Sciopero/Le funzioni improduttive hanno creato i loro eserciti di salariati le cui condizioni sono in generale analoghe a quelle della manodopera organizzata nella produzione
Le funzioni improduttive che, da attività particolari e privilegiate, strettamente legate al capitale, si sono trasformate in divisioni all’interno della grande impresa o in varie ‘industrie’ separate e autonome, hanno ora creato i loro eserciti di salariati le cui condizioni sono in generale analoghe a quelle della manodopera organizzata nella produzione (…). Per i lavoratori, la distinzione tra le varie forme determinate del lavoro diventa sempre meno significativa. Nella fabbrica e nell’ufficio di oggi il divario tra le forme e le condizioni di lavoro, che un tempo sembrava tanto ampio, si è ormai ristretto (…). Le occupazioni improduttive hanno quasi completamente perso la loro attrattiva e sono diventate semplicemente un’altra forma di sfruttamento (…). I pochi salariati commerciali (…) sono diventati la vasta e complicata struttura del lavoro improduttivo tipica del capitalismo moderno. Ma in tal modo essi hanno perso molte delle ultime caratteristiche che li separavano dagli addetti alla produzione. Quando erano pochi, si differenziavano dai lavoratori produttivi; ora che sono tanti, sono divenuti uguali a questi ultimi. Sebbene il lavoro produttivo e quello improduttivo siano tecnicamente distinti, e sebbene il primo tenda a diminuire a misura che la sua produttività si accresce, mentre il lavoro improduttivo è aumentato solo come effetto dell’aumento dei plusvalori generati dal lavoro produttivo, le due masse di lavoratori non sono più in stridente (…). Essi formano una massa continua di lavoro che attualmente, a differenza dei tempi di Marx, ha tutto in comune”
(“Lavoro e capitale monopolistico”, Einaudi, 1978, pp.420-425).
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