Per la prima volta da quando la Bulgaria è entrata nell’Ue nel 2007 non si parla quasi più di Europa. Alla fine i ritornelli stancano sempre, ma qui pare esserci una motivazione più profonda: l’Europa rientra nel lungo elenco delle illusioni perdute durante la transizione che ha fatto seguito alla caduta del Comunismo nel 1989.
Nessun partito ormai si presenta ai propri elettori sbandierando l’idea europea. L’hanno messa nel dimenticatoio perfino le formazioni politiche la cui denominazione include la parola “Europa”. L’Europa non è altro che una spilletta che i politici bulgari sfoggiano sul bavero della giacca in presenza degli stranieri. Quando ne avvertono la necessità, si precipitano a Bruxelles per convincersi di esistere ancora, malgrado a casa loro tutto dimostri l’esatto contrario. Logicamente, una volta a Bruxelles incontrano esclusivamente i rappresentanti dei partiti alleati che manifestano loro a gran voce sostegno, soprattutto in periodo elettorale.
L'esempio più eclatante del declino del sogno europeo è offerto dal partito che è stato al governo del paese e che si appresta a iniziare il suo secondo mandato: il Gerb (Cittadini per uno sviluppo europeo della Bulgaria). In occasione del suo grandioso show del 7 aprile scorso a Sofia, i suoi militanti hanno distribuito un depliant di carta satinata intitolato “La direzione giusta per la Bulgaria: alcuni punti del programma politico del Gerb”. Fin dalle prime righe si fa presente che il loro è un “partito di centrodestra, membro della famiglia del Partito popolare europeo (Ppe)”. A dimostrazione di ciò, illustri esponenti di quella famiglia sono stati invitati e fatti sedere per l’occasione in prima fila. Tra di loro c’erano il segretario generale del Ppe Antonio López (Spagna) e il presidente del gruppo parlamentare del Ppe a Strasburgo, il francese Joseph Daul.
Di certo, costoro non hanno avuto dubbi sul fatto che la loro presenza fosse ritenuta una legittimazione del processo di mercantilizzazione dell’idea europea veicolata dal diritto bulgaro. Se avessero saputo leggere la lingua bulgara, però, quanto meno avrebbero potuto prendere atto che la questione europea in Bulgaria è presa in considerazione da un’unica prospettiva: quella dei “fondi europei”. E affinché non sussistessero neppure più dubbi sul fatto che l’Europa è considerata come una mucca da mungere, l’ex primo ministro Boiko Borisov si è rivolto direttamente a loro quando ha preso la parola. “Grazie ai nostri invitati di primo piano, garantiamo che nei prossimi anni saranno iniettati nell’economia bulgara circa 32 miliardi di lev (il cui valore è la metà dell’euro). Quando si parla di Gerb, si deve dunque tenere sempre presente che siamo un partito che fa affluire soldi in Bulgaria”.