In mancanza di azioni rapide e forti, la crisi dei debiti sovrani si sta trasformando nella crisi dell'euro e minaccia le stesse basi della costruzione comunitaria. Ma la crisi è ben più che un tornado finanziario con conseguenze economiche e sociali devastatrici.
I cittadini europei, e in particolare i giovani, dubitano del loro avvenire, scossi fra esigenze del rigore e speranza nella crescita.
A medio termine, noi auspichiamo la nascita degli Stati Uniti d'Europa fra tutti i Paesi ed i popoli europei che vorranno partecipare a quest'impresa.
Creare un'Unione politica, economica e fiscale sviluppando uno spazio pubblico europeo: ecco le tappe necessarie per trasformare l'Unione di oggi negli Stati Uniti d'Europa garantendo in tal modo il nostro ruolo nel mondo.
Noi siamo convinti che la scelta alla quale sono chiamate oggi le istituzioni europee ed in particolare il Consiglio europeo del 9 dicembre non è fra una zona euro a 17 e un'Unione a 27 o ancor più Stati membri, ma investe il rafforzamento dell'Eurozona, evitando le derive intergovernative attuali per preservare delle prospettive comunitarie più ampie. Alcune misure specifiche per l'Eurozona sono indispensabili immediatamente. Se l'Eurozona fallisse, tutta l'integrazione europea sarebbe minacciata. In questo contesto, la questione prioritaria è la preservazione della legittimità comunitaria di tutte le decisioni prese a sostegno della moneta unica.
Noi siamo convinti che è possibile ed urgente rafforzare il governo della moneta unica utilizzando l'articolo 136 e la clausola di flessibilità del Trattato di Lisbona. Per far questo devono essere immediatamente attivate le procedure comunitarie di decisione che implicano il coinvolgimento della Commissione e del Parlamento europeo ed escludono soli accordi fra i governi. Se necessario Parlamento, Commissione e Consiglio potrebbero sottoscrivere fra di loro un accordo interistituzionale che preluda alle future modifiche del Trattato.
Sarebbe un errore dimenticare l'urgenza e la necessità di applicare il trattato - tutto il trattato - nei settori che non richiedono una sua modifica, come la tassa sulle transazioni finanziarie, la piena realizzazione del mercato interno ivi compresa la sua dimensione sociale ed un bilancio europeo fondato esclusivamente su risorse proprie per garantire beni comuni a dimensione europea (infrastrutture, ricerca, ambiente, mobilità dei giovani e dei ricercatori, inclusione....) e rafforzato dall'uso dei Project Bonds.
Parallelamente alle misure di disciplina di bilancio noi chiediamo alle istituzioni europee di adottare delle decisioni di sostegno ad una crescita sostenibile e di mutualizzazione temporanea del debito degli Stati membri al di là del 60% del Pil con l'obiettivo di una riduzione progressiva dello stock e nella prospettiva della creazione di un Fondo monetario europeo.
Un governo dell'euro degno di questo nome deve sottoporsi imperativamente a un dibattito pubblico, elaborare e condurre una politica economica e fiscale, controllare la buona applicazione dei criteri economici e di bilancio in particolare per quanto riguarda le disposizioni del Patto di stabilità e crescita e la sorveglianza macro-economica. Questo governo deve essere organizzato all'interno della Commissione europea che dovrà diventare a termine il vero governo dell'Unione. Tali competenze dovranno essere affidate al vicepresidente della Commissione incaricato per gli affari economici e monetari e dell'Eurozona. Egli rappresenterà l'Eurozona nelle istituzioni finanziarie internazionali, presiederà l'Eurogruppo e il Consiglio Ecofin. Dovrà essere eletto nel 2014, come il presidente della Commissione, dal Parlamento europeo.
Nel dare una risposta urgente e forte alla crisi in atto, sarebbe tuttavia un grave errore opporsi a modifiche del Trattato o a un nuovo Trattato e rispondere negativamente alla prospettiva di revisione avanzata in particolare dal governo tedesco. Questa revisione sarà accettabile a precise condizioni.
Sarebbe innanzitutto nefasto procedere all'elaborazione segreta e frettolosa ed all'adozione di un trattato ad hoc per un gruppo limitato di Paesi all'interno dell'Eurozona, in particolare perché i mercati attaccherebbero immediatamente i Paesi che non ne facessero parte con conseguenze drammatiche per loro, per l'Eurozona e per l'Unione europea nel suo insieme. I popoli europei non potranno accettare questo pericolo.
La revisione del Trattato o il nuovo trattato non potranno limitarsi a fissare delle regole e delle sanzioni in caso di violazione delle regole stabilite per l'Eurozona, ma dovranno completare il quadro istituzionale, rafforzare le competenze dell'Unione che garantiscono beni comuni a dimensione europea, approfondire la dimensione della democrazia europea e creare strumenti che assicurino la crescita, la protezione dei diritti economici e sociali e la solidarietà necessaria.
Per facilitare un compromesso democratico, noi condividiamo la richiesta della convocazione in tempi rapidi di una convenzione costituente sulla base dell'articolo 48 del trattato di Lisbona, che riunisca i rappresentanti del Parlamento europeo, dei parlamenti e dei governi nazionali e della Commissione europea.
Le organizzazioni dei partner sociali, della società civile organizzata e dei poteri locali e regionali dovranno essere sollecitati ad assistere come osservatori. Riteniamo altresì essenziale che la Convenzione venga convocata sulla base di una proposta di revisione del Trattato elaborata dal Parlamento europeo e sollecitiamo i deputati europei eletti in Italia ad attivarsi affinché esso eserciti in tempi rapidi questo suo diritto.
L'esperienza della Convenzione sulla costituzione europea sollecita infine una riflessione sulle sue modalità di decisione e sulle procedure di ratifica del nuovo trattato per evitare la paralisi che possa emergere dalle reticenze o dalla volontà negativa di una minoranza di Paesi.
In questo spirito noi condividiamo l'idea di un referendum paneuropeo che sostituisca lo strumento, contrario ai principi della democrazia europea, di una somma di referendum nazionali.
Considerato il carattere eccezionale delle decisioni che dovranno essere assunte dal Consiglio europeo del 9 dicembre, sottolineiamo l'opportunità e l'urgenza che il presidente del Consiglio informi preventivamente le Camere sulla posizione del Governo italiano, sollecitando un sostegno parlamentare.