Re:Common condanna senza appello il fallimento del vertice di Rio e l’irresponsabilità dei governi
Il Vertice di Rio sullo Sviluppo Sostenibile si chiude all’insegna della più profonda delusione della società civile e di molti governi, che denunciano un fallimento senza appello. Doveva essere l’occasione per rilanciare un’agenda internazionale capace di affrontare le urgenti crisi ambientali e di sviluppo, ma la dichiarazione finale del summit conferma a stento i principi sanciti 20 anni fa e affida l’azione solamente al volontarismo del settore privato.
L’incontro ha sancito il concetto di un’economia verde basata esclusivamente su meccanismi di mercato, in cui gli esecutivi diventano meri facilitatori del business e dei profitti da fare sul commercio delle risorse naturali. Non sono stati concordati impegni reali per l’erogazione di risorse pubbliche, né si sono introdotte regole vincolanti per le imprese responsabili a tutt’oggi di gran parte dei danni ambientali e sociali inflitti al Pianeta.
“Il governo brasiliano e l’Unione europea hanno grosse responsabilità per questo fallimento. Oramai anche la credibilità delle Nazioni Unite, in balia di lobby affaristiche e del grande business, è ai minimi storici. A 20 anni dal primo summit di Rio si chiude nel peggiore dei modi un ciclo storico. Ora chi riporrà più fiducia in questi carrozzoni internazionali?” ha dichiarato Antonio Tricarico di Re:Common, presente a Rio de Janeiro.
“Con il beneplacito delle Nazioni Unite, ci avviamo verso nuove crisi ambientali e sempre più conflitti per l’accaparramento delle poche risorse naturali rimaste. I governi forti, vecchie o nuove potenze che siano, la faranno da padroni, proteggendo gli interessi delle proprie imprese. Questo comportamento irresponsabile deve spingere ora più che mai la società civile a organizzarsi fuori delle istituzioni per costruire spazi alternativi di azione politica e creare un nuovo consenso nella società per un cambiamento reale, prima che sia troppo tardi” ha concluso Tricarico.