18 maggio 2008
Visti i successi della bilancia dei pagamenti, il Governo Lula può permettersi di rinunciare a "far cassa" e incentrare sugli sconti fiscali il suo nuovo piano industriale nazionale chiamato "Politica di Sviluppo Produttivo" (PSP). Il Piano prevede di attrarre così gli investimenti nell'economia brasiliana dal 17,6% del Pil nel 2007 al 21,0% nel 2010. Altri obiettivi nello stesso periodo sono quelli di ampliare la partecipazione brasiliana all'export mondiale dall'1,18% del Pil all'1,25% ovvero di 77,3 miliardi di euro ed elevare le spese private in ricerca e sviluppo (R&S) dallo 0,51% del Pil (2005) allo 0,65% nel 2010.
La prima sfida che vuole raccogliere è quella di aumentare l'offerta per soddisfare una domanda in espansione, evitando pressioni inflazionistiche e restrizioni. La seconda è preservare la robustezza della bilancia dei pagamenti brasiliana, con l'aumento e la diversificazione delle esportazioni e della maggiore attrazione degli investimenti diretti esteri. La terza sfida è aumentare la capacità di innovazione delle imprese brasiliane, e la quarta ampliare le condizioni di accesso ai mercati da parte delle piccole e micro imprese.
La parte centrale della nuova politica industriale verte sui cosiddetti "Programmi Strutturali per i sistemi produttivi", nei quali il governo sceglie di fatto i settori da incentivare e sostenere. Tra le Aree Strategiche il Governo Lula considera la sanità, le tecnologie dell' informazione e della comunicazione, l'energia nucleare, il complesso industriale di difesa, la nanotecnologia e la biotecnologia. Tra i "Programmi per rafforzare la Competitività", invece, il Governo enumera 12 settori (numero che può aumentare), tra i quali l'automotive, i beni capitali, le costruzioni civili, l'industria navale, l'agroindustria, il biodiesel, i settori della plastica, del tessile e dei mobili. Tra i "programmi per consolidare ed espandere la Leadership", infine, il Governo prevede interventi in favore di settori e imprese con proiezione internazionale e capacità competitiva attraverso finanziamenti strategici del settore pubblico. Sono inclusi il complesso aeronautico, petrolio, gas e petrolchimica, bioetanolo, l'industria mineraria, la siderurgia, la cellulosa e la carta. Della riforma rurale e dell'agricoltura familiare come risorsa chiave del Paese, però, non c'è alcuna traccia.