ome per gli uomini, così anche per le imprese il passato spiega il presente e condiziona il futuro. Per comprendere appieno il rapporto attuale tra la Fiat ed il paese, inasprito – non c’è che dire – dalla ben nota intervista di Sergio Marchionne nella trasmissione di Fabio Fazio, è opportuno quindi richiamare qualche dato di storia.
La Fiat è diventata rilevante sulla scena mondiale dell’auto motorizzando un paese emergente qual era l’Italia negli anni ’50 e ’60 del secolo passato. Allora i mercati erano ancora fortemente segmentati; l’importazione di auto da qualsivoglia altro paese era penalizzata da forti dazi; vigeva, in buona sostanza, un regime di monopolio anche se operavano con qualche successo due altre case con ben precise connotazioni: la Lancia, un brand forte per la raffinatezza e i contenuti innovativi della sua produzione, e l’Alfa Romeo, con una connotazione essenzialmente sportiva. Entrambi questi marchi, come si sa, furono assorbiti dalla Fiat non per una politica espansiva della casa torinese, ma perché entrambi in crisi ed entrambi potenziali chiavi di ingresso in Italia di case straniere.
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