello che permetta anche di far emergere eventuali correlazioni, trade off ed effetti cumulati tra le variabili coinvolte sarà possibile individuare una misura la più semplice ed efficace possibile (sia essa un indicatore sintetico o un set di indicatori).

Sul versante dell’attuazione Enrico Giovannini ha aggiornato di ciò che si sta muovendo a livello internazionale e all’interno dell’Istat. L’Undp sta rivedendo il famoso Indicatore di Sviluppo Umano (ISU) per tenere conto delle raccomandazioni del rapporto Stiglitz, raccomandazioni che interessano anche l’Eurostat che costituirà un leadership group per identificare cosa si possa fare per renderle operative. Se la Commissione Statistica dell’Onu dedicherà un’ampia discussione a questi temi, persino al World Economic Forum le misure di progresso saranno un tema chiave della conferenza di Doha. In Italia, invece, l’Istat ha iniziato un percorso di sistematizzazione del sapere e delle conoscenze relative a queste tematiche che sono già in larga parte presenti ma sparpagliate nel vasto bagaglio di attività di ricerca dell’Istituto. Da non molto tempo, poi, esistono a livello politico degli strumenti molto potenti e già predisposti per la valutazione e l’indirizzo delle politiche sulla base di un ampio set di indicatori. Si tratta di strumenti introdotti con le recenti riforme del bilancio dello stato in cui si prevede un sistema di indicatori di performance, efficienza ed efficacia della spesa che devono accompagnare gli obiettivi dell’azione pubblica (si ricorda che ogni centro di spesa deve rendicontare in base ad uno schema composto da missioni suddivise in programmi a loro volta suddivisi in obiettivi appunto). Uno strumento pensato proprio per rendere conto a Parlamento e cittadinanza dell’operato dell’amministrazione, a cui occorre dare piena attuazione attraverso un’opportuna pressione politica e mediatica, per far sì che gli indicatori scelti siano frutto di un dibattito pubblico, democratico e condiviso. Inoltre bisogna tenere conto di alcuni fattori cruciali che complicano il quadro di un set di indicatori nazionali con cui definire, monitorare e infine valutare da un punto di vista del benessere e della sostenibilità le politiche pubbliche. Tra questi: l’importanza delle specificità locali nella definizione di obiettivi ed indicatori, i diversi gradi di responsabilità dei diversi livelli governativi, le possibili incoerenze tra obiettivi nazionali (o sovra-nazionali) e i bisogni che emergono a livello locale, la necessità di prendere in considerazione il punto di vista del cittadino e dei suoi diritti, con particolare riguardo ai livelli essenziali di assistenza (Leas). Un aspetto cruciale emerso da più parti è, inoltre, quello del necessario coinvolgimento di quella parte del settore privato già impegnata nella definizione di indicatori di responsabilità sociale ed ambientale.

Infine questa partita si gioca molto anche sul terreno dell’informazione e dei media. Se da un lato un’attenzione mordi e fuggi distratta e superficiale può essere deleteria perché complice di una banalizzazione degli argomenti, i mezzi di informazione sono degli alleati fondamentali in questa sfida che ha come principale obiettivo un rinnovamento culturale. Si tratta quindi di trovare degli strumenti comunicativi efficaci e sufficientemente semplici tra i quali ci potrebbe essere una versione italiana del nuovo sito messo a punto dall’Ocse wikiprogress.org.

L’incontro si è concluso con una definizione di un preciso piano di lavoro, al fine di arrivare prima dell’estate alla realizzazione del già citato documento dove si cercherà di stabilire priorità, obiettivi e proposte per poter dare una spinta al dibattito anche in Italia. Una primissima bozza del documento prevede richieste specifiche rivolte al governo, al parlamento, agli enti locali e all'Istat tra cui: rafforzare il lavoro dell'Istat sugli indicatori di benessere, recepire in Italia le indicazioni della Commissione Stiglitz, far vedere la luce ad un bilancio dello stato corredato da un set di indicatori sociali ed ambientali condivisi e oggetto di dibattito pubblico, varare finalmente la legge sulla contabilità ambientale. Il documento verrà poi presentato a diverse istituzioni tra cui parlamento e governo con l’idea di ottenere un preciso impegno nella direzione proposta dal tavolo, che dopo il successo del 7 aprile è un candidato naturale a diventare un punto di riferimento italiano per il dibattito su indicatori di benessere e sostenibilità.

Sono intervenuti nella discussione qui sintetizzata:

Cecilia d’Elia-Assessore alla Politiche Culturali Provincia di Roma; Maurizio Franzini-Università di Roma Sapienza; Monica Brezzi-OCSE; Gianfranco Bologna-Resp Scientifico WWF Italia; Antonio Rosati-Assessore al Bilancio della Provincia di Roma; Andrea Calori-Politecnico di Milano; Vittorio Ferla-Cittadinanzattiva; Federico Falcitelli-Ministero Economia e Finanze; Enrico Giovannini-Presidente ISTAT; Emiliano Monteverde-Nuovo Welfare; Filomena Maggino-Università di Firenze; Edoardo Zanchini-Legambiente; Enrica Chiappero-Università di Pavia; Andrea Saltelli-Commissione Europea JRC; Aldo Ravazzi-Ministero dell'Ambiente; Stefania Gabriele-ISAE; Sergio Bruno- Università di Roma Sapienza; Gianni Palumbo-Forum Terzo Settore; Michele Raitano-Università di Roma Sapienza; Laura Moschini-Università Roma3; Lorenzo Fioramonti-Università di Bologna; Antonio Dal Bianco-IReR; Pasquale De Muro-Università Roma3; Simona de Luca-Ministero dello Sviluppo Economico; Angelo Marano-Ministero del Lavoro; Cesare Costantino-ISTAT; Aldo Femia-ISTAT, Jason Nardi-Social Watch.

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