Si dicono preoccupati gli operatori del settore armiero dalle notizie di tagli ai bilanci militari di USA e Gran Bretagna. Si aspettavano forse che la cuccagna durasse per sempre?
In realtà la vera preoccupazione dovrebbe nascere vedendo quante sono ancora le risorse bloccate in settori dal limitato sviluppo economico e sociale come quello delle spese militari (soprattutto se confrontati con spese sanitarie, per istruzione, per le energie rinnovabili...).
Ma andiamo con ordine. L'Amministrazione a stelle e striscie (che da sola si porta a casa la metà delle spese militari annuali secondo il SIPRI) ha annunciato di voler ridurre i costi per i programmi militari in ritardo o che hanno sforato i budget. Questo potrebbe toccare anche il mega progetto del caccia F35 per cui invece il nostro governo insegue una soluzione di compromesso (abbiamo già raccontato dei problemi di costo e progettuali che questo caccia sta incontrando). I nuovi tagli seguono i 20 programmi eliminati dal ministro della Difesa Robert Gates ad aprile 2009 e produrranno a partire dal bilancio 2012 risparmi per 300 miliardi di dollari nel lungo periodo.
Contemporaneamente la Gran Bretagna (quarto acquirente mondiale militare) sta varando un nuovo documento strategico che cercherà di allinearsi su uno storico calo di risorse: i risparmi già confermati dal Ministro della Difesa Liam Fox dovrebbero aggirarsi sul 20% del budget attuale e cioè sulla rilevante cifra di 8 miliardi di sterline (oltre 9 miliardi di euro). Lo scenario, secondo quanto riporta anche Il Sole 24 Ore, sarà pesante per tutte le forze armate di Sua Maestà: "dimezzamento delle forze aeree da combattimento, la messa a terra di bombardieri Tornado e la svendita sul mercato dell'usato di parte dei nuovi caccia Typhoon che ridurranno per la prima volta i ranghi della Royal Air Force a meno di 200 velivoli da combattimento mentre il personale verrà ridotto di 7 mila unità. La Royal Navy perderà almeno due sottomarini e tre navi da sbarco oltre a 2.100 militari mentre più limitati saranno i tagli all'esercito ma solo finché durerà il pressante impegno nel conflitto afghano che assorbe oggi circa 10 mila soldati, terminato il quale si prevede un taglio di 5 mila soldati e la dismissione del 40 per cento degli attuali 9.700 veicoli corazzati e blindati".
Diversamente dalle possibili scelte americane, le risorse finanziarie verranno concentrate nei programmi ritenuti irrinunciabili quali il nuovo cacciabombardiere F-35 Joint Strike Fighter, due nuove portaerei già in costruzione e il rinnovo della flotta di quattro sottomarini nucleari.
Mentre tutto questo accade in due colossi della politica militare mondiale cosa succede dalle nostre parti? Il solito arrabattarsi italiano senza visione né prospettiva: circa 50 milioni su 152 milioni erogati a favore delle imprese nell'ambito dei nuovi fondi destinati alla legge 488 (quella degli incentivi alle aree depresse! che vede un complessivo stanziamento di 230 milioni) saranno riservati all'industria bellica... Più dei 48 milioni destinati ai patti territoriali e contratti d'area del Centro-Nord. Una scelta sicuramente discutibile, sia in termini etici che in termini di reale impatto economico favorevole anche se una parte delle aziende finanziabili potrebbero anche scegliere di impegnarsi in progetti di riconversione produttiva. Forse in tal caso, come dimostrano molti studi, si garantirebbe realmente una maggiore ricaduta occupazionale.