La sensazione è surreale. Siamo immersi nelle notte della recessione, abbiamo intorno a noi gli iceberg del tracollo finanziario e sul Titanic si balla come se nulla fosse. Nella prima classe di Angela Merkel si decide che la rotta non si cambia e che l'austerità finanziaria dovrà durare anni. Nella seconda classe di Nicolas Sarkozy si strepita senza costrutto e ci si attacca alla bandiera. Nella terza classe di Mario Monti ci si affanna su guerre tra poveri e i ricchi li si lascia dormire sonni tranquilli. I greci ammassati nella stiva si trovano già con l'acqua alle ginocchia.
Lo schianto potrebbe arrivare venerdì, quando il vertice europeo avrà scoperto le carte delle proposte di revisione dei Trattati europei. Se l'Unione fiscale sarà soltanto un più stretto controllo dei conti dei debitori, senza nuova domanda a far ripartire le economie, e se non ci sarà un impegno esplicito - dei politici e della Banca centrale europea - a fermare la speculazione contro i titoli di stato, l'Unione monetaria potrebbe rischiare il naufragio.
La corsa di queste settimane a disfarsi dei titoli di tutti i paesi euro diventerebbe frenetica, il rifinanziamento di tutto il debito, anche di imprese private, diventerebbe impossibile, si aprirebbe il problema di ristrutturare il debito dei paesi nei guai sul modello del taglio del 50% del valore dei titoli delle banche private stabilito nel caso della Grecia, ma in questo modo i bilanci delle banche finirebbero a fondo. Finanza e multinazionali sono già pronte sulle scialuppe di salvataggio: chiedono tassi d'interesse record ai paesi in difficoltà - in pratica, un rimborso anticipato del capitale prestato - e si preparano al "dopo-euro". In Italia è già partita una fuga di capitali in grande scala, che mette i ricchi al riparo anche dalle timide possibilità di una mini-patrimoniale, ma che lascia il paese senza risorse. Nel 2012 il governo dovrà rifinanziare 400 miliardi di titoli di stato: per tappare la falla servirebbe fare ogni 15 giorni una manovra come quella che sarà annunciata domani, intorno ai 20 miliardi.
Oppure. Oppure la politica potrebbe comparire sul Titanic, potrebbero entrare in scena le persone, la loro protesta, la democrazia potrebbe prendere il comando, legare le mani alla finanza e ricostruire un'Europa su misura della società.
La prossima settimana avremo poco tempo per capire che cosa succederà con la manovra Monti e le proposte Merkel. Invece che aspettare lo schianto dell'Europa, possiamo incontrarci, discutere, proporre una rotta diversa. L'appuntamento è a Firenze, venerdì 9 dicembre alle 10 al Teatro Puccini (Via delle Cascine 41): ci sono posti per 600 persone. Ci saranno Rossana Rossanda, Luigi Ferrajoli, Paul Ginsborg, Maurizio Landini, Giulio Marcon e molti altri che ci aiuteranno a capire che sta succedendo al Titanic d'Europa. Potremo lanciare la nostra "Via d'uscita" dalla crisi europea, presentare proposte concrete di cambiamento, e organizzare mille iniziative, da Bruxelles alle nostre città, per legare le mani alla finanza e costruire una politica che non serva i profitti dei mercati ma il bene comune delle persone. Sembra un impegno impossibile. Come quello di vincere i referendum la primavera scorsa. A Firenze, proviamoci.