Per finanziare servizi alla prima infanzia, le regioni hanno a disposizione diverse risorse, sia europee che nazionali. Tuttavia queste risorse sono state scarsamente utilizzate, in particolare dalle regioni del sud. L’Italia ha accumulato un grave ritardo nella programmazione delle risorse europee, con una percentuale di pagamenti eseguiti al 21 novembre 2011 pari al 7,4% delle risorse messe a disposizione per il periodo 2007-2013 (Si veda il rapporto del ministro Barca alle camere di inizio dicembre). A livello nazionale, la principale fonte per finanziare i servizi alla prima infanzia era un piano straordinario triennale, il Piano nidi (si veda la scheda sui vari tipi di fondi e policy). Questo piano ha messo a disposizione delle regioni 446 milioni di euro, di cui al 2010 circa il 90% risulta erogato. Non sempre, però, le regioni sono riuscite ad impiegare queste risorse per la realizzazione di interventi. Soprattutto quelle del Sud hanno mostrato notevoli difficoltà di assorbimento di queste risorse. Inoltre i trend di diffusione e copertura del servizio tra Centro-Nord e Sud tendono a divergere con il passare del tempo. La percentuale di comuni in cui è presente almeno un tipo di servizio, al Nord è passata dal 47,6% del 2004 al 66,5% del 2009, mentre al Sud si è passati dal 21,1% del 2004 al 35,7% del 2009. Il divario quindi è passato dai 25,6 punti percentuali del 2004 ai 30,8 del 2009. Lo stesso vale per la percentuale di bambini tra 0 e 3 anni presi in carico dal servizio: nel Centro-Nord è passata dal 15,5% del 2004 al 17,9% del 2009, mentre nel Sud si è passati dal 4,2% del 2004 al 5% del 2009.
Tabella 1. Evoluzione nel tempo del valore degli indicatori sulla copertura e sulla presa in carico dei servizi per la prima infanzia
NB: in verde sono evidenziati i risultati delle Regioni che al 2010 hanno raggiunto e superato i target.
Per approfondire questo tema abbiamo intervistato Paola Casavola, una delle principali esperte delle politiche a sostegno del Mezzogiorno, di cui si è occupata sia a livello centrale, presso il Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione (dove ha lavorato dalla fine degli anni ‘90 fino all’estate del 2008), sia a livello locale, presso la regione Campania, dove ha lavorato su questi temi dall’inizio del 2009 alla metà del 2010. Molto di recente è tornata a lavorare per il Dps.
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