Nell'ultimo numero della rivista Lo Straniero, Isaia Sales si chiede se è possibile separare la criminalità dalla storia italiana
Io vorrei partire dalla domanda “che cosa si deve intendere per mafia?” Sto insegnando all’università storia della criminalità, e questa domanda me la sono posta prima di cominciare il corso: si può separare la criminalità dalla storia italiana? No, assolutamente no, la storia della criminalità è un’autobiografia delle classi dirigenti del nostro paese, la storia della criminalità mafiosa è storia di relazioni.
Hanno trasmesso l’idea delle mafia come forza militare e anche come forza economica; non esiste una forza militare della mafia paragonabile alla forza di uno stato moderno. Sul piano militare non c’è partita, lo stato moderno è nelle condizioni di venire a capo di qualsiasi altra presenza militare sul territorio. Com’è che invece questa forza resiste da due secoli ininterrottamente, e ha attraversato qualsiasi regime politico e qualsiasi modalità economica di vita della società, dal feudalesimo al capitalismoe allora, noi dobbiamo convenire che le mafie sono presistenze feudali dove diritto e violenza non sono separati, e stanno insieme anche nell’epoca moderna, quando c’eravamo convinti che la violenza fosse stata ridimensionata e che il monopolio della violenza nelle mani dello stato avesse consentito di superare le preesistenze feudali. Ci accorgiamo che non è così, cioè la mafia è violenza di relazioni. La violenza viene usata e minacciata, non necessariamente usata, e serve per intraprendere relazioni.