Uno stralcio dal primo capitolo dell'ultimo libro di Noam Chomsky, in uscita in questi giorni nelle librerie italiane, anticipato da Il Bo, giornale on line dell'Università di Padova..
Noam Chomsky, Siamo il 99%, Nottetempo, 2012 (trad. Andrea Aureli)
Negli anni trenta, i disoccupati potevano aspettarsi di riavere il loro posto di lavoro. Oggi, con le tendenze attuali dell’industria manifatturiera (il cui tasso di disoccupazione è simile a quello che c’era durante la Depressione), chi lavora sa che il proprio posto di lavoro, una volta perso, non ritornerà.
Il mutamento è avvenuto negli anni settanta, per una complessa serie di ragioni. Uno dei fattori di base, illustrato principalmente dallo storico dell’economia Robert Brenner, è stato la caduta del saggio di profitto nel settore manifatturiero. Ci sono stati anche altri fattori. Tutto questo ha prodotto rilevanti cambiamenti nell’economia – un’inversione dal plurisecolare progresso verso l’industrializzazione e lo sviluppo a un processo di deindustrializzazione e declino. L’attività manifatturiera è chiaramente continuata oltremare – in modo molto redditizio, ma non per la forza lavoro.
Insieme a questo, si è realizzato uno spostamento dell’economia dalle attività produttive – la produzione di oggetti di cui le persone hanno bisogno o che possono utilizzare – alla manipolazione finanziaria. La finanziarizzazione dell’economia è decollata proprio in quegli anni.