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Cervelli in fuga, lettera per la Fiom

11/01/2011

Un documento da un gruppo di italiani under 40, che vivono e lavorano all'estero, sul lavoro, i contratti, i diritti, a partire dalla Fiat

Siamo un gruppo di italiani sotto i 40 anni che vivono e lavorano all’estero, ma che continuano ad avere contatti diretti con il nostro Paese. Paese a cui ci legano affetto e nostalgia, accompagnati dalla rabbia di vederlo in costante declino.

 

Nessuno di noi si è finora impegnato direttamente in politica, pur essendo tutti simpatizzanti per la sinistra nel suo significato più ampio, ma ciò che sta succedendo in questi giorni non può lasciarci indifferenti. Per questo abbiamo deciso di manifestare le nostre preoccupazioni su alcuni temi importanti: il ricatto di Marchionne; un contratto imposto e non negoziato; la convocazione di un referendum pericolosamente somigliante ai plebisciti del Ventennio in cui l’unica scelta è tra la disoccupazione e le condizioni imposte dal padrone; la deroga a diritti costituzionali riconosciuti attraverso la stipula di contratti privati; la rinuncia al contratto collettivo nazionale nel silenzio di Confindustria e di gran parte dei sindacati (che a priori avrebbero dovuto rifiutarsi di firmare un contratto diverso da quello nazionale per gli operai di Mirafiori); l’esclusione del più grande sindacato metalmeccanico dalla rappresentazione sindacale. Consideriamo tutto ciò molto grave. Lo troviamo ancora meno accettabile in un periodo di crisi economica e rigettiamo il tentativo di far pagare ai lavoratori i costi del fallimento del neo-liberismo. Ci stupiamo di fronte al silenzio imbarazzante di gran parte dell’opposizione, soprattutto quella parlamentare, e pensiamo che sia il momento di schierarsi nettamente.

 

La FIOM non difende solamente i lavoratori di Mirafiori, difende la Costituzione, la democrazia, la libertà di scelta. Difende, in sostanza, la possibilità di un futuro per il nostro Paese, che ci sembra sempre più lontano. Schierarsi oggi dalla parte dei diritti dei lavoratori vuol dire difendere un modello sociale basato non solo su solidarietà e uguaglianza - concetti che sarebbe ridicolo definire datati - ma anche su una più equa distribuzione del reddito, così da evitare crisi di sovrapproduzione e bolle speculative. Significa rigettare lo sfruttamento intensivo della forza lavoro, tipico dei paesi in via di sviluppo e non certo delle economie avanzate. Non sono riformisti coloro che vogliono riportare indietro le lancette della storia, ma reazionari. Non sono eroi quelli che, fomentando una guerra tra poveri, ci portano sulla strada del sottosviluppo. Non sono innovatori coloro che, invece di puntare sulla ricerca e l’investimento in capitale umano, cercano semplicemente di abbattere i costi col dumping sociale.

 

Siamo per altro convinti che gli attacchi alla Costituzione, ai diritti, al nostro contratto sociale e, in breve, al futuro del nostro Paese, si possano fermare. Questa speranza si lega a due elementi: lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio di cambiarle. Per questo non abbiamo dubbi: stiamo con la FIOM.

 

Primi firmatari

Laura Andrazi, Paris, Francia

Giorgia Maria Battistello, Six Telekurs, London, UK

Alessio Baldini, University of Leeds, UK

Tommaso Cavazza, Barcelona, Spagna

Francesca Congiu, University of Leeds, UK

Ilaria Giglioli, University of California at Berkeley, USA

Matteo Giglioli, Palo Alto, California, USA

Simone Giovetti, United Cities of France (Cooperazione Francese), Francia

Silvia Gurrieri, Paris, Francia

Giandomenico Iannetti, University College London, UK

Salvatore Marchese, Brno, Repubblica Ceca

Nicola Melloni, London Metropolitan University, UK

Vasco Molini, Maputo, Mozambico

Valentina Rigamonti, USAID, Afghanistan

Pietro Roversi, Oxford University, UK

Davide Sormani, Repubblica Ceca

Gigliola Sulis, University of Leeds, UK

Elia Valentini, University College London, UK

Alessandro Volpi, London, UK

Altri firmatari (aggiornato il 12/01)

Carla Gagliardini, London, UK

Alessandro Colizzi, Montreal, Canada

Michele Maisto, Repubblica Popolare Cinese

Paolo Malgaretti, Barcelona, Spagna

Enrico Natalizio, Francia

Emilio Pontillo, Polonia

Irene Zampieron, Geneve, Svizzera

Angelo Lorenti, Lund, Svezia

Enrico Muratore, Dakar, Senegal

Fabio Trevisan, Universidade Técnica de Lisboa, Portogallo

Tiziano Lanzetti, Varsavia, Polonia

Massimiliano Ruocco, Norvegia

Marco Morselli, Los Angeles, CA, USA

Andrea Lorenzo Spezie, Rhode Island, USA

Diego Malatesta, Brasile

Irene Mazzali, Barcelona, Spagna

Marco Simola, Lima, Perù

Enrico Cicolani, Antibes, Francia

Giovanni Bruner, Stoke-on-Trent, UK

Gabriella Pigozzi, Paris, Francia

Iris Bosa, University of Edinburgh, UK

Imma Faccia, London, UK

Andrea Cimatoribus, Utrecht, Paesi Bassi

Maurizia Natali, Rhode Island School of Design, Providence RI, USA

Alessio Tacconi, Zurich, Svizzera

Giada Zordan, Zurich, Svizzera

Lara Turrisi Kribel, Montreal, Canada

Genny Carraro, Children Relief Fund, Dublin, Irlanda

Cristiano Cantore, University of Surrey, UK

Matteo Salani, Lugano, Svizzera

Mondy Ciappina, Sri Lanka

Gaetano Ciaravella, KIST , Corea del Sud

Federico Celestini, Institut für Musikästhetik Kunstuniversität, Graz, Austria

Leopoldo Salmaso, TANDEM, Tanzania

Andrea Pavetto, Avvocato, Las Palmas de Gran Canaria, Spagna

Ivan Biasizzo, Birmingham, Uk

Vittorio Uleri, Koeln, Germany

David Rossati, University of Edinburgh, UK

Stefano Manzo, DTU Copenhagen, Danimarca

Mario Di Francesco, INTERVIDA, Ségou, Mali

Fabrizio Foschini, AAN, Kabul, Afghanistan

Giovanni Melillo, Dublin, Irlanda

Francesco Reyes, Utrecht, Paesei Bassi

Vincenzo Mazzella, Vienna, Austria

Antonello Biscola, Amsterdam, Paesi Bassi

Silvia Cavalli, Istituto di Ricerca Biomedica, Barcelona, Spagna

Associazione Altraitalia, Barcelona, Spagna

Stefano Barone, London, UK

 

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