È il momento che i movimenti e la società civile riprendano la parola per riprendere in mano l’agenda di cambiamento del paese e tornare a mobilitarsi. Obiettivo: ridare fiducia a noi stessi e a una società messa in ginocchio dalla crisi
Un regalo ai ricchi e ai costruttori: questo e non altro è l’abrogazione dell’Imu sulla prima casa varata dal governo Letta, la cui copertura fiscale è per altro ancora incompleta. Una scelta iniqua e di destra che non discrimina tra ricchi e poveri: l’Imu sulla prima casa è abolita per tutti cancellando l’unica imposta esistente sui patrimoni immobiliari, comprese le case costruite e rimaste invendute. E non importa se la nostra Costituzione prevede il principio di progressività fiscale. Non solo. Con l’introduzione della Service Tax prevista per il 2014 si sceglie di spostare su tutti coloro che abitano in una casa (proprietari e inquilini) ciò che prima veniva pagato solo dai proprietari. Non c’è dubbio: nel nostro paese rendite e patrimoni godono da sempre di un’attenzione molto particolare.
La scelta sull’Imu esemplifica per altro molto bene il cedimento della sinistra al governo ai ricatti di Berlusconi nel contesto di una crisi politica e istituzionale gravissima. Stretto tra la crisi economica, il ricatto della finanza sul debito pubblico, la minaccia di una crisi di governo nel caso il Parlamento confermi l’incandidabilità del leader del Pdl, il caos sulla legge elettorale e la riforma della Costituzione, il principale partito della sinistra cede su tutto alla logica delle larghe intese. In più, il quadro internazionale si aggrava con i preparativi per un inaccettabile intervento militare occidentale in Siria.
In questo contesto si svolgerà a Roma l’undicesimo forum di Sbilanciamoci!
Ci sono quattro buoni motivi per riprendere una discussione collettiva.
È il momento che i movimenti e la società civile riprendano la parola, non lasciando che quelle della politica delle larghe intese e dei grandi poteri economici siano le uniche voci in campo. Le 50 associazioni di Sbilanciamoci!, i movimenti impegnati sui temi della pace, dei diritti, della tutela del territorio, della lotta al razzismo e su molte altre questioni, hanno aperto spazi di democrazia e pratiche di partecipazione, mostrando la capacità di affrontare i veri problemi del paese. Sono i lavoratori precari e quelli che rischiano la disoccupazione, gli immigrati che sono scampati ai Cie, gli studenti il cui diritto allo studio è sempre più compromesso, gli operatori sociali che lottano contro i tagli del welfare, cittadini di un’Europa sempre più divisa e disorientata che saranno al forum di Roma: quella parte di società frammentata ma non ancora rassegnata alle manovre di palazzo.
L’emergenza economica e sociale chiede risposte. Venerdì 6 sera, presso OfficineZero, si incontreranno alcune delle realtà colpite dalla crisi occupazionale del paese. Una presa diretta delle voci dei protagonisti delle lotte più difficili per difendere il lavoro, la dignità, i diritti. Sbilanciamoci! ha elaborato alcune proposte - maturate in un dibattito di molti mesi - su come garantire i redditi di chi è senza lavoro, creare nuova occupazione, rilanciare la politica industriale e rovesciare il grave aumento delle disuguaglianze che segna l’Italia più di ogni altro paese europeo.
Poi ci sono i molti volti delle campagne e dei movimenti presenti nel paese. Il diritto allo studio, il reddito di cittadinanza, la costruzione di esperienze di economia ecologica e solidale, i diritti dei migranti e il no alle politiche del rifiuto, la difesa del territorio e il no alle grandi opere, la produzione di un’informazione economica libera e indipendente saranno al centro dei gruppi di lavoro che s’incontreranno sabato mattina al Teatro Valle Occupato per discutere insieme come rendere l’Italia un paese meno ingiusto e disuguale, più sostenibile.
Infine c’è l’urgenza di agire. Le associazioni e i movimenti sono stati disorientati dai risultati delle elezioni del febbraio scorso e dal governo delle larghe intese. È utile riprendere in mano l’agenda di cambiamento del paese e muoversi nella società, far cambiare idea a chi è rimasto prigioniero della retorica dell’individualismo berlusconiano così come della retorica della “casta” grillina. Serve tornare a mobilitarsi: per ridare fiducia a noi stessi e a una società messa in ginocchio dalla crisi.
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