Sulla spinta delle manifestazioni del 29 gennaio “Un’altra Italia è possibile” e del 13 febbraio “Se non ora quando?”, le liste del centro-sinistra a sostegno di Giuliano Pisapia hanno registrato una decisiva svolta nella presenza di candidate al consiglio comunale rispetto al passato. L’intera coalizione a sostegno di Pisapia presenta una pressoché equa distribuzione di genere – 44% donne e 56% uomini – media che sfiora il 50% (48% donne e 52% uomini) se si toglie dal calcolo Italia dei Valori che, con un esiguo 21% di candidate in lista, abbassa la percentuale delle donne presenti nell’intera coalizione.
Si tratta, dunque, di una notevole svolta, di un momento di rottura rispetto al passato, ma anche di un significativo elemento di distinzione rispetto al centrodestra che presenta una quota di candidature femminili del 19% per il Popolo delle Libertà e del 23% per la Lega Nord
Ma cosa ci raccontano i risultati del 15-16 maggio? Pur dovendo attendere il ballottaggio per l’esito finale della consultazione ai fini della distribuzione del numero di consiglieri e consigliere tra le diverse liste, un dato balza subito agli occhi. In caso di vittoria del centro-sinistra il sindaco Giuliano Pisapia potrebbe contare su una presenza nella coalizione di maggioranza del 34,5% di donne, pari a 10 su 29, una quota decisamente significativa se consideriamo che l’amministrazione uscente contava una presenza di sole 7 donne su 60 consiglieri, tra maggioranza e opposizione.
Ma non basta: i primi dati ci dicono anche che nel confronto tra le due coalizioni il rapporto delle donne in consiglio comunale sarà comunque largamente a favore del centro sinistra. Infatti, anche in caso di vittoria del centro-destra la Lega si riconfermerebbe partito maschilista per eccellenza e il PDL porterebbe in consiglio una sola donna – l’ex-assessora Mariolina Moioli – eletta nella lista civica Milano. Al contrario il centro-sinistra, in caso di sconfitta, potrebbe contare sulla presenza di 6 donne. Quindi: 10 a 1 se il centro-sinistra vince; 6 a 1 se perde.
Questo quadro, sicuramente positivo rispetto al passato, nasconde tuttavia ancora rilevanti difficoltà per le donne che decidono di intraprendere la strada della partecipazione politica. Il numero paritario e l’alternanza non sono sufficienti a garantire un risultato pari a quello degli uomini. Le donne risultano per lo più sgranate nella graduatoria delle preferenze e non sempre è di per sé premiante neppure la collocazione in testa di lista: questo è ciò che risulta, ad esempio, nel caso del PD dove le due donne inserite ai primi posti – alternate a due uomini – si posizionano all’undicesimo e al diciassettesimo posto per numero di voti ottenuti, superate da numerosi uomini, peraltro in maggioranza consiglieri uscenti.
In realtà, la precedente esperienza politica sembra offrire una buona visibilità e potenzialità di successo non solo agli uomini, ma anche alle donne: è il caso dell’unica consigliera comunale uscente del PD che, partendo dalla 42sima posizione in ordine alfabetico, ottiene un eccellente risultato collocandosi al 5° posto, ma anche di un’altra candidata dello stesso partito che viene dalla pratica del consiglio di zona, dove si è occupata di temi assai vicini alle donne.
Ancora, esperienza, visibilità e rapporto con il territorio e con i bisogni dei cittadini e delle cittadine hanno sicuramente premiato le candidate che occupano i primi due posti per numero di preferenze di Sinistra Ecologia e Libertà. Interessante, poi, il caso della lista Milano civica per Pisapia che, avendo scelto di collocare le donne nella parte alta della lista, le trova nelle stesse posizioni alte della graduatoria anche per quanto riguarda il numero di preferenze ottenute. E, in questo caso, si tratta di figure femminili rappresentative del variegato mondo professionale della città.
Quali considerazioni possiamo dunque trarre da queste primissime riflessioni? Innanzitutto l’importanza della voce delle donne sulla scena pubblica con le grandi manifestazioni cittadine e nazionali di inizio anno, che ha riportato con forza al centro dell’agenda politica il tema della assenza della rappresentanza femminile dai luoghi delle decisioni pubbliche e che ha “costretto” i partiti a scelte paritarie nella composizione delle liste. In secondo luogo, l’onda lunga di questi movimenti ha probabilmente aiutato le candidate nella conquista di voti, pur in un quadro di grande competitività con la preferenza unica e pagando sicuramente le donne, rispetto agli uomini, per inesperienza nell’agire pubblico, per minori risorse economiche e minore sostegno da parte dei partiti politici, nonché minore disponibilità di tempo.
Certo, la strada è ancora molto lunga e, sotto questo profilo, appare particolarmente grave per tutte le donne – ma forse non è del tutto casuale – l’insuccesso femminile sul fronte del centro-destra.