“La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni”.
Con questa dichiarazione, martedì 27 novembre il presidente del Consiglio - abbandonato il suo stile rigoroso e prudente - è inciampato in un’affermazione potenzialmente fonte di equivoci. E ciò è avvenuto proprio su un tema di particolare rilevanza per il benessere della popolazione: la tutela della salute. La frase si presta infatti a interpretazioni anche molto contrastanti e può costituire il presupposto di politiche sanitarie addirittura opposte. Proviamo a capire quali i possibili motivi di preoccupazione del Governo.
UN BUON SISTEMA
Vale la pena di ricordare ancora una volta che né il livello né la dinamica della spesa sanitaria del nostro Paese possono essere realisticamente considerati motivo di allarme per la finanza pubblica. Vero è che si tratta di una voce di spesa importante, ma sulla sanità possiamo – una volta tanto – vantare uno spread positivo rispetto alla Germania: spendiamo complessivamente 2,3 punti di Pil in meno (9,3 per cento del Pil nel 2010, contro l’11,6 per cento di Germania e Francia). (1) Per il futuro, le previsioni della Ragioneria generale dello Stato confermano che la spesa pubblica raggiungerà nel 2060 livelli inferiori (o prossimi) a quelli registrati oggi in Germania e in Francia. (2) Anche i risultati ottenuti in termini di salute sono in buona parte considerati migliori di quelli della Germania. Ne è riprova il dato sulle “morti potenzialmente evitabili attraverso interventi sanitari tempestivi e appropriati”: nella graduatoria di 31 paesi Oecd, l’Italia occupa il terzo posto (dopo Francia e Islanda) per il minor numero di morti evitabili, mentre la Germania occupa il quindicesimo posto. (3) E ciò nonostante il basso tasso di ospedalizzazione (il 24 per cento in meno della media europea) e la bassa spesa sanitaria pubblica. Anche gli studi sulla performance complessiva dei sistemi sanitari confermano – quasi sorprendentemente – tale giudizio: l’Italia occupa i primi posti fra i paesi dell’area Oecd quanto a livelli di efficienza in termini relativi rispetto ai paesi con le migliori performance. (4)