Costretta in difesa negli Stati uniti, la finanza attacca l’Europa con una speculazione al ribasso contro gli stati più deboli, l’euro e le borse. A Washington Goldman Sachs ha chiesto di venire a patti con il governo nell’inchiesta che la vede sotto accusa per aver speculato al ribasso, scommettendo – e guadagnando miliardi di dollari – sul crollo dei titoli legati al mercato immobiliare nel 2008. Esattamente lo stesso gioco ha preso ora di mira la Grecia e i paesi più fragili dell’eurozona, con richieste di tassi d’interesse punitivi sui titoli di stato anche dopo l’intervento di 110 miliardi di euro dell’eurozona e del Fondo monetario. Si scommette sul deprezzamento dell’euro e delle quotazioni azionarie nelle borse europee. Per le banche d’investimento e gli operatori finanziari è l’occasione per fare guadagni che mettano in sesto i loro bilanci dopo il crollo del 2008. Per le economie europee, non ancora uscite dalla crisi, è la minaccia di una grande depressione.
La “finestra speculativa” lasciata aperta in Europa dalla disattenzione dei responsabili economici ha lasciato entrare venti di tempesta, che minacciano ora l’intera costruzione dell’Unione monetaria. Una costruzione del tutto incompiuta: l’Unione europea a 27 paesi è del tutto assente in questa crisi; l’eurozona a 16 paesi si è data solo una Banca centrale “indipendente” dalla politica (non c’è neanche un Fondo europeo); i governi nazionali rinunciano ai loro poteri di intervento e litigano, mentre la Germania assume un comando senza responsabilità. Tutto questo - e forse anche l’arrivo di un governo conservatore in Gran Bretagna, più che mai pro-finanza e anti-euro - ha spostato capitali da tutto il mondo per attaccare titoli e moneta dell’Europa.
In queste condizioni non si tratta di “rassicurare i mercati”, come si ostinano a fare i signori della Bce, ma di metterli in condizioni di non devastare ancora l’economia europea. Ci sono tre semplici cose da fare prima della riapertura dei mercati. Uno, annunciare che la Bce comprerà 10 miliardi di euro di titoli di stato di nuova emissione dei governi di Grecia, Portogallo e Spagna; sarebbe una dichiarazione di fiducia nell’eurozona e si creerebbe liquidità per finanziare i conti pubblici e non più le banche private. Due, varare un’agenzia di rating pubblica europea che smascheri i conflitti d’interesse di quelle esistenti. Tre, introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie che colpisca con una piccola aliquota le operazioni su tutti i mercati finanziari e delle monete, estendendo l’idea della Tobin tax. Con queste tre carte, si potrà giocare ad armi pari con gli speculatori della finanza.