Vendere speranza è un business infallibile ai tempi della crisi. Lo stato italiano lo sa bene e ci permette di incrociare un paio di dati economici interessanti. Il primo è quello sulla disoccupazione giovanile, di cui deteniamo il record assoluto europeo: nella categoria tra i 15 e i 34 anni la media di occupazione europea è del 65,9 per cento, la media italiana è del 58,7. Insomma, abbiamo un record senza se e senza ma, a cui si aggiunge un altro primato assoluto, quello della disoccupazione sotto i 25 anni. Ora, cercate di pensarci un attimo: come diavolo si possono fare soldi con questo dato? Semplice: con le lotterie. Particolarmente interessante è la ricerca effettuata da Nomisma sui giovani e il gioco. Dove per gioco non si intende il pallone, ma il gioco d’azzardo: schedine, enalotto, gratta e vinci, poker-on-line, scommesse sportive. Secondo l’indagine, effettuata su un ampio campione nelle quarte e quinte classi delle scuole superiori italiane, risulta che il 76 per centro dei giovani italiani ha giocato almeno una volta nel 2008, con una spesa media di dieci euro a testa. In soldoni (è il caso di dire), su 950.000 ragazzi, la bellezza di 680.000 ha giocato d’azzardo sperando di vincere. Lo stato biscazziere ha fatto ottimi incassi, perché la speranza (degli altri) rende bene e gratta gratta, vince sempre lo stesso.
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