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Wall Street non ama le donne, o viceversa?

01/10/2013

Nei primi anni Ottanta Wall Street era all’apice del successo e arruolava la migliore gioventù americana con promesse (spesso mantenute) di stipendi miliardari, prestigio illimitato, adrenalina costante e giornate lavorative di dieci o più ore. Tra quei giovani c’erano anche molte donne. Alcune di loro furono capaci di arrivare a posizioni di grande prestigio, riaffermando un trend alla parità che sembrava, in questo come in altri settori, inarrestabile. Fino alla crisi finanziaria del 1987, che fece crollare i prezzi del mercato azionario e, insieme a loro, la percentuale di donne manager del settore. Da allora, ogni cedimento di Wall Street ha coinciso con una riduzione del numero di donne “al top”.

Margo Epprecht, analista finanziaria e scrittrice, analizza in un recente articolo sull’Atlantic la relazione tra le donne e Wall Street, spiegando alcune delle ragioni della limitata leadership femminile in questo settore.

Secondo i dati riportati dall’Atlantic ed elaborati da Catalyst, un’organizzazione senza fini di lucro che promuove la leadership femminile nelle imprese, le donne impiegate nel settore finanziario sono il 54% della forza lavoro complessiva, ma solo il 16% di loro ricopre posizioni decisionali importanti e nessuna, oggi, ha il titolo di presidente esecutivo. Eppure le donne, anche in questo settore, non sono meno brave degli uomini, anzi. A dimostrarlo è uno studio recentemente pubblicato dal Financial Analyst Journal e citato nell’articolo da Epprecht, secondo il quale nel mercato internazionale, le analiste finanziarie sono classificate molto bene, in media meglio che i loro colleghi uomini.

Pregiudizi, ostacoli relazionali e psicologia

Come riporta l'Atlantic in riferimento a un pezzo di Sallie L. Krawcheck, ex dirigente della Bank of America, uscito sul New York Times, la disuguaglianza nasce in parte dal pregiudizio che le donne non possano o vogliano dedicarsi al lavoro con la stessa intensità degli uomini, soprattutto se sono mamme. In parte, poi, essa sarebbe il risultato dell’incapacità femminile di creare una forte rete professionale che le possa avvantaggiare per avanzare nella carriera. Per le donne stabilire relazioni professionali solide in un ambiente dominato dagli uomini (e spesso apertamente maschilista), come quello di Wall Street, non è semplice, lo conferma sull'Atlantic uno studio della American Association of Psychology. Non solo: in un contesto lavorativo dove la leadership storicamente appartiene agli uomini, si faticherebbe a vedere le donne come candidati credibili per le posizioni più prestigiose. A detta di molti dirigenti, infatti, alle donne mancherebbe “presenza esecutiva”, cioè quell’insieme di capacità di comunicazione, carisma e sicurezza in sé che differenzierebbero i leader da tutti gli altri, riporta uno studio del Center for Talent Innovation.

Per Epprecht, sarebbe inoltre lo stesso modus operandi di Wall Street a ostacolare le donne, premiando la propensione al rischio, ampiamente riconosciuta inferiore nelle donne rispetto agli uomini, come illustra, tra gli altri, l’Harvard Business Review.

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Tratto da www.ingenere.it
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