Come ebbe a dire in tempi remoti il satiro di Arcore, se il fisco ti prende più del 30 per cento, evadere è una sacrosanta autodifesa. Oggi come allora la pressione fiscale viene addotta come giustificazione dell’evasione fiscale, con tanto di lamentazioni, luoghi comuni e pianti greci: si lavora per sei mesi per lo Stato!, frignano gli aspiranti evasori, continuando a ripetere che l’Italia sarebbe l’inferno dell’Irpef. Ben vengano dunque le cifre di Kpmg (Individual income tax and social security rate survey 2009) a dirci che non è vero. Siamo solo sesti, con il nostro misero 43 per cento di aliquota massima. Prima di noi hanno aliquote più alte Danimarca (62,3), Svezia (56,7), Olanda (52), Belgio e Austria (50) e Germania (45). Sia detto così, per consolarsi con il vecchio trucchetto cattolico di pensare a chi sta peggio di noi. Per inciso, il dato dovrebbe mettere una pietra sopra alle divertenti teorie economiche à la Giavazzi, che parlano di “modello danese”. Vista un aliquota del 62,3 per cento, c’è da pensare che ogni imprenditore del Regno farebbe volare dalla finestra la Sirenetta, Copenhagen, l’intera Danimarca e, probabilmente, anche Giavazzi in persona. E sarebbe un vero peccato. Per la Sirenetta, intendo.
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