Il decreto legge omnibus che contiene la moratoria sul nucleare studiata per far saltare il referendum è passato. Votato ieri pomeriggio con la fiducia ha incassato 313 sì, 291 i contrari e 2 gli astenuti. Cosa succede ora? Che possibilità ci sono che il referendum si faccia comunque?
Le strade aperte restano diverse. Una possibilità, ritenuta però improbabile dai parlamentari sentiti da Qualenergia.it, è quella che il presidente della Repubblica non firmi il decreto, rilevandovi profili di illegittimità costituzionale. “Desta perplessità il tentativo più o meno celato impedire il referendum abrogativo, istituto tipico della democrazia diretta previsto dall'articolo 75, ma anche dall'articolo 1 della Costituzione", ci aveva spiegato alcuni giorni fa Alberto Lucarelli, uno dei costituzionalisti di riferimento del Comitato referendario (Qualenergia.it, Referendum nucleare, funzionerà il boicottaggio del Governo?).
Altra possibilità che il referendum si faccia è che la Corte Costituzionale dia ragione al Comitato promotore nel conflitto di attribuzione che questo ha sollevato presso di essa. Il Comitato in fase referendaria è infatti equiparato a un organo dello Stato e ritiene che l'emendamento sia lesivo delle proprie prerogative e della sovranità popolare, perché impedirebbe il referendum. Se la Corte accogliesse il ricorso potrebbe annullare il provvedimento, e si andrebbe al referendum. "Un caso analogo è già successo nel '78 – spiega a Qualenergia.it il costituzionalista Marco Giampieretti – e la Consulta decise in favore dei promotori del referendum sulla legge 152/75, sull'ordine pubblico, modificata all'ultimo momento in Parlamento". La decisione dovrebbe arrivare il 7 giugno, ma i parlamentari anti-atomo sentiti non sembrano contarci molto.
Il passaggio chiave, secondo molti, sarà infatti il giudizio dell'ufficio centrale della Cassazione. Le possibilità che confermi il referendum, decidendo che si voti per abrogare il nuovo testo sono abbastanza concrete. La Cassazione dovrà decidere se l'emendamento inserito nel d.l. omnibus comporti il superamento effettivo delle leggi che il referendum potrebbe abrogare. La norma fondamentale per capire come potrà decidere è la sentenza 68/1978 della Corte costituzionale, prodotta dalla Corte proprio nel giudicare un conflitto d'attribuzione tra comitato referendario e Parlamento in una situazione analoga, al referendum sulla legge 152/75, sull'ordine pubblico. Qualora l’abrogazione fatta dal parlamento - nel nostro caso l'emendamento al d.l. omnibus - non colpisca "i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente", chiarisce la sentenza, il referendum si deve fare ugualmente sebbene "sulle nuove disposizioni legislative". “Secondo questa sentenza il testo abrogativo, ossia l'emendamento al d.l. omnibus, dovrebbe riprodurre la volontà dei promotori del referendum" spiega Alberto Lucarelli.
I giudici dovranno dunque stabilire se l'emendamento al d.l. omnibus "colpisce i principi ispiratori della disciplina preesistente". In particolare dovranno valutare se cancella completamente il programma di ritorno al nucleare o se lo rimanda semplicemente. A leggere l'emendamento sembrerebbe valida la seconda ipotesi: il governo si riserva di tornare sulla questione entro dodici mesi. Anzi, come hanno segnalato in diversi, il nuovo testo renderebbe ancora più facile in futuro costruire le centrali.
“I commi 1 e 8 della stessa norma voluta dal Governo - spiega l'avvocato Gianluigi Pellegrino del Movimento Difesa del Cittadino (MDC) - esplicitamente consentono che la realizzazione di centrali nucleari possa avvenire per semplice volontà della Presidenza del Consiglio dei Ministri cui è assegnata l’approvazione del piano energetico. Inoltre, lo studio che dovrebbe precedere il piano è limitato al tentativo di apprestare dispositivi di sicurezza che abbassino il rischio di incidenti, e quindi non esclude in nessun modo anzi conferma la scelta di fondo di procedere alla realizzazione delle centrali nucleari. Pertanto la finalità del referendum non solo non è superata, ma è rafforzata dal fatto che la legge nuova rende persino più semplice realizzare le centrali senza necessità di nuovi passaggi legislativi”.
Che lo stop governativo serva solo ad aggirare il referendum e fare il nucleare più avanti, d'altra parte Berlusconi lo ha già chiarito il 26 aprile: “Siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare è il futuro per tutto il mondo. La moratoria è servita per avere il tempo che la situazione giapponese si chiarisca e nel giro di 1-2 anni l'opinione pubblica sia abbastanza consapevole da tornare al nucleare". E per maggior chiarezza aggiungeva che "a seguito anche di sondaggi che abitualmente facciamo" è risultato chiaro che "se fossimo andati oggi a quel referendum il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire" (Qualenergia.it, Berlusconi "confessa": lo stop al nucleare è solo un trucco).
Dichiarazioni che renderebbero semplice per la Cassazione decidere, solo che, come ci spiega Marco Giampieretti, "sono dichiarazioni del singolo e non del Legislatore. Costituiranno un ausilio interpretativo, ma la Cassazione dovrà decidere sul testo dell'emendamento e non sulle parole di Berlusconi".
Staremo a vedere. Intanto, come spiegava qualche giorno fa a Qualenergia.it, Daniele Di Stefano, resposabile comunicazione del 'Comitato Vota Sì per fermare il nucleare', questa suspense sta lavorando contro la campagna (Qualenergia.it, La strategia dell'incertezza contro il referendum nucleare): “Anche se poi il referendum si farà, il Governo, con questa incertezza, sta ottenendo quello che voleva, cioè intralciare la campagna referendaria contro il nucleare. Si pensi che molti media hanno già detto frettolosamente che il referendum non ci sarà”.