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Nell'albero europeo la linfa è russa

25/04/2014

Alla canna del gas/Mosca è il primo fornitore di energia dell'Unione europea. Sul totale dei consumi il petrolio la fa da padrone, seguito da gas, carbone e nucleare

Immaginiamo il sistema energetico dell'Unione europea come un gigantesco e antico albero, con radici, tronco, rami e foglie. Un unico albero. Le radici prima di tutto. Esse indicano l'origine dell'energia che l'albero riceve; due sono quelle principali: produzioni dirette e importazioni. Dall'esterno arrivano, soprattutto con navi e tubi, carbone, petrolio e gas. All'interno dell'Unione si produce energia con le stesse fonti, alle quali si devono aggiungere le rinnovabili, in particolare idroelettrica e poi solare ed eolica. Si considera prodotta all'interno anche l'energia nucleare, anche se il combustibile proviene dall'esterno. C'è poi una terza radice, molto minore che consiste nell'energia fornita bruciando rifiuti.

Le importazioni del 2011 sono pari a 951 Mtoe (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), la produzione locale 801 e la terza radice 6 Mtoe. Le radici, 15 anni (1995) prima, erano rispettivamente di 736, 954 e 4. In altre parole, il consumo di energia, nel corso di 15 anni, è aumentato di 64 Mtoe, risultanti dal forte aumento delle importazioni, superiore alla riduzione della produzione locale. Il tronco, ora. In totale si tratta di un consumo di 1698 Mtoe , una volta detratti i depositi. Per arrivare al consumo vero e proprio bisogna calcolare ancora le perdite e i consumi dovuti a trasporto e distribuzione. Il risultato finale di consumo energetico è indicato in 1.103 Mtoe, mentre c'è anche un uso non energetico (ci si serve di materie energetiche, come petrolio o gas, per produrre bitume, materie plastiche, chimiche, fertilizzanti) che conta per 115 Mtoe.15 anni prima il risultato era simile: i consumi energetici contavano per 1072 Mtoe e quelli non energetici per 111. Infine i rami dell'albero-energia che sono cinque. Quello più consistente nel 2011 è l'insieme dei trasporti pari a 364 Mtoe. Seguono l'attività industriale con 287, i consumi domestici con 273, i servizi con 155 e l'agricoltura sommata alla pesca con 24 Mtoe. Per avere un'idea dell'evoluzione demografica, sociale ed economica incorsa in 15 anni, risulta che nel 1995 al primo posto vi erano i consumi energetici per l'attitvità industriale, con 330 Mtoe. Seguivano i trasporti con 303, gli usi domestici, con 282, i servizi o terziario con 126 e il primario di agricoltura e pesca con 31 Mtoe. In sostanza possiamo notare che in un quindicennio cresce del 20% l'energia usata nei trasporti, scende l'energia per l'industria del 15%, sale del 20% l'energia per i servizi e scende del 20% quella di agricoltura e pesca. Scende infine di poco l'uso di energia per il settore domestico.

Il quantitativo di 1698 Mtoe di energia che l'Unione europea consuma nel 2011 si realizza con alcuni componenti principali. La prima delle quattro torte accluse ne dà un'idea. È petrolio il 35% del totale, gas il 24, carbone il 17, nucleare il 14 e energie rinnovabili il 10. 15 anni prima, nel 1995, le rinnovabili sono il 5%, il petrolio è al 39%, il gas al 22 e il carbone al 20. Nucleare sempre al 14. Il totale è poco inferiore, raggiungendo 1669 Mtoe. Le altre tre torte si riferiscono ai tre principali contributi fossili: petrolio, gas, carbone. Quello che si può notare è che il primo fornitore dell'Unione europea è, in tutti i casi, la Russia con rispettivamente 35, 30 e 26%. Nel discutere i problemi dell'Ucraina e nel fare sogni sullo shale gas made in Usa è probabile che i paesi dell'Unione europea abbiano tenuto conto di questo dato di fatto e abbiano premuto sulla Commissione per ottenere che la questione energetica non fosse accantonata. Tanto per il petrolio che per il gas secondo esportatore è la Norvegia, con 12 e 20%. Al secondo posto per il carbone è la Colombia con il 24% del totale. Albero e torte mostrano quanta strada sia ancora da fare per modernizzare l'Unione europea, sostituendo al fossile il sole, imparando a risparmiare energia, a non sprecare natura.

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