Lampedusa è lì e la verità è che tutti noi siamo lontani. Ciò che succede ogni giorno nel Cpsa dell’isola non lo sappiamo. I riflettori si accendono solo in occasione di visite illustri o dell’ennesima strage.
Per questo le immagini raccolte da Valerio Cataldi per il Tg2 andate in onda lunedì sera sono un pugno nello stomaco, qualcosa che non avremmo mai voluto vedere. Migranti denudati in mezzo alla strada che attraversa il Cpsa, fuori, al freddo, di fronte agli altri ospiti e agli operatori dell’ente gestore (la cooperativa Lampedusa accoglienza) che, a vedere le immagini, sembrano considerare tutto normale. Il motivo: lo svolgimento di una vaccinazione contro la scabbia, malattia che se c’è viene contratta in Italia proprio a causa delle condizioni di (non) “accoglienza” che il nostro bel paese è in grado di offrire, e non prima. “È come se il limite del trattamento disumano fosse stato superato da tempo e nessuno se ne fosse accorto”. Il commento di Cataldi non potrebbe essere più calzante.
Ma che paese siamo diventati? Solo due mesi fa, dopo l’ennesima strage di 366 innocenti del 3 ottobre, la retorica indignazione e la pubblica compassione hanno occupato per giorni le prime pagine di Tv e giornali. E dopo? Non siamo riusciti neanche a garantire un funerale dignitoso alle vittime mentre dei vivi ci siamo dimenticati. A Contrada Imbriacola secondo Meltingpot sono presenti, ancora oggi 16 persone sopravvissute al naufragio del 3 ottobre. Sono più di 600 le persone “accolte” in una struttura che potrebbe ospitarne solo 300. Denunce, dichiarazioni solenni, promesse ma il tempo passa e nulla cambia. L’unica cosa che il nostro governo è stato capace di fare è chiedere maggiore aiuto all’Europa e il rafforzamento di Frontex, la macchina da guerra che ha già macinato un budget da più di 515 milioni di euro in sette anni. Senza vergogna, senza pudore. E allora ci rivolgiamo a tutti i Parlamentari democratici: è possibile chiamare il Ministero dell’Interno a rendere conto in Parlamento di quello che succede a Contrada Imbriacola? È prassi “ordinaria” costringere le persone a spogliarsi all’aperto e in pubblico? Perché la struttura continua ad ospitare un numero di persone che è più del doppio della sua capienza? È “normale” sottoporre le persone a trattamenti disumani e degradanti? Perché di questo si tratta, né più né meno.
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