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A prima vista Salonicco appare una città assorbita nella sua tranquilla quotidianità. Una delusione per i numerosi giornalisti che da mesi accorrono a caccia di una povertà dilagante, diffusa e visibile. Anche la periferia è identica a quella di una qualsiasi altra città europea: una distesa di grandi magazzini dei più noti marchi globali. E’ in questo luogo anonimo, paradigma perfetto dell’omologazione del capitalismo moderno, che parte la prima esperienza di fabbrica recuperata e autogestita dai lavoratori.

Si chiama Vio.me (Biomeccanica Metallica) e fino a qualche anno fa era un fiorente stabilimento di produzione di cementi, collanti e solventi per l’edilizia. Era un’impresa sussidiaria della Filkeram, fallita nel 2011, allorché i proprietari fuggirono lasciandosi alle spalle un milione e mezzo di stipendi non pagati. Per questa ragione, una quarantina dei settanta operai che vi lavoravano hanno deciso di non abbandonare la fabbrica e di presidiare i macchinari e il magazzino pieno di merce pronta per essere venduta. Grazie al sostegno di un ampio fronte sociale, il 12 febbraio scorso Vio.me ha riaperto i battenti con un corteo e un concerto di solidarietà ai quali hanno partecipato migliaia di persone.

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Tratto da www.recommon.org
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