C’è tempo fino al 20 luglio, poi la Sesta commissione parlamentarefinanze, che sta lavorando alla modifica del testo unico bancario, chiuderà i battenti. Le Mag, mutue autogestite già esistenti (Mag2 Finance Milano, Mag4 PiemonteTorino, Mag6 Reggio Emilia, Mag Venezia) e le altre quattro in fase di formazione (Cesena, Firenze, Reggio Calabria, Roma) hanno paura, perché la Banca d’Italia,organo che deve recepire il testo, non ha ancora espresso una posizione chiara sucome applicherà le nuove norme e non ha nemmeno voluto riconoscere la specificaforma della finanza mutualistica e solidale. In un appello su internet, le Mag chiedono il riconoscimento della loro specificità.
Inoltre chiedono che l’asticella delcapitale sociale minimo, che si prevede che passi da 600 mila a 1,2 milioni di euro,resti invariata per non impedire la nascita di nuove Mag. Già nel luglio 2009, Banca d’Italia aveva incontrato le Mag, per definire lo statutodella finanza mutualistica. “Dovevamo incontrarci una seconda volta – spiega GiorgioPeri, vicepresidente di Milano Mag 2 – ma l’appuntamento è sempre stato rimandato.Abbiamo fatto delle proposte in Maggio, ma non sono mai state recepite, così oratemiamo che l’istituto di via Nazionale voglia applicare le nuove norme, per esempioin termini di controllo, in misura troppo stringente, tanto da schiacciarci”. Senza unavoce per la finanza mutualistica, secondo il testo unico le Mag vanno riconosciute come previsto nell’articolo 106 (intermediari finanziari), 111 (microcredito) oppure112 (altri soggetti che concedono finanziamenti), anche se il loro lavoro resta differente. Nel comunicato si specifica infatti che la finanza mutualistica, a differenzadel microcredito, “pone attenzione alla provenienza del denaro, ha modalitàpartecipate di gestione del denaro, ha finalità sociale a prescindere dall’importo”. Eppure il testo unico bancario si dimostra attento al mondo della finanza alternativa.Per esempio, nell’articolo 11 detta le regole per le società di microcredito. Anche se,chiarisce Peri, “si facilita il microcredito fatto da banche e fondazioni e si è datovalore più al concetto di credito di consumo, piuttosto che puntare sul valore sociale del progetto di finanza etica”.
Eppure nel testo unico, secondo Marco Gallicani – autore del libro “Il manuale del risparmiatore etico e solidale” (Altreconomia) – qualcosa di buono c’è, come per esempio la norma che rende possibile per le nonprofit sottoscrivere finanziamenti. E le Mag non sono esenti da responsabilità: “Devono diventare più popolari se non vogliono correre il rischio di arroccarsi suposizioni che mirano solo alla conservazione dell’esistente – dice Gallicani – Il contesto è cambiato, il mondo si è evoluto e il microcredito ha fatto passi in avantiin termini di riconoscibilità”. Già con il testo unico del’93 il minimo del capitalesociale fino a 600 mila euro, all’epoca una cifra improbabile per molti, ma da quelledifficoltà nacque la prima cooperativa alla base di Banca Etica e la microfinanzainiziò ad acquisire visibilità. “Ora vedo meno questa spinta propositiva”, aggiunge Gallicani.
“È difficile che i testi unici possano avvantaggiare ambienti alternativi al sistemaeconomico – commenta Lorenzo Vinci, dal 1999 al 2005 animatore della Mag 4 diTorino e considerato un ‘radicale’ anche nel mondo della finanza etica – sta a chi li anima trovare un loro margine d’azione e, se non c’è, è bene pensare di fornire altriservizi, come ‘la consulenza finanziaria etica’, ossia offrire indicazioni su quali titolisono validi, anche eticamente”. Insomma, le Mag non possono solo lamentarsi per la legge in vigore senza costruire un’alternativa. “Anche perché –conclude Vinci– finoagli anni ‘70 non si pensava nemmeno che potessero esistere portafogli collettivicome le Mag”.
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