La popolazione con più di 65 anni ha rappresentato nel 2013 il 20,9 percento della popolazione, ma già nel 2030 raggiungerà il 26,1 percento
Bisognò attendere il 1977, cinepresa e screenplay compiacenti di Steven Spielberg, per sdoganare gli “alieni” da un immaginario postbellico che assegnava pregiudizialmente agli “UFO” l’intenzione di impadronirsi e/o di distruggere il Pianeta Terra. Prima soltanto nell’Indiana, poi a macchia di leopardo negli Stati Uniti, poi ancora a raggera in tutto il mondo, nel film di Spielberg gli avvistamenti ufologici si moltiplicarono senza soluzione di continuità, e, soprattutto, senza che nessuno riuscisse a decifrare la “narrazione aliena” in quel suo bizzarro disvelarsi attraverso una sequenza musicale. Ebbene, a distanza di 36 anni, e stavolta sullo schermo della demografia mondiale, uno strano sequel di quegli Incontri ravvicinati del terzo tipo sembra oggi funestare la quiete della visione (economica, sociale, culturale, valoriale) degli abitanti della contemporaneità: gli “Incontri ravvicinati della terza età”.
L’invecchiamento della popolazione, “sequel” demografico apparso prima nei paesi più sviluppati a “prima transizione demografica” già più che guadata - al trotto di tassi di fecondità totale fortemente sotto il livello di sostituzione, tassi di mortalità in picchiata e aspettativa di vita in crescita - si è progressivamente esteso ai paesi in via di sviluppo, fino a conclamarsi l’evento demografico mondiale cruciale, pervasivo, potenzialmente irreversibile del XXI secolo, sebbene con differenti livelli di intensità e di velocità di comparsa nelle diverse aree geografiche del pianeta. Secondo le più recenti previsioni (da scenario centrale) di avvistamenti di compagini della terza età nel futuro prossimo e meno prossimo, se in Italia nel 2013 la popolazione con più di 65 anni rappresenta il 20,9% della popolazione, già nel 2030 raggiungerà il 26,1%, per superare abbondantemente la soglia del 30,0% già nel 2050 (33,1%). Ma fra gli “alieni dai capelli bianchi”, anche la quota degli ultraottuagenari sperimenterà secondo gli scenari previsionali demografici un marcato incremento, esplodendo dal 3,0% odierno al 5,7% del 2040, fino al valore dunque triplicato in appena cinquanta anni del 9,8% al 2060.
La popolazione in età attiva (15-64) frenerà dal 65,1% del 2013 al 54,4% del 2060, vacillando progressivamente nel suo ruolo di puntello tanto economico - si pensi alla sostenibilità del sistema pensionistico e ai bisogni di copertura assistenziale e sanitaria - quanto sociale e civico – si pensi alle reti relazionali e di sostegno informale. L’indice di dipendenza degli anziani raddoppierà infatti dal 32,1% del 2013 al 60,7% del 2060, come si avvicinerà al raddoppio l’indice di vecchiaia (dal 149,1 al 262,7), affiancato da un’età media della popolazione che nel 2060 busserà alla porta dei 50 anni (49,8 anni).
Numerosi pool interdisciplinari di esperti sono stati pertanto trasversalmente istituiti nell’analisi, interpretazione, gestione presente e programmazione a medio-lungo termine delle risposte, tanto accademiche quanto concretissime, con cui affrontare la sfida dell’invecchiamento della popolazione in termini di “incontro” e non di “scontro”. Con tale prospettiva, anche i paesi dell’Unece, che già nel 2002 registravano un 13,0% di popolazione (154 milioni di persone) sopra i 65 anni, per arrivare ad una percentuale al 2012 del 14,1% (174,5 milioni), hanno convintamente riconfermato la loro adesione al Madrid Plan of Action Ageing (MIIPA) del 2002 adottato dalla seconda Assemblea Mondiale sull’invecchiamento, che traccia la cornice generale mondiale per orientare politica e conoscenza in tema di population ageing, stilando una Dichiarazione Ministeriale (Berlino, 2002) con la quale tarare una Strategia di Implementazione Regionale (MIIPA/RIS) di conversione delle linee quadro in impegni concreti per un “atterraggio sicuro” della struttura per età popolazione da una piramide a base larga ad un’anfora sempre più protesa verso le classi superiori d’età. L’Onu ha così sposato un approccio che enfatizza la necessità di integrare il processo dell’invecchiamento globale con quello di un novellato sviluppo socio-economico anche fondato sulle politiche pro-invecchiamento, in nome di una “società per tutte le età” (Nazioni Unite, 2007). I due approcci strategici alla rivisitazione in chiave di invecchiamento demografico della politica, dell’economia, della società, della cultura assunti nel Miipa e implementati nel Ris possono essere dunque individuati:
Per orientare al meglio le politiche nazionali ed internazionali, in sede di implementazione regionale del Miipa, l’Unece ha ritenuto strategica la costituzione di una Task Force internazionale di demografi, economisti, sociologi, policy makers, statistici, affinché progettasse un sistema di collazione e disseminazione armonizzata di statistiche multidimensionali ageing-related, basilare per il raggiungimento dei quattro obiettivi politici affidati al terzo ciclo di implementazione del RIS/MIIPA (2013-2017): una vita lavorativa più lunga, una maggiore e migliore partecipazione ed inclusione sociale delle persone anziane, la salvaguardia della dignità, della salute e dell’indipendenza delle persone anziane, la solidarietà intergenerazionale. La Task Force ha dunque individuato 9 domini di concettualizzazione ed analisi della condizione multidimensionale delle persone anziane, a loro volta articolati in sub-domini di analisi e batterie di indicatori:
Quando alla fine del film del 1977 gli scienziati si risolsero infine a comunicare attraverso luci colorate e suoni, ai quali gli alieni risposero allo stesso modo, l’umanità si rese conto che gli alieni non avrebbero rappresentato un pericolo, ma anzi, una nuova e diversa energia per il benessere collettivo. Alla task force internazionale sulle ageing-related statistics l’arduo compito di scrivere la trama scientifica che sdogani nell’immaginario scientifico e collettivo dell’oggi l’incalzante “invasione demografica della terza età”?
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