Un crack finanziario nella Russia del XIX secolo, con un cronista d'eccezione
Sul finire del quinto giorno è il turno degli "illeciti nelle operazioni di compravendita dei titoli fruttiferi". Dopo lo sciamannato sconto delle cambiali, i titoli fruttiferi sono in cima a quel continuo "spennaggio e strozzinaggio" che ha contribuito a oscurare il fulgore della banca di Skopin fin dalla sua fondazione. L'acquisto dei titoli, su cui quei babbei di Skopin avevano riposto grandi speranze all'inizio, alla banca non aveva causato altro che terribili perdite. Nel tentativo di mascherare queste perdite e dare una parvenza di legalità al bilancio annuale, i dirigenti della banca ricorrevano al seguente palliativo. Ogni anno, ai primi di gennaio, un qualunque prestanome, di solito qualcuno duro di comprendonio e poco pratico di finanza, come per esempio Krasnopevcev, fingeva di vendere alla banca una certa quantità di titoli fruttiferi. Poi, verso la fine di dicembre, fingeva di ricomprarli dalla stessa banca, ma a un prezzo più alto, e così la somma ottenuta dalla differenza veniva iscritta nei profitti. Va da sé che durante queste operazioni di acquisto e di vendita i titoli fruttiferi se ne stavano ben chiusi nelle casse della banca e non vedevano la luce del sole... Una volta Krasnopevcev aveva venduto alla banca dei titoli fruttiferi per un totale di 3 milioni di rubli, per poi ricomprarli al prezzo di 4 milioni, e così la banca aveva calcolato come profitto il milione di differenza... (mentre, in realtà, le vendite di titoli fruttiferi effettuate allo sportello avevano causato alla banca una perdita di circa due milioni di rubli).
Interrogato su questo punto, Rykov non nega gli abusi operati nella compravendita dei titoli fruttiferi, ma si appella all'estrema necessità: "Gli affari andavano talmente male che rimanevano solo due possibilità: o mettere all'asta mezza città, oppure ricorrere a misure estreme, forti, ossia rendere pubblici gli enormi buchi che c'erano nei conti, ma questo avrebbe significato condannare la banca a morte sicura..." Rykov comincia evidentemente a prendere coraggio e a entrare nel ruolo... Critica lo statuto bancario vigente, che non offre garanzie ai risparmiatori e limita i poteri di gestione... Parla in modo compito e corretto, e addirittura si mette a filosofeggiare: "Il credito", dice, "è un fuoco. Se finisce in mano a gente senza scrupoli, può diventare un'arma pericolosissima".
Nel novembre del 1884 Anton Cechov segue per la Gazzetta di Pietroburgo il processo Rykov, clamoroso scandalo bancario che ha al centro la piccola banca provinciale di Skopin. Il grande romanziere, che ha all'epoca 24 anni, è incaricato di fare dei brevi ritrattini umoristici dei protagonisti del processo, per sette copeche a riga. La narrazione che ne viene fuori è stata tradotta e pubblicata da nottetempo, con l'esplicito e assai riuscito intento di leggere con le parole di Cechov le cronache dell'oggi.
Anton Cechov, Il caso Rykov (dal nostro corrispondente), a cura di Fausto Malcovati, Nottetempo, 2009, 7 euro
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