La notizia di oggi è i negoziati Wto hanno subito “una svolta”. E sarebbe che i 35 ministri al commercio che da ieri si sono riuniti a Delhi per una riunione ristretta dei Paesi membri dell’Organizzazione mondiale del commercio, si sono dati l’ennesimo appuntamento tecnico a Ginevra per portare avanti il negoziato. E’ questo, dunque, il contenuto dell’accordo imbarazzante raggiunto a Delhi e presentato dal ministro del commercio ospite Anand Sharma, a conclusione di un incontro durato un giorno in meno del previsto. Tutto rinviato al 14 di questo mese, in vista dell'incontro del G20 a Pittsburgh, per provare per l’ennesima volta a mettere insieme tutti i punti rimasti aperti e cercare di chiuderli entro il 2010.
E' questo il momento giusto - come già hanno fatto centinaia di organizzazioni dei produttori, i sindacati, e la rete Our World Is Not For Sale, protagonista della sconfitta della Wto a Seattle e a Cancun e di una importante iniziativa di pressione sui ministri presenti a Delhi, che tutti i cittadini e le organizzazioni della società civile che si oppongono a questo negoziato, alle sue modalità e obiettivi - facciano sentire le proprie ragioni e si mobilitino perché, come è successo in India, le preoccupazioni di noi cittadini sugli impatti delle liberalizzazioni al buio prevalgano sulle logiche della speculazione che hanno precipitato anche il nostro Paese in una crisi durissima.
"Abbiamo raggiunto l'accordo di intensificare i negoziati", ha affermato Sharma, spiegando che l’epocale traguardo tagliato è stato quello di raccogliere in un unico invito quello che i diversi gruppi d’interesse – G20 e G8 in Abruzzo in testa – hanno rivolto a se stessi per una conclusione ambiziosa del Doha round.
In realtà da questo vertice sarebbero dovute già uscire delle indicazioni concrete di modalità di riduzione delle tariffe e dei dazi nei principali capitoli negoziali. Ma ciò non è successo. L'India, dunque, con questo vertice si è scrollata di dosso la nomea di "cattivo membro" della Wto, ma non è riuscita a facilitare i blocchi che c'erano nei testi prima dell'arrivo dei ministri, non sembrano affatto superati.
Anche molti Governi, dunque, nutrono gli stessi dubbi nostri e delle organizzazioni di contadini, studenti, lavoratori e gli attivisti che si sono rovesciati in piazza a Delhi anche oggi. I numeri parlano chiaro: come dimostrano tutte le proiezioni più recenti ai Paesi in via di sviluppo (e Banca Mondiale conferma) In questo affare da 32 trilioni di dollari, ai Paesi in via di sviluppo arriverebbero entro il 2015 solo 16 miliardi di dollari dei 96 miliardi di fatturati che si produrrebbero in giro per il mondo con un’accelerazione degli scambi. Il che vuol dire che i Paesi poveri, che sono la maggioranza dei Paesi della terra, dovrebbero dividere tra tutti i propri cittadini il 16% dell’intera torta, cioè meno di un centesimo di dollaro di guadagno pro-capite.
In realtà dietro le quinte molti delegati dei Paesi in via di sviluppo hanno detto che in questi giorni c’è stato solamente un dibattito allargato sul processo, ma con nessun avanzamento concreto in nessun punto dell’agenda. Tanto che ora toccherà ai coordinatori di ogni capitolo negoziale di sottoporre ai Paesi membri un piano di lavoro per lo svolgimento dei negoziati.
La brutta notizia è che mentre gli Stati Uniti sono sembrati pronti a rivedere il testo negoziato finora – anche perché sembra vogliano rimangiarsi anche le poche concessioni fatte fino ad ora rispetto ai sussidi, e vuole un maggiore accesso al mercato per soia, mais, cotone e riso a stelle e strisce – molti Paesi in via di sviluppo ora sono talmente preoccupati da quello che potrebbe succedere da volersi attaccare strenuamente allo straccio di testo che è oggi a disposizione.
La sensazione, tuttavia, è che quello che non è successo fino ad ora, non succederà nelle prossime due settimane. Gli aggiornamenti continuano su fairwatch e su facebook. Appuntamento al 14 settembre.